Il Verbo divino si è fatto piccolo Bambinello proprio per guadagnarsi l’affetto delle sue creature, ecco perché non dovrebbe stupire che tra le anime di Lui amanti e Gesù Bambino vi sia uno scambio d’affetto dolce fino alle ricercatezze e reale fino al miracolo.
La devozione alla Santissima Umanità di Gesù, tipica espressione della spiritualità medievale accesa nei cuori umani soprattutto dalla scuola francescana, è fiorita nel corso dei secoli in molteplici maniere negli Ordini religiosi. Il Carmelo, soprattutto dopo la riforma di santa Teresa d’Avila, è divenuto soprattutto un focolaio di amore verso l’infanzia di Gesù, anzi, a ben guardare, la frequenza con cui Gesù Bambino ha dato dimostrazioni d’affetto verso quest’Ordine religioso ha fatto sì che i Carmeli, soprattutto quelli femminili, siano divenuti come la culla di Gesù Bambino e, talora, anche il luogo dei suoi amorosi giochi. La verginità fanciullesca, la semplicità amorosa e la freschezza giovanile di questi episodi che stiamo per raccontare – che riguardano la grande santa Teresa e le sue prime discepole – danno ben ragione di come proprio nell’ambito del ramo femminile dei Carmelitani potesse sorgere l’“infanzia spirituale” di santa Teresina, tutta volta a quel farsi piccoli come bambini (cf. Mc 10,14), che trova la massima espressione proprio in Gesù Bambino.
Teresa di Gesù e Gesù di Teresa
La grande Mistica tutta fuoco d’amore, la sposa fedele del Crocifisso trasverberata da un dardo dell’Altissimo, la grande riformatrice del Carmelo, la penetrante scrittrice, ci lascia atterriti talora di fronte alle grandi esperienze mistiche da lei vissute e alle parole piene d’unzione scaturite dal suo calamo, che delineano una figura di santità quasi irraggiungibile. Eppure alla base di tutta la sua spiritualità c’è una semplicità a tutta prova, che trovava nella devozione verso l’Umanità di Gesù il fondamento della crescita: il mistero dell’Incarnazione in lei si sviluppò soprattutto in un culto sincero e spontaneo verso Gesù Bambino. Colei che amava chiamare Dio “Sua Maestà” non disdegnava poi di passare il suo tempo a vestire statuine di Gesù Bambino, delle quali era molto devota: una di queste a Toledo, all’ultimo congedo della Madre da quel Monastero, fu vista col volto solcato da lacrime amare.
Santa Teresa era solita dire che per fondare un Monastero «mi occorre solo un campanello, una casa in affitto, Gesù Bambino e san Giuseppe», in quanto sarebbero stati poi «i veri fondatori dei Monasteri carmelitani a prendersi cura di tutto il resto». Del resto era stato lo stesso Gesù Bambino a darle dimostrazione della sua predilezione: una volta la Riformatrice del Carmelo incontrò un bambino sulle scale che le domandava chi fosse. «Io sono Teresa di Gesù», rispose la santa. «E io sono Gesù di Teresa», replicò candidamente il bimbo.
Non a caso tutti i Monasteri da lei fondati abbondavano di statue del Bambinello, protagoniste di molti eventi miracolosi, registrati dalle cronache. Secondo le Carmelitane del Monastero di Avila la statua di Gesù Bambino si animava spesso e il Bambinello lo si poteva incontrare sovente a spasso per il Carmelo, soprattutto di notte, tra i corridoi e le stanze, nelle quali benediceva le sue devote spose. Questo Gesù Bambino poi era il confidente speciale della Madre Teresa, alla quale raccontava tutto ciò che di buono e di cattivo aveva incontrato nel Monastero: forse proprio per questo la Santa volle istituire come consuetudine del Carmelo una processione natalizia per le stanze con la statuina di Gesù Bambino benedicente. Un’altra statuina, regalata dai Frati carmelitani di Villanueva, una volta si animò durante una Processione eucaristica: il Bambino Gesù fu visto da diverse Monache, ilare e giocondo, fare avanti e indietro nella processione, passando dal Santissimo alla santa Fondatrice, a cui rivolgeva teneri abbracci e baci. A una Suora che faceva notare questo alla Madre – rimasta impassibile di fronte a ciò – la Santa rispose con una dolce decisione: «Taci, pazza che non sei altro».
