Anoressia e bulimia sono malattie ai giorni nostri molto diffuse, soprattutto fra le giovani donne, non escludendo tuttavia le altre fasce di età e neanche il genere maschile. Diverse sono le cause di questo male, ma una, la più importante, le riassume tutte...
Anoressia e bulimia sono le malattie che causano il maggior numero di vittime tra le ragazze di età compresa tra i 12 e 25 anni. Di anoressia e bulimia nervosa soffrono in Italia tra le 150 e le 200 mila ragazze. E la patologia è in continuo aumento (nota 1). Questo ci dicono le statistiche e tali dati vanno ad integrare uno studio posto in atto dall’Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso (AIDAP) risalente al 2010 (di seguito riportato); il quadro che ne emerge è, al contempo, impressionante e preoccupante.
In sintesi le risultanze sono state le seguenti: «In Italia, su 10 adolescenti colpiti da anoressia, 1 muore; sono 2-3 milioni gli Italiani affetti da Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), in prevalenza giovani (il 5% delle donne tra i 13 e i 35 anni), bambini (il 21% delle femmine, il 15% dei maschi tra gli 11 e i 17 anni), e adulti (il 20% ha più di 35 anni). I DCA rappresentano oggi il 10% dei malati, e riguardano soprattutto donne; essi colpiscono 1 adulto su 10 (e nel 50-60% dei casi sono associati a disturbi psichiatrici), e 7 bambini su 10(!). Inoltre, tra le anoressiche, il 20% soffre di gravi problemi di salute, e il 5% è il tasso di suicidi [l’8 novembre scorso a Torino una bambina anoressica di 12 anni si è tolta la vita dopo una lite con la madre – n.d.r.]; dall’esordio della malattia, il 10% muore in 10 anni, il 20% in 20 per suicidio e complicanze da malnutrizione. Il fenomeno risulta in crescita. L’anoressia rappresenta il 30-40% dei DCA tra giovani e adulti, e il 60% tra i bambini, manifestandosi tra i 12 e i 25 anni, con il picco massimo tra i 14 e i 18, prevalentemente in soggetti di elevata estrazione sociale. Ne sono affetti 19 donne e 2 uomini su 100.000 ogni anno (in possibile crescita). È al Centro Italia che se ne registra la percentuale maggiore (0,4%), seguito dal Nord (0,36%) e dal Sud (0,2%)» (nota 2).
Secondo gli esperti, ferme restando le differenti manifestazioni cliniche proprie dei vari disturbi, tutto dipende dalla presenza di una qualche alterazione nel modo di “valutare” la propria immagine. In altri termini le persone anoressiche si “vedono” grasse anche se sono ridotte ad un mucchietto di pelle ed ossa. Alcuni studi sulla popolazione femminile hanno dimostrato: «Una frequente associazione tra bassa soddisfazione per il proprio corpo, altri disturbi quali, ad esempio, depressione, bassa autostima e ansia, e uso incontrollato di tabacco, alcool e di altre sostanze dannose per la salute. L’insoddisfazione corporea diffusa tra gli adolescenti e il relativo desiderio di magrezza sono evidenti nelle bambine fin dai 9 anni di età e probabilmente compaiono anche ad un’età inferiore». Sotto accusa è stata posta soprattutto la famiglia: «Poiché l’ambiente familiare è considerato una risorsa e parte integrante nella cura di queste patologie, si pone attenzione alla qualità delle relazioni che i bambini e gli adolescenti hanno con i loro genitori, cercando di evidenziare comportamenti e atteggiamenti genitoriali come l’attitudine a prendersi cura dei figli, gli affetti, la sensibilità, la cooperazione, la disponibilità, l’indifferenza, il rifiuto, il controllo di fattori stressanti, riconducibili alle caratteristiche del bambino, a quelle materne e paterne... La popolazione dei giovani pazienti è stata investigata insieme alle loro famiglie, che hanno messo in evidenza una difficoltà nella gestione delle emozioni da parte dei familiari 38% dei casi, con una diffusa anaffettività una scarsa capacità affettiva e di accadimento nel 48% dei casi. Molto alto è lo stress nella famiglia a seguito della malattia del figlio (68% dei casi con livelli elevati) e questo ci fa capire quanto sia importante il lavoro di sostegno e supporto per i familiari, senza il quale l’intera famiglia entra in blocco emotivo e in sofferenza paralizzante». Tra i cosiddetti “predittori clinici” della patologia: «Sono stati messi in evidenza alcuni elementi: il perfezionismo è presente nel 75% dei casi di anoressia, la presenza di eventi traumatici (in particolare abusi o molestie sessuali) è collegata all’esordio precoce di tali patologie, è presente infatti nel 38% dei casi. Sono presenti in età infantile altri disturbi del Comportamento alimentare, che precedono la patologia DCA come Disturbi selettivi dell’alimentazione (38%) e la disfagia psicogena (27%)».
