FEDE E CULTURA
Una devozione tutta francescana
dal Numero 12 del 23 marzo 2025
di Don Stefano Bianchini
Qual è l’origine di una delle preghiere mariane più diffuse, l’Angelus Domini? Sotto l’impulso dei Francescani, la sua storia ha percorso i secoli e anche oggi il giornaliero e triplice tocco delle campane ci invita a recitarlo in ricordo della grande opera dell’Incarnazione avvenuta nel grembo della Vergine Maria.
Tutti conoscono la preghiera dell’Angelus Domini, ma sono pochi quelli che ne conoscono la storia e il significato. L’Angelus Domini è una preghiera mariana recitata tre volte al giorno – all’aurora, a mezzogiorno e alla sera – come ringraziamento per l’Incarnazione divina, l’«evento salvifico per cui, secondo il disegno del Padre, il Verbo, per opera dello Spirito Santo, si fece uomo nel grembo di Maria Vergine». Si può considerare come una sorta di “breviario popolare” che aiuta a santificare tutta la giornata. Le sue origini sono molto antiche e tutte francescane: risalgono, infatti, al 1220, anno in cui fra Benedetto Sinigardi, figlio del Poverello di Assisi, raggiunge il Medio Oriente stabilendovi la prima comunità francescana. Fortemente colpito dalle città di Nazareth e Cana di Galilea – città scelte da Dio per iniziare la sua missione salvifica attraverso la Vergine Maria – ed impressionato dai continui richiami alla preghiera del muezzin, chiese ai Superiori che si rendessero lodi a Dio al suono delle campane. Tornato in Italia nel 1241, ripeteva ed insegnava a tutti le parole rivolte alla Madre di Dio dall’arcangelo Gabriele. Nel 1263 san Bonaventura da Bagnoregio, Ministro generale dell’Ordine francescano, durante il Capitolo generale di Pisa prescrisse: «I Frati devono invitare i fedeli a salutare Maria tre volte, quando alla sera suona in convento Compieta. Devono farlo con le stesse parole con cui l’Angelo Gabriele salutò Maria, ossia con l’Ave Maria», e nel Capitolo provinciale di Padova del 1294 troviamo: «In tutti i conventi si suoni brevemente la campana tre volte alla sera per onorare la Madre di Dio. I frati devono inginocchiarsi e pregare tre volte: “Ave Maria”». Questa pia pratica in onore di Maria Santissima si diffuse rapidamente anche in ambito non francescano, tanto che Papa Giovanni XXII (1245-1334) la incoraggiò e diffuse prescrivendo al Vicario generale di Roma di far suonare la campana ogni giorno affinché il popolo si ricordasse di salutare la Madonna recitando tre Ave Maria. Finalmente, nel 1318, la Santa Sede approva ufficialmente tale pratica, e col passare del tempo si è diffusa in tutto l’orbe cattolico. Grazie a don Bosco sappiamo quanto sia gradita a Gesù questa devozione. Nel primo dei suoi sogni, infatti, avuto nel 1824 a soli 9 anni, domandatogli chi fosse, Gesù rispose: «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti ha insegnato a salutare tre volte al giorno». L’Angelus Domini è da recitarsi in segno di gratitudine per il mistero dell’Incarnazione, ma è anche un ottimo spunto di meditazione per ognuno di noi. È grazie all’obbedienza pronta della Madonna alla volontà di Dio se si è potuto realizzare il magnifico e supremo atto della Redenzione del genere umano, ed è solo grazie al suo consenso che siamo potuti diventare tutti figli di Dio. Sul suo esempio, siamo generosi nell’adempiere la volontà di Dio osservando fedelmente i dieci Comandamenti e compiendo bene i nostri doveri di stato, poiché non conosciamo le grazie legate al nostro “fiat”, grazie per noi ma anche per le anime a noi legate. Affidiamoci alla Madonna perché ci guidi e ci sostenga, ci aiuti a non scoraggiarci quando incontriamo difficoltà e a rimanere sempre fedeli a Dio.
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