Vita di unione fra Gesù e Maria dal Numero 1 del 5 gennaio 2020
di di Padre Stefano M. Manelli, FI

Nel tempo natalizio risalta con maggior evidenza e fascino la stretta unione esistente tra Gesù e la sua Santissima Madre. Un’unione di vita, di intenti, di opere che la “Spiritualità mariana” addita a coloro che si impegnano a percorrere la via della perfezione cristiana.

Il testo che segue, tratto dall’ultimo lavoro mariano di padre Stefano M. Manelli (Maria Santissima nella vita spirituale. Trattato di Spiritualità mariana), approfondisce il tema in modo suggestivo e puntuale.

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Fra Gesù e Maria si è avuta una vita di unione sia fisica sia spirituale, la più completa e sublime che si possa pensare. La vita fisica in Gesù e Maria era data dalla comunanza della stessa natura umana fra la Madre e il Figlio. La vita spirituale, invece, era data dall’unione di pensieri, di affetti, di sentimenti, di impegni lungo l’intero arco della vita, lungo l’intero svolgimento della missione salvifica redentrice che entrambi, Madre e Figlio, dovevano portare a compimento attraverso la Passione e Morte fisica di Gesù sulla Croce e attraverso la Compassione e Morte mistica di Maria ai piedi della Croce di Gesù Crocifisso sul Calvario. 

Inoltre, è bene ricordare che l’unione della vita fisica fra Gesù e Maria durante i nove mesi della gestazione materna costituisce già, da sola, un capitolo unico e meraviglioso di genetica naturale e soprannaturale che non ha e non può avere l’eguale né riscontro alcuno in nessun’altra esperienza di vita di unione con la Madonna e nemmeno in nessun’altra esperienza di vita di unione con la propria mamma da parte di ogni bambino, per quel fatto – unico – della concezione verginale, per cui, come scrive san Bonaventura da Bagnoregio, realmente e radicalmente soltanto per Gesù e di Gesù si può e si deve dire che «tota substantia Christi fuit de Matre sua» (1), ossia che «tutta la sostanza di Cristo fu della Madre sua», la Semprevergine Maria. 

C’è da riflettere, inoltre, che durante la gestazione il Bimbo Gesù nel grembo materno di Maria Vergine fa unità con la sua divina Mamma per il naturale passaggio del sangue della mamma al bambino e del sangue del bambino alla mamma, in una continua trasfusione biofisiologica, tenendo presente tuttavia che, per il miracolo della concezione verginale, tutto il sangue — in questo caso unico — è soltanto il sangue verginale della Mamma, che passa al Bambino e dal Bambino poi torna alla Mamma; ma il sangue che ritorna alla Mamma in parte resta alla Mamma, come sangue divino del Bambino: ineffabile mistero, questo, che non può non lasciare stupiti e senza parole per quella che potrebbe essere considerata una vera deificazione biofisiologica della Vergine Madre.  

Genetica umano-divina 

In tal modo, secondo gli studi di genetica antropologica, si arriva al punto che Maria Vergine diventa fisicamente “consanguinea” di Dio in maniera tale che 

«il Figlio diventerà nel suo seno una ripetizione delle caratteristiche individuali, fisionomiche e somatiche di Lei» (2), 

come ha scritto lo studioso Judica-Cordiglia riportando anche un testo molto significativo, secondo il quale 

«Iddio creando la Vergine Christum cogitabat, dovendo essere Ella medesima, in virtù della divina maternità, la forma dell’umanità del Verbo, e la modellò su questo divino esemplare» (3). 

Un altro studioso, il prof. Nicola Pende, scienziato endocrinologo, nella progettazione biologica unitaria di Maria e Gesù, ossia 

«tra vita della Madre e vita del Figlio, tra biologia e psicologia della Madre e biologia e psicologia del Figlio, tra missione redentrice del Figlio e missione corredentrice della Madre» (4), 

attraverso la concezione del Verbo Incarnato, in quanto concezione verginale, arriva a cogliere l’unità della persona e della missione del Figlio divino con la persona e la missione della sua Vergine Madre quale Immacolata Concezione, quale Madre Corredentrice e anche quale Assunta in Cielo: 

«Il dogma dell’Assunzione di Maria – scrive infatti il Pende – viene anch’esso logicamente fondato sulla unità di natura umana tra il corpo di Gesù e quello della Madre: oltre che sulla divina missione di questa come corredentrice e sulla concezione immacolata della persona di Maria» (5). 

