La Santa Casa di Loreto a difesa della Cristianità dal Numero 47 del 9 dicembre 2018
di di Lazzaro M. Celli

La storia del Santuario di Loreto s’incontra in alcuni punti con le vicende legate alla politica espansionistica islamica. L’influenza soprannaturale del celebre Santuario si è rivelata sempre determinante per respingere l’invasore e assicurare il buon esito della causa cristiana.

Dopo le due storiche sconfitte inflitte al mondo islamico dai cristiani, dopo Lepanto e Vienna, accreditati intellettuali sostengono che l’islam ha cambiato strategia di conquista dell’Occidente. Non più una guerra, ma un’invasione silenziosa dell’Europa, con la complicità dei potentati dell’alta finanza. Non è del tutto improbabile che dietro questa occupazione silente il fine ultimo sia quello di rovesciare definitivamente il papato.
La storia del santuario della Santa Casa di Loreto s’interseca in alcuni punti con la storia delle conquiste espansionistiche dell’islam.
Innanzitutto, dobbiamo ricordare che la Santa Casa fu trasportata incontrovertibilmente dagli Angeli del Cielo, da Nazareth fino a Tersatto, un attuale quartiere di Fiume, in Istria. La traslazione avvenne tra la notte del 9 e 10 maggio 1291, prima che capitolasse San Giovanni D’Acri, ultimo avamposto della cristianità in Palestina. Si potrebbe pensare che la salvaguardia della Casa dove è nata l’Immacolata e dove è avvenuta l’Incarnazione del Figlio, debba considerarsi una carezza delicata di Dio verso Colei che è stata per Lui Figlia e Madre. È indubbio, però, che l’abbia voluta preservare dalla violenza devastatrice islamica.
Anche i contorni legati alla celebre battaglia di Lepanto ci fanno cogliere la Santa Casa di Loreto in funzione di difesa della cristianità. Nell’anno della decisiva battaglia, il 1571, papa Pio V affidò l’esito del conflitto alla Vergine di Loreto. In un colossale lavoro di padre Arsenio D’Ascoli, I Papi e la Santa Casa, apprendiamo che l’invocazione “Aiuto dei cristiani” fu aggiunta alle Litanie Lauretane dopo la vittoria di Lepanto: «Come ricordo e come riconoscenza, nei medaglioni degli “Agnus Dei” [il Papa] fece porre l’immagine di Loreto con sopra le magnifiche parole: “Vera Domus florida quae fui in Nazareth”. Sotto volle che si scrivesse: “Sub tuum presidium” per far comprendere a tutti a chi si doveva attribuire il merito della vittoria.
Altro fatto che ci fa vedere l’intervento della Vergine Loretana nelle sorti della battaglia. Mentre Marcantonio Colonna, comandante dell’armata papale, partiva per l’Oriente, la moglie Donna Felice Orsini con altre dame si portò a Loreto a pregare per lo sposo e per la vittoria. Passò giorni e notti in devotissima preghiera. Un giovane ebreo vedendo il suo fervore e la sua fede si convertì e ricevette il Battesimo in Santa Casa. Donna Orsini gli fece da madrina e se lo prese come paggio. Roma preparò un grosso ingresso trionfale al condottiero dell’armata papale, ma il Duce cristiano, riconoscendo che il merito della vittoria non era suo ma della Vergine di Loreto, differì il ritorno alla Capitale e venne a Loreto a ringraziare la Madonna» (1).
Rileviamo, inoltre, che i cancelli della Santa Casa furono forgiati con il ferro delle catene che teneva legati gli schiavi rematori dell’armata turca.
La medesima chiave di lettura la possiamo rilevare in relazione alla battaglia di Vienna del 1683.
Dopo questa seconda decisiva battaglia per le sorti della cristianità in Europa, l’esercito guidato dal re della Polonia, Giovanni Sobieski, entrò vittorioso nella città di Vienna, portando l’immagine della Vergine Lauretana sulle bandiere. Il gran condottiero, prima che si apprestasse a ricevere gli onori della vittoria, diede ordine ai suoi uomini di dirigersi verso una chiesa dedicata alla Madonna di Loreto in cui si venerava una sua immagine. Giunto davanti ad essa si prostrò in ginocchio, certo che bisognasse attribuire solo a Lei la vittoria appena conseguita sul Gran Visir, Kara Mustafà. Sobieski inviò al pontefice, Innocenzo XI, lo stendardo di Maometto IV, la tenda del Gran Visir e una bandiera dell’esercito cristiano, che i musulmani avevano vinto in una battaglia precedente. Il Papa consegnò tutto alla Madonna di Loreto, riconoscente per la vittoria conseguita.
Significativo fu pure il ritrovamento di un’immagine della Regina delle vittorie sotto le macerie, su cui era scritto: «In hoc imagine Mariae victor Joannes» (In questa immagine di Maria vincerai o Giovanni). Sobieski la fece collocare nella sua cappella privata dove faceva celebrare ogni giorno la Santa Messa e recitare le Litanie Lauretane. Il bottino confiscato ai turchi fu regalato al Santuario di Loreto.
Nel libro di Federico Catani, Il miracolo della Santa Casa, vi troviamo che il Papa fece un ex voto: «[...] l’istituzione di una festa in onore del Santissimo nome di Maria. Il 25 novembre 1683, un atto di Congregazione dei Riti la estendeva a tutta la Chiesa e la fissava nella domenica fra l’ottava della Natività di Maria e san Pio X l’ha fissata per il 12 settembre, giorno anniversario della vittoria».  

NOTA
1) Tratto dal libro di Federico Catani, Il miracolo della Santa Casa di Loreto, Edizioni Luci sull’Est, 2018, p. 108.

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