FEDE E RAGIONE
Quel ponte misterioso tra cielo e terra
dal Numero 23 del 9 giugno 2013
di Antonio Farina

È anche grazie alle varie corrispondenze e analogie che la natura offre con il mondo soprannaturale che l’uomo può elevarsi a Dio, suo Creatore, e intuire o penetrare i sublimi misteri dello spirito. Come avviene per esempio con l’arcobaleno: uno dei tanti simboli dell’Immacolata.

Ci sono dei fenomeni naturali meravigliosi e particolarmente suggestivi che ci spingono ad esclamare: “Ma Chi è che ha creato queste cose così belle?!”. Per esempio è impossibile non ricordare l’emozione e lo stupore di quando, ancora bambini, ci si è presentato per la prima volta alla vista lo spettacolo dell’arcobaleno. Ma cos’è mai quella fantasmagoria di colori, quella tavolozza di tutte le sfumature colorate che si disegna in cielo? Come si forma? Qual è la causa? Sembra una sorta di ponte, di curva “naif” dipinta tra la terra e le nuvole e la cosa più stupefacente è che se si corre e ci si sposta per vedere da dove inizia, da dove parte, non si riesce ad individuarne la base che si perde tra le colline, i campi, i boschi, si allontana, ci sfugge.
C’è qualcosa di misterioso nell’arcobaleno, di etereo, di inafferrabile, di sovrannaturale quasi. Oggi sappiamo con certezza che esso è prodotto dalla riflessione, rifrazione e dispersione subita dalla luce solare che passa attraverso le piccolissime gocce d’acqua formatesi nei bassi strati dell’atmosfera durante una pioggia o dopo un acquazzone. Visivamente si presenta come un arco multicolore, rosso sull’esterno e viola sulla parte interna, senza transizioni nette tra un colore e l’altro. Lo “spettro” della luce – cioè la distribuzione dei vari colori – forma una sequenza di “bande” colorate; la suddivisione tradizionale è: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto.
Per millenni l’arcobaleno è rimasto un enigma per la conoscenza umana, gli antichi lo hanno subito associato ad un segno divino e così è a tutti gli effetti: nel Libro della Genesi (cf. 9,13), l’arcobaleno è un segno del Patto tra Dio e l’umanità dopo che Noè sopravvisse al diluvio universale grazie alla sua Arca. Dio gli inviò un arcobaleno per promettere che non avrebbe mai più inondato la terra. Soltanto nel 1700 Isaac Newton (il famoso scopritore della “gravitazione universale”) riuscì a dimostrare che la luce bianca era composta in effetti dalla luce di tutti i colori dell’arcobaleno messi insieme e che questi potevano essere riottenuti facendo passare la luce bianca attraverso un prisma di vetro. Egli mostrò anche che la luce rossa veniva rifratta meno della luce blu, il che portò alla prima spiegazione scientifica delle principali caratteristiche dell’arcobaleno. Tuttavia la teoria corpuscolare di Newton non fu in grado di spiegare “tutto” quello che succede nelle microscopiche goccioline d’acqua ed una spiegazione soddisfacente non fu trovata prima che Thomas Young capisse che in certe condizioni la luce si comporta come un’onda e può “interferire con se stessa” cioè sommarsi e sottrarsi come fanno le creste delle onde del mare quando si incontrano. Il lavoro di Young fu perfezionato poi nel 1820 da George Biddell Airy, che spiegò come l’intensità dei colori dell’arcobaleno dipendesse dalla dimensione delle gocce di acqua. Le descrizioni fisiche moderne sono basate sullo “Scattering Mie” (Scattering vuol dire dispersione), un lavoro pubblicato da Gustav Mie nel 1908, ma fino al 2000 gli studiosi si sono occupati di eventi ancor più strani come gli arcobaleni multipli o supernumerosi. Forse qualcuno se ne è accorto, l’arcobaleno non si presenta mai da solo: un arco secondario, più scuro e più grosso, è visibile all’esterno dell’arco primario. In esso la sequenza dei colori risulta invertita è violetto sull’esterno e rosso all’interno: una cosa veramente curiosa!