Su questo ineffabile mistero è bene conoscere gli studi specializzati di altri studiosi e scienziati: si veda, ad esempio, A. Breitung (6), secondo il quale, come argomenta lo stesso Judica-Cordiglia, si può parlare del Verbo del Padre 

«concepito verginalmente e, più che prolungamento, continuazione corporea di Maria [corporis continuatio Matris]» (7). 

Si vedano, inoltre, i dati degli studi di mons. M. Alessandri, del prof. D. Casa e del dott. L. Ruscitti (8). Più importante ancora, infine, è lo studio con dati molto più recenti di approfondimento nel campo dell’antropologia genetica, dati presentati dal prof. F. D’Onofrio (9). 

Come è stato già rilevato, in sintesi, 

«dall’insieme dei dati antropologico-genetici, quindi, risalta già sufficientemente evidente quella che potrebbe forse chiamarsi una physiologica communicatio idiomatum tra il Figlio e la Madre», 

una sorta di “specularità” fra Cristo e Maria, per cui i loro volti si illuminano e si svelano a vicenda, reciprocamente, così come si esprimeva bene, a livello di conoscenza spirituale, il papa Giovanni Paolo II scrivendo, nella Redemptoris Mater (n. 26), che «la Chiesa, sin dal primo momento, guardò Maria attraverso Gesù, come guardò Gesù attraverso la Madre».


Vita di unione dopo il “parto” 

Per nove mesi, dunque, bisogna dire che la Madonna è stata la “Fattrice” di Cristo chiuso nel tabernacolo del suo grembo vergine, con effusioni ininterrotte di amore reciproco che a noi non è dato neppure di poter immaginare per la sublimità di un tale Figlio divino e di una tale Mamma divina, con i loro cuori che battono all’unisono in sincronia costante e perfetta

Dopo la nascita di Gesù, poi, il rapporto tra Lui e la Madonna si sviluppa e si impreziosisce di giorno in giorno, stando essi, ora, “facie ad faciem”, sia quando il Bambino succhia il latte verginale al petto della Mamma, contemplando il dolce volto della sua Mamma, sia quando inizia a chiamarla “Mamma” guardandola con un’infinità di sorrisi che la Mamma non può non ricambiare, indicibilmente amorosa e felice. 

Inoltre, chi potrà mai descrivere almeno qualcosa di quei trent’anni vissuti insieme da Gesù e da Maria a Nazareth, vissuti interamente in umiltà e in povertà, nel segreto di un’intimità tutta divina, pregando insieme, meditando insieme, lavorando insieme, mangiando insieme, tutto e sempre insieme?... 

Ben a ragione, il padre Roberto Moretti, teologo, non ha potuto rispondere se non con trepidazione all’interrogativo sulla vita segreta della Sacra Famiglia nei lunghi anni di Nazareth: 

«Tocco un argomento estremamente delicato – scrive il Moretti – e mi ci accosto non senza un timore reverenziale. E mi sembrano risuonare le parole rivolte da Dio a Mosè che si avvicinava a osservare il segreto del roveto che ardeva ma non si consumava. “Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!” (Es 3,5). Sì, questa umile casetta è il luogo più santo della terra: è la casa della santità. Qui abita il Figlio di Dio, cioè il Santo, la santità stessa. Qui abita la Madre di Dio, “la piena di grazia”, immacolata sin dal primo istante della sua concezione» (10). 


