Maria e la Chiesa che celebra l’Eucaristia dal Numero 27 del 5 luglio 2020
di di Padre Serafino M. Lanzetta

L’Immacolata ha concepito nella realtà fisica del suo grembo quella Santissima Umanità di Cristo presente, insieme con la divinità, nell’Eucaristia. Perché Madre di Cristo, dunque, Maria è, di conseguenza, Madre dell’Eucaristia, e la sua presenza accanto agli Apostoli nella Chiesa nascente è stata fondamentale per la comprensione di questo mistero.

Possiamo ben immaginare che il dono supremo dell’amore di Cristo per la sua Chiesa qual è l’Eucaristia sia anzitutto un dono d’amore del Figlio alla Madre. Era ben giusto che Colei che aveva unito tutta la sua vita a quella del Figlio, anticipando nelle sofferenze materne la dimensione sacrificale dell’Eucaristia, fosse anche il motivo del dono eucaristico. L’Eucaristia è l’amore di Cristo per Maria; è il Figlio che dice grazie alla Madre per il dono della natura umana attraverso la quale si è fatto Pane per noi.

La presenza di Maria nella Chiesa come Madre e Maestra


La Maternità divina di Maria si prolunga nella Chiesa e verso la Chiesa, la quale, a sua volta, imita la maternità e la verginità di Lei Madre e Vergine. L’Immacolata non ha mai abbandonato la Chiesa. Nei primordi della giovinezza ecclesiale si assiste ad un fatto squisitamente materno: la Chiesa da Lei imparava a credere nel mistero di Cristo. Lei fungeva da Mater et Magistra (Madre e Maestra). Il Figlio lasciò alla Chiesa nascente l’Eucaristia e la Madre. L’Immacolata era la guida infallibile di quel gruppo che, più impaurito che vigilante, se ne stava nel Cenacolo. Lì, in quel luogo benedetto dove Cristo aveva istituito il memoriale del suo Sommo Sacrificio, l’Eucaristia, ora v’è la Madre, Maestra infallibile della verità eucaristica. Lei guida gli animi, è presente, intorno a Lei si aduna la Chiesa; tutti pendono dalle sue labbra materne aspettando che esse si schiudano al candore delle verità eterne e illuminino quei cuori assetati di vero.

Dagli Atti degli Apostoli ci vien data un’informazione molto importante. Si dice in riferimento ai discepoli presenti nel Cenacolo: «Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui» (At 1,14).

Dunque, una presenza di Maria, che fa da legame ininterrotto tra il Figlio ormai asceso al Cielo e la venuta dello Spirito Santo. Mentre ricorda ai discepoli le parole del Figlio, li prepara a ricevere il dono dello Spirito Santo, di quello Spirito che all’Annunciazione era sceso su di Lei per renderla Madre di Dio. Quel medesimo Spirito, che trasforma pure il pane e il vino in Corpo e Sangue di Cristo, scenderà ancora sugli Apostoli nel Cenacolo per renderli testimoni di Cristo. Come si vede, l’Immacolata, Sposa purissima dello Spirito Santo, sorge quale aurora del mistero di Cristo e del mistero della Chiesa.

La presenza di Maria nella Chiesa come “Donna sacerdotale”

Sarà Lei a disporre e guidare la Chiesa anche nella Celebrazione eucaristica. Infatti, sempre negli Atti degli Apostoli, Luca, dopo aver parlato del mistero della Pentecoste (cf. At 2,1-4), ci dà un’altra testimonianza molto importante concernente i primordi della vita ecclesiale: «Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42). In queste poche battute s’intravede una vera e propria liturgia eucaristica svolta nella comunione fraterna, a sua volta articolata nell’ascolto della Parola e nella frazione del pane, ovvero nella celebrazione dell’Eucaristia. Luca riferendosi a coloro che «erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli...» certamente include anche quelli che ha nominato precedentemente in At 1,14, quindi anche Maria la «madre di Gesù». Infatti nel versetto or su citato (At 2,42) il soggetto è sottinteso, il che suppone sia quelli nominati in At 1,14 che quelli convertiti dalla predicazione di Pietro (At 2,14-36).

Maria nella qualifica lucana di «madre di Gesù» è presente allora nella Chiesa che celebra l’Eucaristia. Come, ancora una volta, non guardare a Lei per imparare ad offrire il Sacrificio eucaristico della nostra salvezza? L’Immacolata funge ora da “Donna sacerdotale” che insegna alla Chiesa nascente, a Pietro, a Giovanni, agli Apostoli, ad offrire suo Figlio, Lei che, unica, aveva avuto il privilegio unico di offrirlo sul Calvario. Solamente la Madre poteva incoraggiare col suo esempio ad offrire Cristo in modo sacramentale nel memoriale eucaristico e ad offrirsi con Lui quale «sacrificio perenne» a Dio gradito. Quale stupore doveva provare l’Immacolata nel partecipare alla Celebrazione eucaristica degli inizi della Chiesa, Lei che aveva donato al Figlio la natura umana e quale Madre-Corredentrice l’aveva offerto per la nostra salvezza.

Ecco cosa san Giovanni Paolo II, attonito, riflettendo su questo mistero ineffabile scrisse, nell’Ecclesia de Eucharistia: «Come immaginare i sentimenti di Maria, nell’ascoltare dalla bocca di Pietro, Giovanni, Giacomo e degli altri Apostoli le parole dell’Ultima Cena: “Questo è il mio corpo che è dato per voi” (Lc 22,19)? Quel corpo dato in sacrificio e ripresentato nei segni sacramentali era lo stesso corpo concepito nel suo grembo! Ricevere l’Eucaristia doveva significare per Maria quasi un riaccogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo e un rivivere ciò che aveva sperimentato in prima persona sotto la Croce» (n. 56). Ave Madre della Chiesa che ci doni l’Eucaristia!

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