RELIGIONE
Rut la nuora perfetta
dal Numero 37 del 20 settembre 2015
di Antonio Farina

È famosa, e spesso un fatto reale, l’ostilità suocera-nuora. Forse anche per questo la Sacra Scrittura ci pone a modelli una suocera e una nuova perfette: Noemi e Rut, unite da un affetto come di madre e figlia, che le rende l’una salvezza dell’altra.

Uno degli stereotipi più diffusi nella cultura occidentale (e non solo) è quello del conflitto irriducibile, del contrasto alcune volte violento o comunque del dissidio insanabile che si genera tra suocera e nuora.  Non si contano le barzellette, le facezie, le battute di spirito sulla figura della suocera che in genere viene presentata come un’arpìa, una donna dal dente avvelenato, una iattura di cui disfarsi il più presto possibile. Purtroppo non è solo questione di barzellette: un noto quotidiano economico-finanziario così titolava il 14 marzo 2003 (ben 12 anni fa!): «La suocera invadente “giusta causa” di separazione». E di seguito: «I suoceri troppo impiccioni ed invadenti possono costituire giustificato motivo di separazione. Lo ha stabilito la Cassazione che ha respinto il ricorso di Luzio G., un signore di Vasto che si era opposto alla pronuncia di separazione stabilita dai giudici d’appello sulla base della “eccessiva ed inopportuna intromissione dei genitori di lui nel ménage coniugale”. Non solo: l’uomo, di professione ciabattino, è stato condannato a mantenere la moglie, Tiziana B., con un cospicuo assegno».
Certo dipende da caso a caso. Non v’è dubbio che la madre di lui o la madre di lei possono rendere la vita matrimoniale un inferno invivibile soprattutto se si “ergono” a controllori, a despoti, a direttori inopinati e indesiderati delle faccende casalinghe. Su questo argomento che di per sé è già abbastanza spinoso si innesta la questione grave dei figli (o figlie) “mammoni”. Allora il disastro è inevitabile, la catastrofe annunciata, l’epilogo è quasi sempre infausto. Non a caso il Signore quando ha “fondato” il Matrimonio ha precisato: «Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gen 2,24).
Ma è possibile che tra le due donne che contano di più per un uomo debba sempre scoppiare una guerra dagli esiti imprevedibili? Perché il peccato originale non si è limitato ad infrangere l’armonia degli sposi ma ha contagiato in modo acuto e virulento anche le figure “al contorno” del focolare domestico? Per di più, a rendere ancor più dolorosa la diatriba, contribuisce l’evenienza (comunissima) che la suocera è anche nonna, che si è guadagnata l’affetto dei nipotini, che molto spesso è il surrogato dei genitori “latitanti”, il rifugio dei figli durante i litigi tra mamma e papà. Insomma, anche nel caso in cui non ci sia la convivenza forzata della suocera nella casa coniugale, l’innesco dell’ostilità suocera-nuora rappresenta una grande disgrazia e un problema per tutti i componenti della famiglia.
“Mutatis mutandis” il discorso vale pari pari per gli alterati rapporti tra e suocero e genero e così via. Per comodità di discorso soffermiamoci alla triste, ma più famosa, coppia suocera-nuora.

