SPECIALE CENTENARIO FATIMA
Il Messaggio di Fatima come “via di santità”
dal Numero 18 del 7 maggio 2017
di Fra Pietro Pio M. Pedalino

A Fatima la divina Madre ha proposto un itinerario di santità semplice ma efficace: i piccoli Pastorelli correndo su questo sentiero sono divenuti grandi santi, e saranno i primi bambini canonizzati che hanno raggiunto la santità non per la via del martirio cruento, ma per la via dell’amore eroico a Dio e al prossimo, testimoniato con le “piccole” virtù.

Tra tutte, la prospettiva più diretta e utile che Fatima propone alla nostra attenzione è quella che si proietta verso la costruzione di un solido programma di vita spirituale. Il messaggio di Fatima non è una accozzaglia disomogenea di appelli, ma le richieste della Madonna si organizzano secondo una forma programmatica con una missione santificatrice.
Il messaggio di Fatima è, in questo senso, una “via di santità”, un “itinerario di perfezione” per la Chiesa, un programma ottimale adattabile a tutte le categorie di fedeli per il loro avanzamento nella via di Dio: se esso da un lato propone un ripasso integrale della Fede cattolica nelle sue verità salienti, d’altra parte concerne anche l’applicazione vitale dei principi della Fede cristiana nella concreta vita pratica dei Cristiani. Si tratta di realtà ed atteggiamenti fondamentali, costitutivi della santità cristiana. Solo qualche rapido accenno.
È da notare, innanzitutto, che il Messaggio invita alla fede, alla speranza e alla carità, le virtù cosiddette teologali che sono le più importanti e preziose per la vita cristiana. Si pensi alle parole della prima preghiera insegnata dall’Angelo ai tre fanciulli: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e Vi amo; Vi domando perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano». In questa prima preghiera l’Angelo fa pure riferimento all’adorazione da esibire al Dio Tre volte Santo. Suor Lucia, a proposito, insegna che «questo appello richiama la nostra attenzione sul Primo Comandamento di Dio: “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di Me”. L’adorazione si fonde con l’amore, la riconoscenza, la gratitudine che dobbiamo a Dio» (1).
Su questo quadruplice pilastro, si inseriscono i successivi richiami alla preghiera e alla penitenza. Spiccano le richieste alla recita quotidiana del Rosario e alla generosa e amorosa riparazione, da intendersi e praticarsi come “atto di giustizia vicaria” da offrire alla Santità e alla Maestà di Dio offese ed oltraggiate dai peccatori. Molto belli i commenti di Suor Lucia sull’appello alla preghiera. Da grande maestra di vita spirituale, spiega lucidamente: «Durante il compimento dei nostri doveri dobbiamo cercare di renderci conto della presenza di Dio: pensare che Dio e il nostro Angelo Custode sono accanto a noi e vedono ciò che facciamo e le intenzioni con le quali agiamo. Dobbiamo perciò santificare il nostro lavoro, il nostro riposo, il nostro nutrimento, le nostre divagazioni oneste, come se fossero un’orazione permanente. Sapendo che Dio è presente, ci basta ricordarlo e ogni tanto rivolgergli qualche parola sia d’amore – Ti amo Signore! –, sia di ringraziamento – Grazie Signore, per tutti i tuoi benefici! –, sia di supplica – Signore, aiutami ad esserti fedele! Perdona i miei peccati, le mie ingratitudini, le mie freddezze, le mie incomprensioni, le mie scivolate –, sia di lode – Ti benedico Signore, per la tua grandezza, per la tua bontà, per la tua sapienza, per il tuo potere, per la tua misericordia, per la tua giustizia, per il tuo amore» (2).
Per quanto riguarda la recita del Rosario, si ricordi che a Fatima Maria si è presentata quale “Regina del Santo Rosario”. La prima apparizione, avvenuta il 13 maggio 1917, si concludeva con l’invito: «Pregate ogni giorno il Rosario». Il 13 luglio chiedeva di nuovo: «Pregate ogni giorno il Rosario per la pace nel mondo e perché la guerra finisca». Durante l’ultima apparizione, infine, la Madre di Dio esortava tutti: «Sono la Regina del Santo Rosario. Continuate a pregare il Rosario!». Un appello la cui reiterazione ne dimostra l’importanza e l’urgenza.
Secondo le parole della Vergine, Francesco sarebbe andato in Paradiso ma prima doveva «pregare molti Rosari»: il piccolo Veggente, per l’appunto, stava sempre con la corona in mano e questa benedetta corona lo portò in Cielo. E così è: il Rosario pregato bene porta in Paradiso...
