Don Dolindo, il “vecchierello della Madonna” dal Numero 42 del 14 novembre 2021
di di Fra’ Pietro Pio M. Pedalino

Cosa di più benefico per tutti che un ritorno alle pure fonti della dottrina e spiritualità mariane trasmesse con tanta abilità e fedeltà da Don Dolindo nei suoi scritti, per rafforzare in noi la conoscenza e la devozione verso Colei a cui Dio ha affidato le sorti della Chiesa e di ogni singola anima?

Don Dolindo Ruotolo († 19 novembre 1970) è un sacerdote napoletano vissuto e morto in concetto di santità. “Il Padre Pio di Napoli”, come veniva chiamato, ebbe in vita un rapporto davvero speciale con la Madonna. Non è certo un caso se, tra gli appellativi, è popolarmente noto e diffuso quello di “vecchierello della Madonna”. Egli stesso amava definirsi così, espressione che ben riflette la realtà della sua intensa vita mariana.

Il dotto sacerdote ha scritto molto e bene sulla Vergine Santa, senza dubbio uno dei soggetti preferiti delle sue trattazioni e meditazioni. Ma è evidente: il suo scrivere procedeva dal suo essere. Tanto amò la Madonna in vita, tanto la onorò vivendo da suo figlio fedele e devoto; tanto, perciò, desiderava farla conoscere alle anime, porla nei cuori di tutti come la Madre e Mediatrice di ogni grazia.

«Maria, mi basta nominarti per sentire il cuore sussultare e infiammarmi tutto», diceva nelle sue omelie. E tutti sapevano che era davvero così come diceva... Il suo ultimo Natale, il 25 novembre 1969, scriveva ad alcune figlie spirituali: «Ho vegliato tutta la notte e con l’anima mi sono raccolto nella grotta di Betlem, dove ho contemplato la Madonna che mi è parsa trasumanata come un fascio di luce trasparente [...]. Era come un cristallo tersissimo e splendeva il suo bellissimo volto. Maria era raccolta nell’immensità di Dio». 

La Madonna, per lui, era come per padre Pio soprattutto “la Mamma”, la sua mamma. Si rimetteva a Lei per ogni cosa, ogni necessità affidava alle sue cure perché era convinto che fosse capace di “sciogliere le nostre matasse”. E, infatti, Don Dolindo sperimentò l’aiuto materno di Maria fin da fanciullo. Durante gli anni di seminario, dopo aver ripetuto tre volte il primo ginnasio, si rivolse con fiducia ad un’immagine della Madonna delle Grazie scrivendo e presentandole questa supplica: «O mia dolce Mamma, se mi vuoi sacerdote, dammi l’intelligenza, perché lo vedi che sono un cretino». Poi si addormentò. L’immagine si mosse, gli toccò la fronte e, quando il ragazzo si ridestò, si trovò trasformato. La sua mente era ora pronta e lucida. Capacità fuori dall’ordinario fecero di lui un insigne predicatore e scrittore.

Sull’altare di casa, quando non gli fu più possibile uscire a causa delle precarie condizioni di salute, mentre celebrava la Messa, si voltava spesso verso la statua della Madonna. E accadeva che questa, prodigiosamente, si animasse ripetutamente e lui, assorto, si intratteneva con Lei: «Quante anime – diceva in seguito all’estasi – la Madonna sta portando in Paradiso. La Madonna in questo momento sta ottenendo un miracolo a Lourdes». E in effetti succedeva che, poco dopo, arrivasse una telefonata a casa che confermava che i prodigi erano realmente avvenuti.

Ma torniamo alle sue opere. Lascia non poco sorpresi sapere che, oltre alla mole impressionante (circa diecimila scritti!...), queste perle di Teologia e spiritualità le scriveva di getto perché quando cominciava a scrivere si metteva in ginocchio e Maria e Gesù erano al suo fianco. Una volta (lo si sa da una sua testimonianza), mentre scriveva il trattato di Mariologia, il diavolo lo percosse duramente, intimandogli di smetterla di scrivere. Evidentemente non gradiva che si parlasse – e così bene! – della sua eterna Nemica. Ma, dopo il brutto assalto, fu Maria stessa ad andare a consolare il suo amato figlio.

Lo stile degli scritti di Don Dolindo segue il suo temperamento energico e passionale: è tumultuoso, travolgente, straripante, avvolgente e coinvolgente. Queste caratteristiche si evidenziano anche e in special modo nelle trattazioni mariane, sia in quelle divulgative che in quelle teologiche. Le idee sono chiare, il ricorso a metafore è continuo; in esse tradisce la sua mente illuminata e il suo cuore incendiato d’amore per la dolce Madre celeste. Don Dolindo è un atleta, un guerriero dello spirito. Guerreggia, combatte, promuove la vera fede e la difende con forza e coraggio dalle eresie e dagli oltraggi contro la fede genuina. Non va per il sottile, quando si tratta di difendere la purezza della verità cattolica. Lo fa, a volte, con un linguaggio tagliente. La proclama con chiarezza e ardore. Tra la verità e l’errore non ci può esser alcun compromesso ma solo una lotta a tutto spiano, della quale Don Dolindo s’è fatto energico soldato.

E quando si tratta di lodare o difendere la Madonna si nota un non so che di particolarmente sublime e veemente, a seconda che il suo scrivere sia di carattere laudativo o apologetico. Questo devoto e dotto sacerdote esprime con forza la sua convinzione che in Lei sono definitivamente vinte le tenebre dell’errore; in Maria si sprigiona in pienezza la gioia della nostra fede che ha vinto la tristezza del mondo corrotto perché in Lei il peccato non ebbe né mai avrà alcuna parte.

La Vergine Santa, nei suoi scritti – in special modo nel commento a quei passi dei libri sapienziali dell’Antico Testamento che la Tradizione della Chiesa ha interpretato in chiave mariana –, è contemplata, con Cristo, al centro del progetto divino sia della Creazione che della Redenzione. Il mondo è stato fatto in vista di Cristo e di Maria, in modo che le cose create riflettono una partecipazione non solo della natura divina ma anche della perfezione della loro santa umanità.

Nel contesto nel quale il pio sacerdote scriveva, quello di una grave svalutazione della devozione e della dottrina mariana arrivate a toccare punti di estremo squallore, la Mariologia di Don Dolindo è come un lampo di luce in mezzo a tanta tenebra. Egli reagisce con cuore di figlio, oltre che con la penna dell’esimio scrittore, all’attacco frontale all’onore della Madonna violato nella teoria e nella prassi di un culto mariano smagrito e raggelato da tante insinuazioni sminuenti la dignità e l’onore della Tuttasanta.

Don Dolindo rispolvera parole e concetti assai efficaci per riaccendere la fede e la devozione mariana nel cuore inaridito di tanti cristiani, tristi e smarriti come bimbi rimasti orfani di madre. Anche nella sua Mariologia il “vecchierello della Madonna” ha saputo essere profeta, rispondendo con grande incisività ai bisogni dei nostri tempi, appellati con ragione i “Tempi di Maria” perché a Lei appartengono e su di essi Ella detiene un controllo sovrano, anche se le apparenze potrebbero lasciar pensare diversamente.

Cosa di più benefico per tutti, quindi, di un ritorno alle pure fonti della dottrina e spiritualità mariane trasmesse con tanta abilità e fedeltà da Don Dolindo nei suoi scritti, per rafforzare in noi la conoscenza e la devozione verso Colei a cui Dio ha affidato le sorti dell’umanità, della Chiesa e di ogni singola anima?

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