L’esempio biblico

La Sacra Bibbia ci presenta, a seguito del Libro dei Giudici, due donne che non sono state messe lì a caso o per piacere di cronaca, ma proprio per fornire un esempio virtuoso di coppia suocera-nuora. Si tratta di Noemi e di Rut. Anzi all’inizio del racconto le nuore sono due perché Noemi (che significa “bella e gioconda”) aveva due figli sposati l’uno con Orpa e l’altro con Rut. La bella ma ormai attempata Noemi visse la tragedia della morte dei due figli e lei, che a sua volta era già rimasta vedova, si ritrovò da sola con due ragazze da proteggere e da sfamare. Ahimè, i tempi non erano favorevoli ed imperversava la carestia. Figuriamoci cosa avrebbe potuto fare una debole donna indifesa come Noemi.
«Allora si alzò con le sue nuore per andarsene dalla campagna di Moab, perché aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane. Partì dunque con le due nuore da quel luogo e mentre era in cammino per tornare nel paese di Giuda Noemi disse alle due nuore: “Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Signore usi bontà con voi, come voi avete fatto con quelli che sono morti e con me! Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare riposo in casa di un marito”. Essa le baciò, ma quelle piansero ad alta voce e le dissero: “No, noi verremo con te al tuo popolo”» (Rt 1,6).
Nella sventura ecco che il legame con le mogli dei figli diventa amore filiale: le tre donne si vogliono bene e vogliono rimanere unite, piangono, si abbracciano. Tuttavia la situazione appariva insostenibile: non c’era possibilità per Noemi di dare altri figli come sposi alle due ragazze vedove in base alla legge del levirato secondo la quale se una donna rimaneva vedova poteva diventare sposa del fratello del marito. Pertanto Noemi insiste perché le due donne, che tra l’altro erano “Moabite” cioè provenivano da un popolo pagano, la lasciassero sola per tornare nelle loro famiglie d’origine. «Allora esse alzarono la voce e piansero di nuovo; Orpa baciò la suocera e partì, ma Rut non si staccò da lei. Allora Noemi le disse: “Ecco, tua cognata è tornata al suo popolo e ai suoi dèi; torna indietro anche tu, come tua cognata”. Ma Rut rispose: “Non insistere con me perché ti abbandoni e torni indietro senza di te; perché dove andrai tu andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, morirò anch’io e vi sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole, se altra cosa che la morte mi separerà da te”» (Rt 1,14ss). Incredibile! Non credo che nella storia (e non solo in quella della Salvezza) vi sia mai stata un’altra nuora paragonabile a Rut che mostra di avere una fedeltà veramente eroica.

La forza del soprannaturale

È vero che in molti casi l’accordo tra suocera e nuora nasce spontaneo come prolungamento del legame affettivo che si instaura tra gli sposi, ma è essenziale comprendere questo: solo alla luce dell’Amore Divino il germe atavico del dissidio (sempre in agguato) si può trasformare in virtuoso amore ed affetto filiale! Un legame forte, che ribalta completamente il luogo comune, l’avvilente cliché di suocera e nuora l’una contro l’altra armata.
Che lezione morale per noi che crediamo di comporre le discussioni, di sanare le contese, di appianare le liti in un’aula di Tribunale davanti ad un giudice togato! Si rimane sgomenti e amareggiati nel dover ammettere i fallimenti delle strategie umane per riparare alle tante catastrofi familiari, per dissipare gli oscuri fantasmi che agitano i cuori degli uomini, per ritrovare una quiete e una pace che verosimilmente non possediamo e non siamo in grado dare agli altri. Nei rari casi in cui questa strada, questa via di salvezza viene imboccata e percorsa, non manca mai l’aiuto dal Cielo.
Nel caso di Noemi e Rut è proprio quest’ultima che salva la sua nuova-mamma dalla morte e dal deliquio: «Noemi aveva un parente del marito, uomo potente e ricco della famiglia di Elimèlech, che si chiamava Booz. Rut, la Moabita, disse a Noemi: “Lasciami andare per la campagna a spigolare dietro a qualcuno agli occhi del quale avrò trovato grazia”. Le rispose: “Va’, figlia mia”. Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori; per caso si trovò nella parte della campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlech» (Rt 2,1). Seguendo i consigli di Noemi, Rut (che, non l’abbiamo detto, ma significa “vera amica”) entra nelle grazie del parente più prossimo del defunto marito: «Noemi, sua suocera, le disse: “Figlia mia, non devo io cercarti una sistemazione, così che tu sia felice? Ora, Booz, con le cui giovani tu sei stata, non è nostro parente? Ecco, questa sera deve ventilare l’orzo sull’aia. Su dunque, profumati, avvolgiti nel tuo manto e scendi all’aia; ma non ti far riconoscere da lui, prima che egli abbia finito di mangiare e di bere» (Rt 3,1).