Pertanto, anche se celata tra le pieghe un po’ distaccate e fredde del linguaggio statistico, la conclusione è la seguente:
1) l’anoressia è in grande diffusione tra i giovanissimi ma non risparmia neanche le donne adulte più che gli uomini ed affligge le classi sociali più benestanti (nel Terzo Mondo l’anoressia semplicemente non esiste!) ed è una malattia psichica mortale.
2) La causa scatenante è l’alterata percezione del proprio corpo a seguito di condizionamenti sociali, culturali, della moda, e, di sovente, delle tensioni e gli attriti nell’ambito della famiglia tra genitori e figli, nonché di abusi sessuali o disordini dell’alimentazione.
Ciò che balza immediatamente agli occhi è che l’anoressia, questo lasciarsi morire di stenti pur in situazioni di grande disponibilità di cibo, è una malattia che ha la sua eziologia (la causa) in un disordine, in una qualche forma di disagio profondo nel rapporto tra mente e corpo. La moda, le passerelle, le mannequin esili ed ossute che sfilano con lo sguardo allucinato indossando i capi di vestiario più eccentrici sicuramente colpiscono la fantasia e influenzano i gusti dei giovani. Spesso è per assomigliare a loro che prende inizio il doloroso calvario del disturbo che li conduce alla fine. Dunque sotto accusa c’è tutto il modo di vivere edonistico, consumistico, superficiale e gaudente della società occidentale. In questa nostra civiltà dell’immagine e dell’apparenza c’è chi finisce stritolato e distrutto, frullato nell’impietoso meccanismo del “voler essere a tutti i costi” come Tizio, Caio o Sempronio.
È nell’affannosa ricerca dell’emulazione totale che restano invischiati i nostri ragazzi, è nel desiderio sfrenato di modificare le proprie forme per renderle più simili a quelle di un impossibile modello televisivo che si infrangono i sogni di gloria delle fragili personalità delle adolescenti. I cantanti di grido, i complessi musicali rock (o house) ai vertici dell’hit Parade, le attrici e gli attori delle serie “cult”, perfino i ventenni dal corpo statuario che compaiono a Uomini e Donne di Maria De Filippi, influenzano profondamente l’immaginario collettivo. Sono modelli inarrivabili. Quando si concedono in “serate” nelle discoteche i giovani (e non solo) fanno la ressa per andarli a vedere, per toccarli anche solo di sfuggita, per osannarli come se fossero piccoli dèi.
Non è possibile ignorare che c’è un grande assente in tutta questa analisi sociologica-psicologica-medica che crede vanamente d’aver dipanato la matassa: dov’è Dio? Dov’è la Fede, dove sono finiti i veri valori? Non si bada più alla bellezza dell’anima ma solo a quella del corpo e così si finisce in bocca al “lupo” che non perde occasione per rovinare le esistenze degli uomini allontanandoli dal vero scopo della vita e conducendoli ad una morte ignominiosa, assurda, degradante, inesplicabile perfino: scheletriti in mezzo all’abbondanza. C’è qualcosa di tragico se non di grottesco in tutto ciò. È proprio questo che ci angoscia e che ci turba: l’anoressia (ma anche la bulimia, l’altro male iniquo di questo secolo perverso) è un sintomo, preciso, pernicioso, drammatico, pervasivo di un malessere più profondo, di un’inquietudine più radicale che travalica l’esistenza del singolo e si propaga nell’intera società. È l’aspetto più deteriore, il lineamento più deforme del volto mostruoso di un mondo senza-Dio, materialista, ripiegato su se stesso, alla disperata ricerca di una bellezza irraggiungibile, di un bene supremo che non abita su questa terra.
Note
1) Roberto Ostuzzi, presidente della SISDCA, la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare riunita al Policlinico Umberto I di Roma.
2) Fonte: La Repubblica, martedì 22 giugno 2010, pp. 48-49; dati AIDAP.