Maria, terra benedetta dal Numero 8 del 24 febbraio 2019
di di Padre Luca M. Genovese

L’Apocalisse presenta alcuni aspetti dell’aspra battaglia che il demonio ha ingaggiato contro la Madonna, illudendosi di poterla vincere. Ma ciò che negli altri esseri umani costituisce un punto debole di cui il tentatore si serve per rovinarli, ossia l’umanità, in Maria Santissima era mezzo per sconfiggere ogni insidia satanica.

Il dogma di Maria Santissima Assunta in Cielo ci fa riflettere sulla glorificazione della carne umana purificata ormai dal peccato e libera di seguire l’Agnello dovunque vada, come anche lo spirito. La carne glorificata è quella di Maria Santissima, assunta anche con il corpo al Cielo per ricevere il premio eterno della sua purezza e del suo servizio illibato al Signore in anima e corpo.
Come mai il corpo di Maria non fu macchiato dal peccato?
Ciò è una conseguenza, come ci spiega il venerabile papa Pio XII, della Concezione Immacolata. Siccome il peccato non toccò l’anima di Maria sin dal primo istante della sua esistenza terrena, Ella ha potuto godere del privilegio della incorruzione del corpo: «Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa. Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata Vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo» (Venerabile Pio XII, Costituzione apostolica Munificentissimus Deus del 1° novembre 1950).
L’Immacolata Concezione è la causa della vittoria sublime della Vergine sul peccato, causa di ogni male e quindi anche della corruzione del corpo, estrema offesa del peccato alla vita terrena dell’uomo.
Nella battaglia contro il peccato Maria è vittoriosa. Lo dimostra anche il testo del capitolo 12 dell’Apocalisse dove si descrive la battaglia spirituale tra l’«enorme drago rosso con sette teste e dieci diademi» e la «donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle». 
Il drago si avventa contro la donna pensando di poterla sconfiggere.
La donna è portata nel deserto dalle «due ali della grande aquila» come l’antico Israele del tempo di Osea: «Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16).
Nel deserto della sua solitudine Maria è ricolmata di ogni grazia e di ogni bene lontano dal nemico. Doveva arricchirsi per l’attacco finale. Grazie di conoscenza, di pietà e di carità inondano il suo Cuore: «Alla Vergine santissima furono date queste due ali prima di entrare in questo combattimento, essendo stata prevenuta dal Signore con singolari doni e favori. Un’ala fu la scienza infusa di grandi misteri che le fu nuovamente data; l’altra fu una nuova e profondissima umiltà, come spiegherò a suo tempo. Con queste due ali innalzò il volo al Signore, luogo suo proprio, perché in lui solo era tutta la sua vita e il suo pensiero. Volò come aquila reale, senza mai piegare il suo volo verso il nemico, essendo sola in questo volo, col vivere distaccata da ogni cosa terrena e creata, e sola col solo ed ultimo fine, che è la Divinità. In questa solitudine fu nutrita con la manna dolcissima e l’alimento della grazia, delle parole divine e dei favori del braccio onnipotente. Per un tempo, due tempi: ebbe questo alimento per tutta la sua vita e in particolare nel tempo in cui affrontò le maggiori battaglie con Lucifero, avendo allora ricevuto favori proporzionati e più grandi; s’intende inoltre l’eterna felicità in cui furono premiate e coronate tutte le sue vittorie» (Venerabile suor Maria di Agreda, Mistica Città di Dio, n. 128).
Nella battaglia finale il drago versa un fiume d’acqua contro di Lei.
Questo fiume in piena è spesso accostato alle passioni umane che divampano come un fuoco o come un fiume incontrollabile e spingono l’uomo al male ed ai vizi più efferati.
In effetti la Vergine fu assalita da tutte le insidie del maligno quando le fu tolto il suo dilettissimo Figlio, luce del suo Cuore, privazione che Ella sopportò con eroica costanza e con l’abbandono totale della fede.
Il demonio vuole insidiare l’umanità di Maria, la “terra” di Maria, visto che con le altre creature è riuscito a vincere e a rompere il legame con Dio per mezzo della carnalità, della loro appartenenza alla terra, e alla sperimentazione fisica del male.
Il frutto proibito è simbolo di quei piaceri inferiori che l’uomo non doveva permettersi perché avrebbero offuscato il suo intelletto e la sua volontà riguardo a Dio e alla verità.
Invece Maria, terra vergine, non contaminata dal peccato, ha potuto offrire a Dio il meglio dell’esistenza umana, donandoci Cristo ed una vita pura, sempre al suo servizio, fino alla morte: «Come per la disobbedienza di un solo uomo, colui che all’inizio fu plasmato da terra non lavorata, i molti furono costituiti peccatori, così per l’obbedienza di un solo uomo, Colui che fu generato dalla Vergine, molti dovevano essere giustificati e ricevere la salvezza» (Sant’Ireneo, Adversus Haereses, III, 18, 7).
Questa terra “terra vergine”, vera e permanente “terra santa”, resistette sublimemente ad ogni insidia maligna e la terra inghiottì tutto il fiume d’acqua versato contro di essa, senza che potesse nuocere: «Contro questa divina Signora, Lucifero impiegò e indirizzò tutta la sua malizia e le sue forze, perché, di quanti furono da lui tentati, nessuno gli importava tanto quanto la sola Maria Santissima. Con l’impeto con cui corre la piena di un grande e spumoso torrente, così e con maggior violenza uscivano dalla bocca del drago le imposture, le scelleratezze e le tentazioni contro di Lei. Ma la terra la aiutò, perché la terra del suo corpo e delle sue passioni non fu maledetta, né ebbe parte in quella sentenza di castigo che Dio ci inflisse in Adamo ed Eva, vale a dire che la nostra terra sarebbe stata maledetta e che, restando ferita nella natura col fomite del peccato che incessantemente ci punge e ci combatte, avrebbe prodotto spine anziché frutti. Di tale fomite il demonio si vale per rovinare gli uomini, poiché, trovando dentro di noi queste armi tanto offensive contro noi medesimi, si approfitta delle nostre inclinazioni; così, con lusinghe, allettamenti e inganni, ci attira dietro agli oggetti sensibili e terreni.
Al contrario di noi, Maria Santissima, che fu terra santa e benedetta dal Signore senza esser toccata da fomite né da altro effetto del peccato, non poté essere minacciata di pericolo da parte della terra; anzi, questa la favorì con le sue inclinazioni ordinatissime, composte e soggette alla grazia. Così aprì la bocca ed inghiottì il torrente delle tentazioni che inutilmente il drago vomitava, perché non trovava in Lei terreno favorevole né disposizione al peccato, come accade negli altri figli di Adamo. In essi le passioni disordinate e terrene, anziché inghiottire questo fiume, concorrono a produrlo, perché le nostre passioni e la nostra natura corrotta si oppongono sempre alla ragione e alla virtù» (Venerabile suor Maria di Agreda, Mistica Città di Dio, nn. 129-130).
Non ci resta che affidarci all’Immacolata, unica vittoria contro le passioni, che sono residuo del peccato originale ed appiglio di Satana per farci perdere eternamente. In Lei tutto sarà possibile, anche la vittoria diretta contro il maligno.

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