Trent’anni di vita insieme 

Scrive, a sua volta, il padre Ragazzini:

«Che si dissero in trent’anni di vita intima e nascosta? Un continuo scambio di idee sul Padre, sulla vita trinitaria e intratrinitaria, sui piani di Dio, sulla Redenzione, sul mutuo apporto necessario per il ritorno della vita nelle anime, sui destini della Chiesa. Evidentemente erano segreti troppo elevati e personali perché fossero comunicati e compresi dal resto dell’umanità. Perciò la Mamma, come per ben due volte il Vangelo annota, custodiva tutte queste cose nel segreto del suo cuore, meditandole di continuo nel raccoglimento del suo spirito. 

Se, fino a quel momento, l’unione fra Mamma e Figlio era stata prevalentemente fisiologica, ora è psicologica, spirituale, morale. Alla fusione del sangue, segue ora quella dello spirito con tutte le sue facoltà e potenze. Alla comunanza di natura farà ora eco identità di pensieri, di sentimenti, di volontà, di immolazione. Così tutto, assolutamente tutto diviene comune, diviene uno come Iddio è uno, secondo quanto dirà il Figlio stesso; dopo averne dato l’esempio» (11).  


Missione della Corredentrice

In particolare, a riguardo della missione di Corredentrice – che fu propria di Maria Santissima –, anche un altro studioso, il dott. G. M. Toscano, riflette con acume e afferma che Gesù, concepito verginalmente, fu la copia della Madre sua 

«non solo per quanto riguarda la bellezza del corpo, ma anche per quanto riguarda i sentimenti e le aspirazioni. In tal modo il Padre preparava la sua dolcissima figlia ad essere la Corredentrice vicino a suo Figlio, con perfetta identità di amore per gli uomini e di desiderio di salvarli anche a costo delle più atroci sofferenze» (12).   


NOTE

1) San Bonaventura da Bagnoregio, Commentaria in Quatuor Libros Sententiarum Magistri Petri Lombardi, l. III, d. IV, a. III, q. I, p. 112a. 

2) G. Judica-Cordiglia, Profilo fisico-somatico di Maria, I: Maria «figlia del suo figlio», in Enciclopedia Mariana “Theotócos”, p. 160 [153-161].

3) Ivi, p. 153.

4) N. Pende, Profilo fisico-somatico di Maria, II: Maria alla luce della scienza biologica, in Enciclopedia Mariana “Theotócos”, p. 162 [161-166].

5) Ivi, p. 166.

6) Cf. A. Breitung, SJ, De Conceptione Christi Domini inquisitio physiologico-theologica, in Gregorianum 5 (1924) 548 [531-568].

7) G. Judica-Cordiglia, Profilo fisico-somatico di Maria, I: Maria «figlia del suo figlio», p. 153.

8) Cf. Padre S. De Fiores, SMM, Maria, “la faccia ch’a Cristo più si somiglia”, in Istituto Internazionale di ricerca sul Volto di Cristo (a cura di), Il volto dei volti Cristo, Velar, Gorle 1997, vol. 1, pp. 166-168 [166-182]. 

9) Cf. D. D’Onofrio, Crocevia cellulare tra figlio e madre. Considerazioni bioetiche, in Atti dell’Accademia Pontaniana, nuova serie, Napoli 2001, vol. L, pp. 91-96. L’Autore scrive che «non si può restare indifferenti di fronte al fatto che è stato messo in evidenza un circolo continuo di cellule fra il concepito, nelle varie fasi della sua vita intrauterina, e la madre», aggiungendo, inoltre, che «è scioccante pensare come quel rapporto così profondo tra madre e figlio, nei nove mesi di gestazione, continui in modo tanto evidente anche dopo, quando cioè il figlio vive di vita autonoma» (ivi, p. 91). 

10) Padre S. M. Manelli, FI, L’Annunciazione: il Volto di Gesù è il Volto di Maria, in Istituto Internazionale di ricerca sul Volto di Cristo (a cura di), Il volto dei volti Cristo, Velar, Roma 2003, vol. VIII, pp. 104-105 [103-114].

11) Padre R. Moretti, OCD, La Madre di Gesù. Pensieri su Maria, OCD, Roma 1999, p. 82. 

12) G. M. Toscano, La vita e la missione della Madonna nell’arte. La Corredentrice, voll. 3, Carlo Pellerzi Editore, Parma 1990, vol. 3, p. 71.

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