La svolta provvidenziale

Dopo la conoscenza seguì un casto corteggiamento e Rut divenne sposa di quest’uomo retto che prese con sé le due donne. Fu un matrimonio di diritto in base alla legge ebraica, ma fu soprattutto il coronamento felice di ciò che sembrava una disgrazia della vedovanza e della miseria. Dice infatti la Bibbia: «Così Booz prese Rut, che divenne sua moglie. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: essa partorì un figlio. E le donne dicevano a Noemi: “Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare un riscattatore perché il nome del defunto si perpetuasse in Israele! Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia; perché lo ha partorito tua nuora che ti ama e che vale per te più di sette figli”. Noemi prese il bambino e se lo pose in grembo e gli fu nutrice. E le vicine dissero: “È nato un figlio a Noemi!”. Essa lo chiamò Obed: egli fu il padre di Iesse, padre di Davide» (Rt 4,13). Noemi diventa nonna! Inaspettatamente, contro ogni speranza, la sua vita che sembrava avviata ad una fine ingloriosa e triste rifiorisce nel vorticare della fecondità e nel prorompere di un nuovo legame matrimoniale. La Potenza di Dio «che muta la rupe in un lago, la roccia in sorgenti d’acqua» (Sal 114,8), che trasforma ciò che è morte in Vita, non solo annulla il declino di due figure femminili unite da un tragico destino, ma addirittura edifica su di esse la genealogia del Messia!, di Gesù Cristo Nostro Signore, Figlio di Davide!
Dinanzi a tale strabiliante esito i Padri della Chiesa e la Teologia hanno perfino intravisto nella figura di Rut una prefigurazione di Maria Santissima. Il Sacerdote Don Dolindo Ruotolo così ci insegna nel suo libro Maria Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra (p. 150): «Rut ebbe da Booz delicate manifestazioni di stima e di affetto quando essa, in profonda umiltà, si dichiarò sua serva e che non era pari ad una delle sue ancelle. Così fu l’umiltà di Maria nella sua vita interiore dinanzi a Dio. Si credé ultima di tutte le donne... Per l’umiltà con la quale Ruth parlò a Booz, meritò da lui di essere associata alla sua famiglia... Tenui ombre, queste, di quella padronanza che Dio donò a Maria nella Chiesa, che la equiparò per grazia alla suprema padronanza di Dio stesso. Sono ombre, certamente, ma nei secoli lontani erano accenni, piccole linee profetiche del compimento del disegno divino in Maria, umile e alta più che creatura associata per la sua umiltà alle potenze angeliche come padrona che opera nel campo di Dio, con un crescendo di grazia che culminò nelle nozze divine che la resero Madre di Dio. Nessuno può misurare l’umiltà di Maria nel suo sospirare la Redenzione del genere umano. Era come Ruth profumata di tutte le virtù, con l’abito bello della Grazia originale, tutta pura e Immacolata e nella sua umiltà giaceva, come Ruth, a terra implorando la Misericordia divina».
Per analogia, procedendo in tale acuto parallelismo, dobbiamo intravedere in Booz la figura di Dio stesso, il Riscattatore dell’Umanità che attraverso l’Immacolata diventa il Redentore e muta la vicenda mortifera del peccato universale in sublime disegno di Salvezza... Chi l’avrebbe mai detto, Noemi e Rut, binomio virtuoso di suocera e nuora, unite da un affetto che le ha fatte diventare non solo amiche, compagne, ma quasi madre e figlia si ritrovano immortalate nella Sacra Scrittura come prefigurazioni della Vergine Santissima.
Il filo della Storia e la genealogia di Gesù e di Maria intessuto nei secoli dall’Altissimo si dipana come per un misterioso incanto in queste due pie donne.

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits