Betlemme e i Magi sono ora leggenda? Certe “guide” di oggi dubitano della verità e confondono i fedeli. Ma “terra e carte cantano”: testimonianze storiche ci assicurano che Gesù è nato a Betlemme, proprio nella Grotta che ancora si venera, e che i Re Magi dall’Oriente vennero ad adorare il divin Bambinello “avvolto in fasce”.
Ci sono pellegrini che vanno in Terra Santa, la Terra di Gesù, poi ritornano sconcertati per le cose strane sentite spesso da chi ha fatto loro da guida. Per esempio, arrivati a Betlemme, capita loro di sentire raccontare che Gesù sicuramente non è nato a Betlemme nella grotta, ma a Nazareth, dove abitavano i suoi, e che l’adorazione dei Magi è una leggenda.
Alla fine del Giubileo 2000, una dottoressa pediatra 80enne, reduce dal suo viaggio in Palestina, venne dallo scrivente a cercare certezze: «Ma come – quasi gridò – non sappiamo che Gesù è nato a Betlemme? Sono duemila anni che non si è mai dubitato di una certezza siffatta... ma questo è orribile!».
Terra e carte cantano!
Le risposi che i Vangeli di san Matteo e di san Luca affermano senza alcun dubbio che Gesù è nato a Betlemme. Matteo, capitolo 2, versi 1-12, per dire dell’adorazione dei Magi, scrive: «Nato Gesù a Betlemme di Giudea...» e cita la profezia di Michea che il Messia doveva nascere a Betlemme.
Luca, al capitolo 2 del suo Vangelo, dice che Giuseppe e Maria salgono a Betlemme per il censimento voluto da Augusto e che a Betlemme nasce Gesù. Nessuna “barba” di esegeta, né ieri né mai può cambiare le carte dei santi Vangeli, carte che nessuno può toccare né invalidare. Gli studiosi seri, anche quelli che ritengono Gesù solo uomo, si attengono ai Vangeli. Anche i nemici del Cristianesimo nascente non osarono mai negare la Verità dei Vangeli, perché erano ancora vivi i testimoni dei fatti narrati! Punto e basta.
Ma ci sono anche altre testimonianze. Ecco, che cosa raccontai alla pediatra rimasta “sconvolta” dalla sua guida.
Tra Gerusalemme e Betlemme, ci sono casette e grotte. Nella grotta generalmente c’è il settore riservato a qualche vaccherella e all’indispensabile somarello. Per questo nella grotta non manca mai la mangiatoia scavata nella viva roccia; mangiatoia che all’occorrenza funge da culla all’ultimo nato, naturalmente ricolmata di soffice lana.
L’Angelo che annuncia ai pastori la nascita del Signore, indica loro il segno grazie al quale lo avrebbero riconosciuto: le fascette (cf. Lc 2,12). Il latino della Vulgata dice: «Invenietis infantem pannis involutum et positum in praesepio». Ma il greco di san Luca è più esplicito, e ci fa sapere che quei panni erano delle fascette; e le fascette erano riservate ai figli del Re: «Invenietis infantem fasciis involutum et positum in praesepio». Il trovare il neonato Salvatore in una mangiatoia non avrebbe permesso ai pastori di riconoscerlo; poiché la mangiatoia, come dicevamo, era la culla ordinaria anche dei loro bambini.
Mangiatoia e grotta si richiamano, ma tanto non basta per concludere che il Signore Gesù sia nato in una grotta; poiché anche in una casupola di modesti artigiani può trovarsi una mangiatoia non scavata nella roccia. Tuttavia che Gesù sia nato in una grotta, e precisamente nella grotta ancora oggi venerata per tale motivo, è confermato da una tradizione indubitabile.
Già san Giustino, nato a Sichem, in Palestina, qualche decennio dopo l’Ascensione del Signore, e morto martire nell’anno 165 d.C., nel Dialogo con Trifone scrive che san Giuseppe non aveva alloggiato nel borgo di Betlemme, ma in una grotta appena fuori del borgo. Tale grotta venne ben presto circondata dalla venerazione dei fedeli, il che è dimostrato anche dalla profanazione di tale grotta, comandata dall’Imperatore Adriano (117-138).
San Girolamo infatti, nella LVIII lettera a Paolino, ci fa sapere che Adriano fece piantare un bosco sacro all’idolo Adone sulla santa Grotta, e dentro questa, che aveva accolto i vagiti di Gesù Bambino, fece risuonare i piagnistei delle adoratrici dell’amante Venere. Davvero una beffa atroce: la lussuria della carne al posto del Dio-Carità! Ma Dio non si lascia irridere neppure dai potenti.
