San Giovanni Paolo II: “Desidero che ognuno Le dica: Totus tuus” dal Numero 21 del 26 maggio 2019
di di Fra’ Pietro Pio M. Pedalino

Il lungo pontificato di papa Wojtyla ha conferito una veste di “universalità” alla devozione mariana. Unendo “intuito soprannaturale” e “spirito profetico”, il Papa polacco ha saputo svelare ai cristiani del nostro tempo il “segreto di Maria”.

Il motto “Totus tuus”, che si trova nella forma “tuus totus” nel Trattato della vera devozione a Maria (n. 216) del Montfort, ripetutamente letto dal giovane Karol Wojtyla, è attinto da san Bonaventura. 

La formula, ancora prima, si trova nella tradizione francescana a partire da san Francesco che lo usa nell’esperienza delle stimmate a La Verna. Il Santo di Assisi si rivolge a Dio dicendo: «Signor mio, io sono tutto tuo, tu sai bene che io non ho altro che la tonica e la corda e li panni di gamba, e anche queste tre cose sono tue» (1).

È il concetto di povertà totale che si esprime nella totale appartenenza a Dio e che si svilupperà nella duplice via indicata da san Francesco: la sequela di “Cristo e Maria”. San Bonaventura poi, nel Psalterium Beatae Mariae Virginis, precisa questa espressione nei confronti della Vergine: «Tuus totus ego sum, Domina, salvum me fac» (Salmo 118); «Tuus totus ego sum: et omnia mea tua sunt, Virgo super omnia benedicta» (Cantico, 8) (2).

Ebbene: papa Giovanni Paolo II († 2005) è stato senza dubbio, in modo eminente, uno di coloro che hanno scoperto il “segreto di Maria” – di cui parla il Montfort – annunciandolo, in veste di Pastore della Chiesa universale, all’orbe cattolico con l’esempio prima che con la parola.

E qui sta l’importanza della figura e del ruolo di san Giovanni Paolo II: non tanto l’approfondimento ma la diffusione, tanto che si può dire che la consacrazione a Maria, intesa come affidamento, abbandono fiducioso nelle mani della Madre celeste e docile obbedienza alla sua volontà, è stata senza dubbio la “chiave pastorale” da lui usata per raggiungere l’obiettivo da lui annunciato all’alba del terzo Millennio: la santità come vocazione e impegno di ogni cristiano, di tutta la Chiesa.

Così in lui, senza dubbio, si può riscontrare intuito soprannaturale e spirito profetico perché ha compreso, nel suo ruolo di guida spirituale dell’umanità affidatogli dalla Provvidenza, la carica salvifica e santificatrice della donazione sincera a Maria e ha cercato di far comprendere ai cristiani quel ruolo determinante che Lei, Mediatrice di ogni grazia, detiene in vista del fine ultimo, la santificazione e la salvezza di tutti.È stato scritto non a torto che 

«se gli ultimi papi hanno parlato in termini positivi della consacrazione mariana, Giovanni Paolo II ne ha fatto uno dei punti programmatici qualificanti del suo pontificato. Sia con gesti che con discorsi, egli ha realizzato il motto del suo stemma episcopale “Totus tuus” (3). [...]. In papa Wojtyla convergono molti apporti dei secoli precedenti, soprattutto di Montfort e di padre Kolbe, che egli utilizza liberamente secondo l’opportunità pastorale, senza legarsi ad una presentazione stereotipa. Ciò spiega la varietà di linguaggio cui ricorre per spiegare o esprimere i contenuti del rapporto di totale appartenenza e disponibilità a Maria: affidare, consacrare, offrire, dedicare, raccomandare, mettere nelle mani, impegnarsi, servire, affidare-affidamento (oltre il 30%), seguito da consacrare-consacrazione (oltre il 20%)» (4).

Per papa Giovanni Paolo II consacrarsi a Maria comporta l’accostarsi alla grazia salvifica perché è da Lei che viene amministrato e offerto al mondo il tesoro dei meriti redentivi di Gesù e anche suoi.

Questo concetto esprimeva per esempio a Fatima, pellegrino nel 1982: 

«Consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria significa avvicinarci, tramite l’intercessione della Madre, alla stessa Sorgente della Vita, scaturita sul Golgota. Questa Sorgente zampilla ininterrottamente con la redenzione e con la grazia» (5). 

