ANNO DELLA VITA CONSACRATA
La parabola delle vergini stolte
dal Numero 28 del 12 luglio 2015
di Padre Dominicus Re

Il Santo Vangelo ci parla di vergini prudenti e vergini stolte. Quanti cristiani in questa vita terrena, e persino Religiosi, si mostrano in fondo “vergini stolte”, ricchi di meriti forse davanti agli uomini, ma vuoti innanzi a Dio. è adesso il tempo di provvedere “all’olio delle nostre lampade”!

Nostro Signore paragona il Regno dei cieli a dieci vergini, alcune delle quali sono dette sagge, mentre le altre stolte. È un po’ strano paragonare il Regno dei cieli a delle vergini stolte, perché nessun reprobo entra nel Regno dei cieli. In realtà, con questa espressione del Regno dei cieli, Nostro Signore indica la Chiesa del tempo presente: è il Regno dei cieli già iniziato, il Regno dei cieli in potenza. Lo vediamo in altri passi del Vangelo, per esempio nella parabola del buon seme e della zizzania; o nella parabola della rete: il Regno dei cieli viene paragonato a una rete riempita di buoni e cattivi pesci...
Quindi, è la Chiesa presente, la Chiesa militante, che è chiamata Regno dei cieli. In questa Chiesa, sono mescolati i peccatori con i giusti, i reprobi con gli eletti. Ci sono delle vergini sagge e stolte. Tutte sono vergini: cosa significa? Che tutte praticano le buone opere: per esempio, mortificano la loro carne, osservano la religione naturale, forse si sono entrate nella vita religiosa, consacrando la loro verginità a Dio.
Ma il Vangelo aggiunge: «Le cinque stolte presero le lampade senza munirsi di alcuna scorta d’olio». Cos’è quest’olio? L’olio, qui, indica la grazia e la carità. I vasi sono i cuori. Tutte hanno delle lampade, ma non tutte hanno dell’olio. I reprobi possono adempiere buone azioni, come gli eletti (per esempio possono praticare una certa religione naturale, ma non hanno la carità. Ora, san Paolo ci dice: «Se distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova» (1Cor 13).
«Tardando lo sposo, si assopirono tutte e dormirono»: gli eletti e i reprobi si assopiscono nel sonno della morte. Qui, dormire è morire.
«A mezzanotte si levò un grido: Ecco viene lo Sposo, andategli incontro!» Notate che è nel mezzo della notte che squilla il grido che annunzia l’arrivo dello Sposo: il giorno del giudizio sopravviene senza che sia possibile prevederlo. Nostro Signore viene di notte come un ladro. Allora, tutte le vergini si alzano: eletti e reprobi compariscono in giudizio. Ornano le lampade, cioè passano in rassegna le opere compiute per le quali si aspettano di ricevere la Vita eterna. Ma le lampade delle vergini stolte si spengono: le loro opere, che agli uomini apparivano esternamente splendide, risultano opache agli occhi del Giudice. Non si inganna il Giusto Giudice. L’anima giudicata da Dio si vede come è. Non si inganna, non inganna se stessa, non inganna più nessuno.
Le vergini stolte cercano dell’olio. Ma è troppo tardi. I meriti sono personali: le vergini sagge non possono prestare il loro olio. E i venditori, i negozi sono chiusi: il tempo del merito e della penitenza è passato.
E viene lo Sposo. Le vergini sagge entrano con Lui alle nozze. E la porta è chiusa. Che contrasto terribile! La gioia degli eletti che entrano con lo Sposo nella stanza delle nozze: nella camera nuziale, nel talamo del Regno eterno, Dio si unisce a noi nella visione. E non potremo mai essere disgiunti dagli amplessi del suo amore. Che felicità! Ma che terrore per quelli che si vedono chiudere la porta del Regno. La porta che rimane ogni giorno aperta per tutti quelli che fanno penitenza, sarà allora chiusa. Rimarrà una penitenza – una pena – ma sarà sterile. Il rammarico allora sarà senza nessun frutto. Non potrà ricevere il perdono chi ora sciupa il tempo nel quale può ancora essergli accordato. «Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il giorno della salvezza» (2Cor 6,2).
Le vergini stolte dicono: «Signore, Signore, aprici!», ma Lui risponde: «In verità vi dico, non vi conosco». Quello che ha sciupato il tempo favorevole per la penitenza si presenta invano con suppliche alla porta del Regno.
Come dice san Gregorio: «L’Onnipotente, che ha promesso il perdono a chi si ravvede, non ha garantito il domani al peccatore. Dobbiamo quindi aver sempre timore dell’ultimo giorno, che non è possibile in alcun modo prevedere».
Certo, care religiosi, se siamo entrati nella vita religiosa, è per amare Gesù. La nostra vita spirituale non si costruisce sul timore del giudizio e dell’inferno. Però, sappiamo che santa Teresa d’Avila, già abbastanza avanti nella vita spirituale, e che diceva che la via del timore non conveniva alla sua anima, ebbe questa grazia immensa di vedere il suo posto nell’inferno. Fu per lei un’immensa grazia, dice che dopo questa visione, tutto le è sembrato facile. In mezzo a tutte le sue sofferenze (che non erano poche), si ricordava di questa visione, e tutto diventava facile. Quindi, la parabola, l’ammonimento di Nostro Signore, vale anche per noi: «Chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere», come scrive san Paolo. Anche questo stesso giorno l’abbiamo ricevuto come una sosta utile per convertirci. Dobbiamo pensare senza sosta ai Novissimi, e avere sempre presente in mente, l’esortazione del nostro Redentore: «Vegliate, dunque, perché non conoscete né il giorno né l’ora».

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