La privilegiata di Gesù Bambino
Questa Suora tanto sorpresa dell’eccezionale manifestazione di Gesù Bambino, non avrebbe in realtà dovuto ritenere tanto “eccezionale” questo miracolo, considerando la famigliarità che ebbe con il Bambinello, fin dalla sua infanzia. Parliamo della venerabile Anna di sant’Agostino, entrata nel Carmelo di Avila e intima della santa Fondatrice. La piccola Anna, nata nel 1555, una volta raccoglieva gigli nel suo giardino, quando un Fanciullo stupendo le si presentò chiedendo di cogliere un fiore per Lui. Da principio la bambina – a volto basso per non offuscare la castità che aveva già votato a Dio – avrebbe voluto sottrarsi a quest’incarico, ma davanti all’insistenza del Bambino alzò lo sguardo e vide la sua bellezza divina: comprendendo chi avesse davanti, gli porse il giglio e si girò immediatamente per prenderne un altro, ma nel frattempo il Bambinello sparì, lasciando la fanciulla correre qua e là nel giardino per trovarlo. Qualche anno più tardi però Gesù Bambino tornò a farsi vedere, questa volta in Chiesa durante una solenne celebrazione, indicandole di raggiungere presto l’Ordine dei Carmelitani, che le indicava con il ditino. Entrata nel Carmelo di Avila, sua città natale, fu fin da subito incaricata di molti delicati compiti da santa Teresa che, di fronte alle proteste di incapacità della giovane, non le diede altro che questa risposta: «Quando qualcosa le sembrerà difficile, si raccomandi a Gesù Bambino in ogni necessità, chiedendo tutto quanto a Lui con grande fiducia».
La fiducia con cui la Venerabile ricorse per tutta la vita al Bambino Gesù, diede luogo a molti eventi straordinari e meravigliosi: se in altri Monasteri era san Giuseppe a intervenire in difesa e soccorso delle sue devote figlie, nel Carmelo di Malagon, dove la Venerabile risedette, era lo stesso Gesù Bambino ad assicurare la protezione delle sue spose. Il Piccolo Gesù intervenne più volte davanti alle richieste della Venerabile e persino a colmare le sue lacune: spesso era Lui a chiudere le porte della clausura, dimenticate dalla Venerabile; una volta fu visto andare ad accendere il lume del Tabernacolo spento, come dolce riprensione alla disattenzione delle Monache; in un’altra occasione ancora intervenne a indicare dove il demonio aveva posto la chiave del comunichino – la grata dalla quale si comunicavano le Monache – per impedire alle spose del Signore di riceverlo sacramentalmente. Quando poi Suor Anna si trovò a rivolgersi a una statua di Gesù Bambino per il pagamento di un debito ingente, del tutto sproporzionato alle finanze del Monastero, avvenne una cosa realmente straordinaria: immediatamente il Pargoletto scese dal piedistallo e, prendendo la Venerabile per mano, la condusse al giardino dove, con le maniche rimboccate, scavò un buco dove giaceva una borsa piena di soldi.
La finezza amorosa di Gesù arrivò persino a regalare alla Serva di Dio, costante nel rivolgergli ferventi preghiere, un bel mazzo di fiori freschi in pieno inverno: grande fu lo stupore ma ancor più grande divenne quando la Venerabile si accorse che erano gli stessi fiori che aveva dato a quel Fanciullo di tanti anni prima.
La presenza di Gesù Bambino
Altrettanto devota di Gesù Bambino fu una delle più grandi discepole di santa Teresa, la beata Anna di san Bartolomeo, fondatrice del Carmelo di Parigi e di quello di Anversa, dove è venerata come protettrice della città dall’assalto dell’esercito calvinista del principe di Nassau.
Anche la Beata fu visitata in infanzia da Gesù Bambino: mentre trascorreva – come suo solito – momenti di preghiera solitaria immersa nella natura, sopraggiunse uno stupendo Pastorello, del quale la piccola non faticò a comprendere l’identità. Nonostante l’offerta di trascorrere tutta la vita con Lui, separandosi dal consorzio umano per rimanere stretta a Lui in quei campi solitari, ben presto il Pastorello sparì, ma col passare degli anni più volte l’immagine del divino Bambino si presentò alla sua anima, facendole capire di averla già sposata fin dalla sua infanzia. Non fu dunque una sorpresa quando, giunta al Carmelo di Parigi da fondatrice, trovò nel Monastero una statuina di Gesù Bambino perfettamente identica a quella della visione infantile: vestita di bianco con una cintura dorata e la scritta «Io sono il Buon Pastore». Questa statuina divenne la compagna dei suoi viaggi e il ristoro dei suoi affanni, finendo per trovare il suo posto al centro della sala capitolare del Carmelo di Anversa, in modo da ricevere i voti delle Carmelitane e da governare la comunità.
A queste anime privilegiate la presenza del Divino Infante però non era solo un regalo ma, anche e soprattutto, un costante invito a rivolgere la loro attenzione unicamente a Lui anziché alle cose del mondo, che spesso trovano varco anche tra le mura dei Conventi ferventi. Accadde così che alla serva di Dio Anna di san Giovanni – superiora del Carmelo di Valladolid – la piccola statua di Gesù Bambino che teneva in stanza, donatale da santa Teresa, la riprese dolcemente quando la Carmelitana si trovò a essere catturata dai suoi lavori di cucito: «Ma badi un po’ anche a me! Mi stai lasciando solo soletto!».
Il dolce rimprovero di Gesù rimane un invito a tutte le Carmelitane – ma anche a tutti noi – a ripagare le dolcezze che il Bambinello ci dona nel Santo Natale con la dedizione di tutta la vita, dedizione amorosa e sponsale, che arrivi fino alla finezza e alla ricercatezza dell’amore.