Accanto al suo divin Figlio, anche la Vergine Santissima è Regina per grazia. Regina del Cielo e della terra, Regina dunque persino degli Angeli. Per questo, ancor prima di concepire il Verbo di Dio, l’angelo Gabriele già si inginocchiava al cospetto della sua Signora.
Accanto al Re, non può mancare di certo la Regina, che «l’arte ispirata ai principi della fede cristiana e perciò fedele interprete della spontanea e schietta devozione popolare, fin dal Concilio di Efeso, è solita rappresentare Maria [...] seduta in trono e ornata delle insegne regali, cinta il capo di corona e circondata dalle schiere degli angeli e dei santi, come colei che domina non soltanto sulle forze della natura, ma anche sui malvagi assalti di satana» (Pio XII, Ad Coeli Regina). «Tu, o Madre – canta Venanzio Fortunato († c. 600) –, sali al di sopra dell’Olimpo [...]. Ti introduci quale felice regina nelle superne soglie e ti circondi di nivei cori, o candida Vergine, più nobile del nobile consesso che ti circonda, seduta su un trono più eccelso di quello dei nobili consoli». Essa è invocata dalla Chiesa come: “Regina Coelorum”, “Domina Angelorum”, Colei che Cristo «mirabilmente la ricolmò, più di tutti gli angeli e di tutti i santi, dell’abbondanza di tutti i doni celesti» (Pio IX, Ineffabilis Deus).
Così si esprime Pio XII: «Gesù è Re dei secoli eterni per natura e per conquista; per Lui, con Lui, subordinatamente a Lui, Maria è Regina per grazia, per parentela divina, per conquista, per singolare elezione. E il suo regno è vasto come quello del suo Figlio divino, poiché nulla al suo dominio è sottratto. Per questo la Chiesa la saluta Signora e Regina degli Angeli e dei Santi, dei Patriarchi e dei Profeti, degli Apostoli e dei Martiri, dei Confessori e dei Vergini; per questo l’acclama Regina dei Cieli e della terra, gloriosa degnissima regina dell’universo: “Regina coelorum”, “gloriosa Regina mundi”, “Regina mundi dignissima” [...]». E ancora: «E l’empireo vide che Ella era veramente degna di ricevere l’onore, la gloria, l’impero: perché più ricolma di grazie, più santa, più bella, più sublime, incomparabilmente più santa dei maggiori Santi e degli Angeli più eccelsi, soli o tutti insieme uniti; perché misteriosamente imparentata, in virtù dell’unione ipostatica, con la Santissima Trinità: con Colui che solo è per essenza Maestà infinita, Re dei Re e Signore dei Signori, quale Figlia primogenita del Padre, Madre tenerissima del Verbo, Sposa prediletta dello Spirito Santo» (1). Dunque Ella «regna tra i cori degli Angeli e dei Santi, insieme al suo unigenito Figlio» (Pio XII, Ad Coeli Regina).
Per questo nelle raffigurazioni mariane, l’arcangelo Gabriele viene dipinto inginocchiato dinanzi a Colei che è la Piena di grazia e ciò ancor prima che in Lei abitasse Colui che i Cieli non possono contenere. L’atteggiamento di Gabriele risulta diverso dal solito: «Il linguaggio che usa con Maria non ha il tono confidenziale con cui aveva parlato a Daniele, né la maestosità con cui si era presentato a Zaccaria [...]. Dinanzi alla Vergine, l’angelo tace sulla propria dignità e parla con lei a bassa voce, con soggezione, come con una regina, con la sua regina... Gabriele è enormemente superiore a questa ragazza dell’insignificante Nazareth quanto ai doni di natura. Ma nel campo della grazia è lei che lo sovrasta. Ella è semplicemente “la benedetta”» (O. Hophan). E teniamo presente che Gabriele non è certo ultimo tra gli angeli. Tuttavia dinanzi alla Madonna, per usare un’immagine figurata, deve anch’esso, rapito dalla sua bellezza di grazia e santità, piegare le ginocchia, come appunto, scrive poeticamente Dante: «Qual è quell’angel che con tanto gioco guarda ne li occhi la nostra regina, innamorato sì che par di fuoco? [...] è quelli che portò la palma giuso a Maria, quando il Figliol di Dio carcar si volse de la nostra salma».
Ha ragione il beato Scoto ad affermare: «La Madre di Gesù Cristo è creatura tanto degnissima e santissima che, nella santità, nessuna creatura può equipararla, perché è ricolma di ogni grazia e benedizione. Anche gli Angeli, contemplandola, si curvano estatici». Già san Germano affermava: «La tua onorifica dignità ti pone al di sopra di tutta la creazione: la tua sublimità ti fa superiore agli angeli». E san Bernardino da Siena esclamava: «La gloria è più per Maria, che di tutti gli altri santi; più gloria ha Maria che non hanno dieci angeli; più che cento, più che tutto il coro di tutti gli angeli. Più gloria ha Maria che non hanno tutti gli Arcangeli, ed è numero infinito la gloria degli Arcangeli a quella degli Angeli. Più ha gloria Maria che tutto il coro de’ Principati. Più gloria ha Maria che tutto il coro de le Podestà...». Per questo i Padri l’ammiravano circondata di angeli osannanti.
Così scrive Venanzio Fortunato: «Quale schiera di angeli ti stavano intorno quando ti preparavi a fare un cammino, accompagnando i tuoi passi per miglia? Che cosa non farebbe il condottiero Michele sotto una guida così alta? Che cosa non compirebbe quel sacro messaggero che è Gabriele? O in qual modo Raffaele andrebbe in aiuto dell’alma madre, pensando che si tratta del trono di Dio? Credo che l’uno vorrebbe stendere palme sotto i tuoi piedi, l’altro, agitando l’ala, ripulire la strada. Uno recherebbe delle brezze per evitare che il pesante calore bruci; l’altro stenderebbe le ali affinché la pioggia allontani le sue acque [...]. O Vergine, grazie ai tuoi meriti, tu sei del tutto degna dell’ossequio celeste che ti viene rivolto quando la schiera ti circonda di cori divini. Al tuo sorgere il sole stesso tremerebbe di sacro rispetto; e la luna chiederebbe di stare sotto i tuoi piedi; il meccanismo del mondo si sottoporrebbe al suo artefice e attraverso le tue membra ammirerebbe Dio».