Che l’arcobaleno sia un fenomeno fisico-meteorologico oggi perfettamente spiegabile non c’è dubbio, ciò nonostante non cessa di esercitare sulla nostra fantasia il suo fascino e la sua attrattiva. L’arcobaleno ci appare subito come un “ponte”, una scala policroma, che svetta dalla terra al cielo e viceversa. Non si può dire che appartenga alla terra perché è immateriale, intangibile (è luce) e nemmeno che appartenga al cielo perché non attinge all’infinità remota ed insondabile del cielo notturno, ma il suo slancio si arresta al finito orizzonte delle nuvole. Questa caratteristica di “mediatore” fisico tra cielo e terra lo rende simbolo perfetto delle più sublimi categorie spirituali.
Padre Stefano Maria Manelli nella sua Mariologia biblica così afferma alle pagine 61-62: «Tra i molti simboli mariani dell’Antico Testamento, [...] è giusto ricordarne alcuni [...] più espressivi della persona e della missione di Maria Santissima nella storia salvifica del genere umano. Sono simboli di cui la Tradizione, la Liturgia e l’Arte sacra si sono serviti qua e là, chi più chi meno, con insistenza e continuità, per illustrare la realtà ineffabile di Maria Santissima Ne ricordiamo alcuni. Il Paradiso Terrestre, è simbolo di Maria che, “Piena di Grazia”, fu realmente il Paradiso terrestre del nuovo Adamo, Gesù. [...] L’arcobaleno che è il segno della fine della tempesta, e simboleggia Maria che segna la fine del peccato e l’inizio dell’era della redenzione per tutto il genere umano [...]». Tutto ciò è perfettamente vero e suggestivo ma possiamo spingere l’analogia ancor più in là. L’arcobaleno è una sorta di ponte luminoso tra il cielo e la terra, e la luce è simbolo di Dio che squarcia le tenebre del peccato (cf. Gv 1,5). Analogamente l’Immacolata è il canale, il ponte, lo strumento eletto con il quale Dio è sceso sulla terra acquistando la sua “fisicità”, la sua corporeità. Maria Santissima in virtù della sua Immacolata Concezione e per il privilegio d’essere la Madre di Dio, Regina dell’Universo, si colloca come creatura “sospesa” tra le categorie celesti (ordine ipostatico) e quelle terrestri (creaturali) allo stesso modo con cui l’arcobaleno si presenta come entità sospesa tra cielo e terra. Che dire poi del fatto che senza il sole l’arcobaleno non esiste: esso non risplende di luce propria ma riflette e dispiega i mille colori racchiusi nella luce solare. Analogamente l’Immacolata non è creatura divina ma risplende della grazia divina, è la «Piena di grazia» (Lc 1,28), attraverso di Essa i Misteri di Dio si dispiegano e si aprono all’umanità intera come i fasci multicolori racchiusi nella luce solare si aprono e si rivelano ai nostri occhi nello splendido spettacolo dell’arcobaleno. Questo paragone sublime tra l’arcobaleno e l’Immacolata non poteva sfuggire all’animo sensibile ed ispirato di Don Dolindo Ruotolo il quale così commenta l’episodio del post-diluvio: «L’arcobaleno si forma nelle nubi, e si riflette in due archi luminosi, uno più piccolo ed uno più grande, quasi come generati l’uno dall’altro. Così si formò nell’umanità ottenebrata l’arco di pace. Non fu uno solo il segno del patto, furono due: Maria, primo riflesso della luce eterna, perché unico candore immacolato, generò il Verbo di Dio, splendore della Gloria del Padre. Dal Verbo di Dio si formò l’iride immacolata, perché Maria fu grande per i meriti di Gesù Cristo, previsti ed applicati a Lei, e dall’iride immacolata fu generato l’arco luminoso della nuova alleanza» (La Sacra Scrittura, Genesi, p. 297). Meraviglioso! Don Dolindo coglie addirittura nella coppia-fisica dell’arcobaleno primario e di quello secondario l’analogia con la Coppia-spirituale Gesù-Maria!
Ancora una volta abbiamo la dimostrazione di come Dio, Autore della Creazione, non separa mai la sfera materiale da quella spirituale, ma c’è sempre un nesso, un legame, un mutuo rincorrersi di significati, di simboli, di allegorie e sono proprio questi che permettono all’animo umano di elevarsi a Dio attraverso la scienza.

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