La Santissima Trinità è il “primo mistero” della nostra Fede, ciò che prima di tutto la distingue dalle altre religioni monoteiste (ebraismo e islamismo). Ma pochi sono coloro che conoscono ciò che di questo ammirabile e insondabile mistero si può conoscere...
Circa una cinquantina di anni fa un noto teologo ebbe ad esprimere un giudizio per metà ironico e per metà preoccupante su una situazione che, a suo parere, era diffusa all’interno del popolo cristiano. Queste più o meno le sue parole: “Per la stragrande maggioranza dei fedeli cattolici, il dogma trinitario non ha alcun significato e nessuna conseguenza in ordine alla vita e alla preghiera”. Vale a dire che i membri della Santa Chiesa Cattolica, pur forse avendo appreso alcune nozioni circa la Trinità dal catechismo, non erano tuttavia in grado di comprendere (per quanto si può) la grandezza, il significato e la straordinaria portata del primo mistero principale della nostra Fede (“unita e trinità di Dio”) né tutte le conseguenze (sotto tantissimi punti di vista) che tale sconcertante rivelazione ha all’interno di tutto il panorama delle verità rivelate, sia per ciò che concerne il contenuto della Fede, che i principi e le implicanze in ordine alla vita morale e spirituale dei membri del popolo di Dio.
Il giudizio può senza dubbio apparire eccessivo, esagerato o troppo forte. Ma non, tuttavia, al di fuori della realtà. Per una piccola verifica empirica, basta che il lettore di questo articolo, in questo momento, si faccia queste semplici domande: “Se qualcuno mi chiedesse qualcosa sulla Trinità, io cosa saprei dire? Con quale persona divina mi relaziono di preferenza? Chi dei Tre prego regolarmente? Quanto saprei dire circa la grandezza, l’importanza, la funzione dello Spirito Santo? Sono in grado di comprendere la regola che la Chiesa segue nella preghiera liturgica, in relazione alle tre Persone della Santissima Trinità?”. Probabilmente l’esito non proprio lusinghiero delle risposte a tali domande sarà il dover prendere atto che, forse non in tinte così drammatiche, tuttavia in ordine a questa importantissima tematica le idee chiare (che, in effetti, non sono poi moltissime, stante l’estrema grandezza di tale mistero) sono ben poche. Eppure è il primo mistero principale della nostra Fede che, con il secondo (“Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo”), costituisce il discriminante fondamentale tra il Cristianesimo e le altre due grandi religioni monoteiste: quella che lo ha preceduto (l’ebraismo) e quella che è stata fondata circa sei secoli dopo (l’islamismo). L’ignoranza di esso, pertanto, si ripercuote inevitabilmente in una perdita di identità e in un conseguente smarrimento dell’importanza e della grandezza di tutto il deposito della Fede, che da questi due misteri dipende, come amava dire Origene, come l’acqua dalla fonte (il grande catecheta alessandrino chiamava il mistero della Santissima Trinità «mistero fontale»). Senza una buona conoscenza e comprensione del mistero trinitario si smarrisce l’essenza profonda della Rivelazione cristiana, con grandissime (e non positive) conseguenze sulla percezione della grandezza della nostra santa Fede cattolica, di cui dobbiamo infinitamente essere grati a Dio, pur nel doveroso rispetto di chi non crede nel nostro stesso Dio e senza, evidentemente, volerla imporre a nessuno. Ma, volendo chiosare san Paolo, è certamente una grazia e deve essere motivo di sana e santa gioia, come diciamo nelle preghiere del mattino, che Dio ci abbia “fatti cristiani”, una gioia che diventa contagiosa in tutta la vita che ad essa rettamente e santamente si ispiri e che porta a comunicarla agli uomini, come diceva il buon san Francesco, anzitutto con la vita ed anche con la parola, nella consapevolezza che è un tesoro inestimabile che non possiamo trattenere per noi o nascondere – parafrasando il Vangelo – sotto la terra o sotto il moggio.
Cominceremo pertanto un viaggio che, in forma adeguata alla natura catechetico-divulgativa di questi articoli, ci porti non dico a entrare ma quanto meno a lambire e contemplare questo «oceano dei misteri» (altra espressione di origeniana memoria), con la speranza di uscirne rischiarati dalla luce che da esso si sprigiona e – perché no? – forse splendidamente abbagliati dal suo divino fulgore. Un viaggio condotto, come sempre, sotto la guida del Magistero della Chiesa che, si badi, ha impiegato i primi sei secoli e ben sei Concili ecumenici solo per difendere i primi due misteri principali della nostra Fede dalle eresie e fornirne i criteri e i canoni per la loro adeguata comprensione.
La figlia di Dio Padre, Madre di Dio Figlio e Sposa dello Spirito Santo, voglia condurci in questo percorso che trova in Lei un faro e un punto di riferimento senza uguali, perché, tra le eccellenze della Vergine Santissima, c’è senza dubbio anche quella di essere l’unica perfetta conoscitrice delle Tre Persone divine, con le quali ha avuto (e per sempre avrà) un rapporto unico e irripetibile. Sia Lei il nostro sicuro e verace faro di scienza.