Tra i numerosi discorsi di papa Giovanni Paolo II sulla consacrazione-affidamento a Maria, vibrante fu quello in Cile nel 1987: 

«Desidero che tutto il popolo, con voce unanime, possa dire alla Vergine Maria, come le dico io: “Totus tuus” (6): Tutto tuo sono, o Maria! La Vergine di Nazareth, la piena di grazia che si consacrò interamente alla volontà del Padre, ci esorta a vivere in unione con Lei e a iniettare le sue virtù e la sua fedeltà a Cristo in piena sintonia con il Vangelo, seguendo i suoi passi e meditando le sue parole, per renderle carne e vita nel mondo di oggi. In tal modo Dio continuerà a penetrare profondamente nella storia degli uomini come fece mediante l’Incarnazione del Verbo, per opera dello Spirito Santo, con la cooperazione di Maria» (7).

La consacrazione a Maria segna e deve segnare sempre di più la spiritualità del nostro tempo. Dobbiamo consacrarci a Lei per affrettare l’avvento del Trionfo del Cuore Immacolato.

Perché? La risposta sta tutta qui: alla luce della teologia della consacrazione riassunta da san Luigi M. Grignion e san Massimiliano M. Kolbe, si evince che gli uomini offrono concretamente alla Madonna il potere di agire con la sua onnipotente mediazione di grazia attraverso una devozione a Lei che sia ardente, profonda, ricca di sostanza teologica. Non esistendo devozione mariana che più risponda a queste caratteristiche della consacrazione, sarà appunto questa lo strumento eletto, più potente e più certo, della vittoria di Dio e dell’affermazione, in terra, del Trionfo del Cuore della Santissima Vergine.

Vale il principio enunciato dal Montfort nell’introduzione al “Segreto di Maria”: per trovare la grazia bisogna trovare Maria e per trovare Maria bisogna consacrarsi a Lei. Parafrasando, potremmo completare le connessioni proposte da san Luigi dicendo che per instaurare il Trionfo bisogna sconfiggere il serpente-drago; per sconfiggere il serpente-drago è necessario trovare la grazia; per trovare la grazia occorre trovare Maria; per trovare Maria, infine, bisogna consacrarsi a Lei.

È esperienza congiunta dei consacrati a Maria oggi che la consacrazione a Lei autenticamente vissuta inietta nell’anima, come suo “effetto collaterale”, una carica di militanza spirituale assolutamente necessaria, anzi urgente, nella situazione presente, per condurre a termine vittoriosamente la battaglia nella quale siamo catapultati.

Tornando alla necessità di consacrarsi alla Vergine Immacolata, concretamente è possibile farlo anche privatamente servendosi di uno dei numerosi corsi di preparazione che si trovano facilmente disponibili in rete. Ciò che davvero conta è che non cada nel vuoto il grande appello del Cielo agli uomini e elle donne del nostro tempo: «Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato» (la Madonna ai tre veggenti di Fatima).   

NOTE
1) I fioretti di San Francesco, in E. Caroli (a cura di), Fonti Francescane, Edizioni Messaggero-Movimento francescano, Padova-Assisi 1996, n. 1916.

2) Cf. S. M. Cecchin, Totus tuus: la consacrazione a Maria nella Scuola francescana, in La Consacrazione alla Vergine Maria nel 50° della Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, Casa Mariana Editrice, Frigento 2011, p. 245, nt. 1.

3) Anche nella sua enciclica mariana Redemptoris Mater (25 marzo 1987), si trova, incastonata come un gioiello dall’immenso valore teologico e pietistico, l’espressione tutta montfortana «consacrarsi a Cristo per le mani di Maria come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali» (n. 48).

4) S. De Fiores, Consacrazione, in Maria. Nuovissimo Dizionario, EDB, Bologna 2006, vol. I, p. 377.

5 San Giovanni Paolo II, Omelia, 13 maggio 1982, n. 2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V/2 (1982) 1582 [1578-1585].

6) Come dice lo stesso Papa nel suo libro Varcare la soglia della speranza, la formula del “Totus tuus” «non ha soltanto un carattere pietistico, non è una semplice espressione di devozione: è qualcosa di più [...]. Grazie a san Luigi Grignion de Montfort compresi che la devozione alla Madre di Dio è [...] cristocentrica, anzi è profondissimamente radicata nel mistero trinitario di Dio. E nei misteri dell’Incarnazione e della Redenzione»: Giovanni Paolo II - V. Messori, Varcare le soglie della speranza, Mondadori, Milano 1995, p. 23.

7) San Giovanni Paolo II, Saluto e benedizione alla città di Conception (Cile), 4 aprile 1987, n. 1, in w2.vati­can.va/.../hf_jp-ii_spe_19...

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