Il silenzio della Vergine nell’infanzia di Gesù dal Numero 1 del 4 gennaio 2015
di Del Card. Pietro De Berulle

Chi più di Maria Santissima avrebbe potuto parlare delle grandezze e sublimità del Figlio suo, di cui
conosceva a fondo l’origine? Eppure la sua preferenza fu per il silenzio. Non un silenzio vuoto e sterile, ma pieno, contemplativo, adorante, che ogni cristiano deve studiare e imitare.

Mentre il Figlio di Dio sta in silenzio e nell’impotenza di parlare a motivo della sua infanzia, noi dobbiamo parlare per Lui e di Lui tanto più volentieri che per noi si è ridotto in un tale stato di silenzio e di impotenza, mentre secondo il suo Essere proprio e la sua nascita eterna Egli è la Potenza, la Parola e la Sapienza del Padre. Riconosciamo dunque ciò che Egli è nella Divinità, contempliamo ciò che si degna di essere nella nostra umanità e consideriamo che la potenza del suo amore e la grandezza della sua degnazione lo hanno ridotto in questo stato di piccolezza e di impotenza. Adoriamo, ammiriamo uno stato così abietto in un Essere così grande, una tale debolezza in una tale potenza.
Invece di parlare di Gesù preferirei ascoltare chi mi parlasse di Lui: perché questo stato di silenzio che vedo in Gesù mi rapisce e mi invita al silenzio, come pure vedo che rapisce la sua Santissima Madre e l’attira Lei pure al silenzio. Sceglierei più volentieri di tener compagnia a Gesù e a Maria nel loro silenzio, piuttosto che a tutto il rimanente del Cielo e della terra, ed anche a quelli che, secondo quanto riferisce il Vangelo, parlano così sublimemente e divinamente delle meraviglie avvenute in quei giorni. Un tal sacro silenzio è meglio adatto ad onorare cose sì grandi e profonde e a venerare degnamente le grandezze di Gesù nascoste nelle sue bassezze, la Divinità velata nella nostra umanità, e la Potenza e la Sapienza increata coperte dall’impotenza e dall’infanzia che scorgiamo con i nostri occhi.
Nel sacro tempo dell’infanzia di Gesù, Maria è tutta dedicata al silenzio; questo è la sua porzione, il suo stato, la sua via, la sua vita. La sua vita è vita di silenzio, la quale adora la Parola eterna del Padre. Vedendo davanti agli occhi suoi, nel suo seno, nelle sue braccia, quella Parola sostanziale del Padre dallo stato d’infanzia ridotta alla mutolezza e al silenzio, Maria entra in un nuovo silenzio e vi è trasformata ad esempio del Verbo Incarnato, suo Figlio, suo Dio e suo unico Amore. La vita di Maria si passa così di silenzio in silenzio, in silenzio di adorazione, in silenzio di trasformazione; la sua mente e il suo Cuore cospirano parimenti a formare e perpetuare in Lei una tale vita di silenzio.
E tuttavia, un soggetto così grande, così presente e proprio di Lei, sarebbe ben degno delle sue parole e delle sue lodi.
A chi appartiene Gesù più da vicino che a Maria sua Madre, a Maria Madre senza padre, gloria che a Lei sola conviene come Dio in Cielo è Padre senza madre? Chi dunque ha maggior diritto di parlare di Gesù che Maria, la quale gli tiene luogo di padre e di madre insieme e non divide con nessuno la nuova sostanza di cui lo ha rivestito?
Chi conosce lo stato, le grandezze e le bassezze di Gesù meglio di Maria, in cui Egli ha riposato per nove mesi, da cui ha preso quel corpicino che copre lo splendore della Divinità, come una nube leggera che nasconde il sole, come un velo davanti al vero Santuario?
Di cose così grandi, profonde e divine, chi parlerebbe più degnamente, più altamente e più divinamente di Colei che è la Madre del Verbo eterno, nella quale e per mezzo della quale quelle grandi cose furono compiute, l’unica persona che la Trinità abbia scelta ed unita a sé per operare simili meraviglie?
Eppure Maria, rapita dal silenzio del suo Gesù, rimane in silenzio. Uno degli effetti sacri e divini del silenzio di Gesù è appunto quello di dare alla sua Santissima Madre una vita di silenzio, di silenzio umile, profondo, il quale adora la Sapienza incarnata in un modo più santo e più espressivo che le parole degli uomini e degli angeli.
Il silenzio della Vergine non è affatto di debolezza o d’impotenza; è un silenzio di luce e di rapimento, più eloquente nelle lodi di Gesù che l’eloquenza medesima. È un effetto potente e divino nell’ordine della grazia, vale a dire, un silenzio che viene ope­rato dal silenzio di Gesù, il quale imprime un tale effetto divino nella Madre sua e la attira a sé nel suo proprio silenzio, assorbe nella sua Divinità ogni parola ed ogni pensiero della sua creatura.
Perciò è una meraviglia il vedere che in questo stato di silenzio e d’infanzia di Gesù, tutti parlano e Maria non parla affatto; perché il silenzio di Gesù ha maggior potenza per tenerla in un sacro silenzio, che non la parola degli angeli o dei santi per sciogliere la sua lingua e muoverla a parlare di cose pur così degne di lode, che il Cielo e la terra unanimemente esaltano e adorano.
Gli angeli parlano della nascita di Gesù tra loro e coi pastori; Maria sta in silenzio.
Si affrettano e parlano i pastori; Maria sta in riposo e in silenzio.
I Re arrivano dall’Oriente e fan parlare la città, lo Stato intero e la Giudea; Maria sta nel ritiro e nel silenzio.
Nel Tempio, parlano Simeone, Anna la profetessa e tutti quelli che aspettano la salvezza d’Israele; Maria offre, dà, riceve e riporta con sé il Figlio suo, ma in perfetto silenzio: tanto il silenzio di Gesù esercita la sua potenza e la sua segreta impressione sullo spirito e sul Cuore della Vergine e la tiene potentemente e divinamente occupata e rapita nel silenzio.
Così pure, per tutto il tempo dell’infanzia di Gesù, rispetto alla condotta di Maria e alla sua pietà verso il Figlio suo e le cose che di Lui si dicono e in Lui si compiono, il Vangelo non ci dice che queste parole: «Maria conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Ecco lo stato e l’occupazione della Vergine; ecco il suo esercizio e la sua vita rispetto a Gesù durante la divina infanzia.

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