Sia l’idolo che il boschetto di Adone disparvero ben presto per mancanza di clienti, e la santa grotta tornò al culto dei Cristiani, tanto che Origene, morto tra il 253 e il 255 d.C., nella sua opera Contro Celso, agli avversari del Cristianesimo lancia questa sfida: «Se qualcuno desidera assicurarsi al di fuori della profezia di Michea e della storia di Gesù scritta dai suoi discepoli [= i Vangeli], che Gesù è nato a Betlemme, costui sappia che in conformità con il racconto del Vangelo si mostra a Betlemme la grotta nella quale venne alla luce. Lo sanno tutti quelli della regione, compresi i pagani, e lo ripetono a tutti, che dentro quella grotta è nato un certo Gesù, adorato e ammirato dai Cristiani».
Eusebio di Cesarea, nato in Palestina nel 265, il primo “storico” dei primi tre secoli della Chiesa, conferma questa tradizione nella Demonstratio evangelica VIII, 5, e nella Vita Constantini III, 43 ci fa sapere che sant’Elena, la madre cristiana e santa di Costantino, trasformò la grotta in un magnifico Santuario, ancora abbellito da Costantino stesso.
Lo storico bizantino Socrate, lo storico greco Sazomeno, numerosi scrittori ecclesiastici dei primi secoli attestano l’autenticità della santa Grotta.
Insomma tutto è vero, come abbiamo imparato da ragazzi al catechismo, quello buono e concreto. Terra e carte, tutti i documenti cantano che Gesù è nato a Betlemme in una grotta ed è stato posto in una mangiatoia, come narrano i Vangeli. Ma c’è di più.
Festa per Gesù
La Basilica costruita da sant’Elena e da Costantino sulla santa Grotta ebbe a soffrire durante l’insurrezione dei Samaritani (521-528), ma venne magnificamente restaurata dall’Imperatore Giustiniano nel 531. Qualche anno dopo, nel 536, con una Lettera sinodale, il Concilio di Gerusalemme faceva decorare la facciata della Basilica con un grande mosaico, raffigurante l’adorazione dei Magi. La Basilica infatti è principalmente dedicata all’adorazione dei Magi, che mai né i Cristiani né gli storici del passato ritennero una leggenda.
Nel 614 i Persiani, riconoscendo il loro costume in quello dei Magi del mosaico, non osarono manomettere tale glorioso monumento, segno anche questo che i Persiani riconoscevano nei Magi dei loro connazionali, venuti a Betlemme, proprio dall’Oriente, come scrive l’Evangelista Matteo. L’Oriente per gli ebrei lettori di Matteo era la Mesopotamia e la Persia.
Nel 638, il califfo Omar, padrone di Gerusalemme e dell’intera Palestina, volle recarsi a Betlemme per pregare nella santa Grotta, dove era nato Gesù, pure da lui riconosciuto, se non Dio, “un grande profeta”. Nel 1010 il califfo Hakim, unico tra tutti, mise mano per distruggere o profanare la Basilica, ma una Forza misteriosa impedì l’esecuzione del folle disegno.
Nonostante tali e tante testimonianze storiche, c’è chi ancora cerca altrove il luogo della nascita di Gesù, facendo appello alla parola greca oikìa. Siccome il Vangelo di Matteo (2,11) dice che i Magi entrarono nell’oikìa dove si trovava il Bambino Gesù, negano che Gesù sia nato in una grotta; perché ritengono che oikìa significhi solo casa in muratura. Ma di fatto oikìa significa dimora, sia in muratura, sia di legno, sia scavata nella roccia. Del resto i Magi arrivarono a Betlemme qualche tempo dopo la nascita di Gesù, cosicché Giuseppe poteva aver trovato una casa vera per abitarvi.
Ma è certissimo che la Madonna e san Giuseppe dimorarono al loro arrivo a Betlemme all’interno di una grotta e la mangiatoia nella quale venne deposto il Bambino Gesù, avvolto in fascette regie, è proprio quella indicata e venerata come tale fino al giorno d’oggi.
Alla fine del discorso la dottoressa pediatra era molto felice. Aveva ritrovato la verità e la certezza su Betlemme come luogo della nascita di Gesù, sulla grotta e sulla mangiatoia di Gesù. Era sicura di essere stata davvero nei luoghi dove Lui è nato, è vissuto, ha predicato, ha compiuto i miracoli, ha salvato l’umanità con il suo Sacrificio di espiazione del peccato sulla croce, è risorto e ha riempito di speranza e di gioia il mondo con la sua gloriosa Risurrezione. «Il prossimo Natale – disse – per me sarà davvero bello: ho certezze assolute».
Sì, noi Cattolici possediamo la Verità, la Verità tutta intera. «Cor meum, tectum tuum, Domine Jesu!». Il mio cuore è la tua casa, Signore Gesù. Voglio che sia più calda e più bella della grotta dove Tu sei nato!
* Per ulteriori notizie: Nicola Bux, Gesù, il Salvatore. Luoghi e tempi della sua venuta nella storia, Cantagalli, Siena 2009