Queste parole di Suor Lucia illuminano ulteriormente il valore inaudito della preghiera del Rosario: «Padre – diceva al Padre Agostino Fuentes – è urgente che ci rendiamo conto della terribile realtà. Non vogliamo riempire le anime di paura, ma solo è urgente un richiamo alla realtà. Da quando la Santa Vergine ha dato una così grande efficacia al Rosario, non esiste alcun problema materiale, spirituale, nazionale o internazionale che non si possa risolvere con il Santo Rosario e con i nostri sacrifici» (3).
Anche l’appello al sacrificio espiatorio è chiaro nel messaggio. Già l’Angelo della Pace, nella seconda apparizione, rivolse ai Pastorelli queste parole: «In tutto ciò in cui vi è possibile offrite a Dio un sacrificio in atto di riparazione per i peccati da cui è offeso e in atto di supplica per la conversione dei peccatori. In questo modo voi attirerete la pace [...]. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi invierà». La Madonna prosegue sulla stessa linea. Sulle mortificazioni da fare, infatti, la Madonna a Fatima volle istruire a puntino i tre Pastorelli, Lucia, Francesco e Giacinta, insegnando loro maternamente a mortificarsi:
- anzitutto, compiendo sempre bene tutti i loro doveri quotidiani;
- poi, accettando ogni loro disturbo o malessere che Dio permette;
- infine, ricercando piccoli rinnegamenti e sacrifici volontari da offrire soprattutto per i peccatori.
Si tratta dei tre ambiti fondamentali dell’esercizio della penitenza-sacrificio (far bene i propri doveri di stato, la serena accettazione di tutto quanto di penoso possa mandare o permettere il buon Dio, la volontaria offerta di qualche piccola mortificazione) che corrispondono, in modo prospettico preciso, alle tre volontà di Dio fondamentali per l’uomo:
- la volontà “significata”: quella scritta, manifesta nei Comandamenti, nei precetti della Chiesa, nei doveri di stato;
- la volontà “di beneplacito”: quella legata agli avvenimenti, infausti o penosi che si è costretti a sopportare. È la capacità di portare la propria croce senza lamentarsi, imparando a benedire Dio anche nella sventura, come il saggio Giobbe (cf. Gb 1,21).
- la volontà “ispirata”: quella che scaturisce dall’“ispirazione” che Dio suscita nelle anime generose di offrire qualche piccolo sacrificio e mortificazione per la propria santificazione e la salvezza delle anime, come ricordò la Madonna ai tre Pastorelli: «Pregate, pregate molto e fate dei sacrifici per i peccatori! Vi sono molte anime che vanno all’inferno perché non c’è nessuno che si sacrifichi e preghi per loro».
Fare queste tre volontà, soprattutto la prima e la seconda, significa farsi santi senza possibilità di fallire l’obiettivo, proprio per la corrispondenza con la massima penitenza, con il massimo sacrificio che comporta la loro osservanza. I tre piccoli Veggenti, a Fatima, sono stati testimoni eroici di come spendersi nel sacrificio (anche “vicario”) con una generosità che stupisce: stupisce quella loro prontezza nel dire di “sì” alla Madonna che chiedeva collaborazione tramite il loro sacrificio personale; stupisce quella “maturità nella fede” che li vede impegnati, nel loro piccolo, in una mediazione universale attraverso le loro preghiere, sacrifici e sofferenze a servizio della Mediatrice di tutte le grazie. In questo contesto, non è difficile cogliere il ruolo determinante della preghiera e del sacrificio. Queste possono, a detta del Messaggio, attirare la pace, ottenere la riparazione dei peccati (e questo significa anche allontanare e scongiurare i castighi), salvare molte anime dalla perdizione eterna.  

NOTE
1) Serva di Dio Lucia dos Santos, Gli appelli del messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2001, p. 57.
2) Ivi, p. 83.
3) Riportata da C. Siccardi, Fatima e la Passione della Chiesa, Sugarco edizioni, Milano 2013, p. 211. In quella stessa intervista, Suor Lucia diceva anche, tra le tante altre cose degne di nota, che la Santa Vergine ha donato al mondo gli ultimi due rimedi dopo i quali non ve ne saranno più. Queste le testuali parole della Veggente: «La Madonna ci ha detto (ai miei cugini e a me) che Dio aveva deciso di dare al mondo gli ultimi due rimedi contro il male, che sono il Santo Rosario e la Devozione al Cuore Immacolato di Maria. Questi sono gli ultimi due rimedi possibili, il che significa che non ce ne saranno altri».

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