Come ogni estate di evasione e sballo, anche quella 2015 ha mietuto il suo numero di vittime. Tra le molte opinioni che valutano l’opportunità o meno di chiudere le discoteche, si prenda in considerazione quella, più profonda, di condanna della “cultura dello sballo” che è il prodotto diretto dell’eliminazione di Dio dalla vita umana.
Purtroppo al termine di ogni estate si apprende della morte di giovani in discoteca, per uso di sostanze o per abuso di alcol. Anche il 2015 non si è sottratto alla regola. Dopo questi fatti si apre il solito valzer delle polemiche. C’è chi dice che le discoteche sono luoghi dove si sballa e quindi dovrebbero essere chiuse. C’è, invece, chi afferma che i giovani hanno diritto a divertirsi, occorrerebbe solo più controllo all’interno dei locali da ballo. C’è chi attribuisce la colpa a genitori assenti, incapaci di esercitare il benché minimo controllo sui figli. Forse, analizzando il problema in superficie, si dovrebbe pensare ad una serie di concause più che a una sola causa. Che senso ha, infatti, il controllo in discoteca se poi facciamo leggi che favoriscono il consumo della droga per uso personale? E legalizzare il consumo personale della droga non vuol forse dire ammettere l’attività criminale dello spaccio? Ma quali leggi si potranno fare a tutela dei cittadini, se tra i primi a fare uso di sostanze troviamo una buona schiera di parlamentari? Allora bisogna realisticamente concludere che, se c’è il problema, è perché non esiste la volontà politica di risolverlo.
Se, però, superato l’impatto emotivo, proviamo ad affrontare la questione con maggior profondità, dobbiamo riconoscere che alla radice del problema sussiste la promozione della cultura dello sballo. Questo nuovo mito, che tanto eccita i giovani, consiste nell’abbattimento del limite, nell’abbandonarsi ad una forte emozione, nell’affermare la propria identità attraverso il compimento di azioni esagerate. Tutto sommato niente di nuovo sotto il sole; si tratta di un’esasperata espressione dell’individualismo. Allora, quando muore un ragazzo in discoteca, se proprio vogliamo capire di chi è la colpa dobbiamo farlo percorrendo la pista che conduce agli spacciatori che si trovano ai vertici della criminalità; a coloro che forniscono un’immagine falsa della vita; un’immagine che la presenta come svincolata da ogni legame con Dio e pertanto come fondata esclusivamente sulla materialità del momento presente. In fondo, se la vita viene percepita solo come attimo fuggente, perché non volere tutto e subito o non volere che tutte le pretese diventino diritti?
L’anima, privata di Dio, ha in sé una disperata sete di felicità che, se non appagata, cerca di rimpiazzarLo con surrogati; abbiamo un estremo bisogno di interiorità, di un luogo dentro noi stessi in cui incontrare la Verità di fede e riconoscerla in una persona precisa: Gesù Cristo, figlio di Maria Vergine. Abbiamo un’emergenza che è al di sopra delle altre: allontanare tutte le distrazioni che ci impediscono di guardarci dentro con onestà e riconoscere il nostro vero e profondo bisogno di riconciliarci con Cristo e la Madre sua.
È solo nel riconoscimento del proprio peccato e della propria dipendenza da Dio che si ritrova la pace. È solo se non poniamo limiti alla Sua grazia che scopriamo una dimensione di pienezza interiore. Dio è la prima forma di benessere dell’uomo poiché esso è uscito dalle Sue mani. Basterebbe riconoscere questa semplice verità per gettare all’aria tutte le proposte del mondo, proposte che i Santi consideravano spazzatura.
Se volessimo percorrere questo cammino di redenzione, troveremmo un percorso magnificamente semplificato. Infatti, Gesù, nel Suo sconfinato amore per l’umanità, ci ha lasciato la Madonna come Madre. Prima, però, dovremmo riconoscerci feriti, come il viandante che da Gerusalemme scendeva verso Gerico e incappò nei ladroni che lo percossero, denudarono e rapinarono. Se veramente ci riconoscessimo peccatori e chiedessimo aiuto, il Buon Samaritano, Gesù, immediatamente si chinerebbe su di noi e se ne prenderebbe cura. Verserebbe sulle nostre ferite l’olio ed il vino, immagine dei Sacramenti, che ci accompagnerebbero nel nostro nuovo itinerario intrapreso e ci darebbero forza e sostegno. Non saremmo soli in questo processo redentivo e purificativo della nostra vita, troveremo a fianco Lei, la Vergine Immacolata, che sempre ci assisterebbe con le Sue amorevoli cure e il Suo materno sguardo.
Chiediamo proprio a Lei di ricevere la grazia del pentimento profondo per noi stessi o per facilitare la conversione dei nostri figli o delle persone care che la Provvidenza ci mette vicino e di cui ci affida, in qualche modo, la cura; non dovremmo, però, mai dimenticare un principio fondamentale: il modo più sublime per ottenere la conversione dei fratelli consiste nel lavorare alla propria.