Basterebbe tornare al Decreto sulle virtù che stabilirino la “venerabilità” di Padre Pio per rendersi subito conto di quanto eroica virtù il Santo possedesse. Il suo silenzio di fronte alla calunnia è stato prezioso elemento rivelatore della sua straordinaria santità.
Con tanto gaudio dello spirito, ho letto, nel testo originale latino, il Decreto sulle virtù della Congregazione per le cause dei Santi col quale Padre Pio è Venerabile.
Mi ha colpito un’affermazione del Decreto, breve, incisiva, profondamente significativa: «In calumniis semper tacuit» («Nelle calunnie sempre tacque).
In queste quattro battute è racchiusa tutta la vicenda terrena del Padre: una biografia estremamente ridotta all’essenziale, in esse sta il segreto, la motivazione, il fondamento, la spiegazione della eroicità nell’esercizio delle virtù di Padre Pio.
In questo silenzio si compendia tutto l’eroismo della intera esistenza del nostro Venerabile: in questo silenzio è tutta la eroicità sua!
Ma quale silenzio?
Non il silenzio che indica disprezzo degli altri, orgogliosa superiorità, noncuranza, chiusura in sé, superbia cieca. Qui si parla del silenzio umile, voluto, consapevole, segno di accettazione della volontà divina; silenzio come modalità di un calvario, come scala per raggiungere Gesù sulla Croce, una forma di attuazione della missione di «corridimere», a cui si sentiva chiamato Padre Pio.
È la eco fedele, quasi la ripetizione letterale delle parole del Vangelo, che riportano l’atteggiamento di Gesù, durante la Sua dolorosissima Passione. «E Gesù taceva» dinanzi a Caifa, il quale gli aveva detto: «Non rispondi nulla a ciò che questi testimoniano contro di te?» (Mt 26,63).
A Pilato che gli diceva: «Non odi quanto dicono?», Gesù «non rispose a lui nessuna parola» (Mt 27,14).
Anche ad Erode Gesù «non rispose nulla» (Lc 23,9). Penso al silenzio di san Giuseppe, al silenzioso raccoglimento della Madonna.
Anche Padre Pio ha taciuto, ha sofferto in silenzio, ha perdonato i suoi calunniatori: li ha amati, ha pregato per loro: quando si sta sulla croce con Gesù, non si può fare altrimenti!
Ma fin dalla sua fanciullezza e nella adolescenza, colui che era ancora «Francesco Forgione», assaporò il frutto amarissimo della calunnia. Cominciarono i suoi compagni alla scuola del maestro Angelo Càccavo ad inventare una grossa calunnia nei suoi riguardi. Persino alla vigilia della sua partenza per Morcone, Francesco dové subire l’umiliazione di una menzogna che fece rimanere perplesso il suo parroco don Salvatore Pannullo e che poteva far fallire il viaggio già programmato verso il luogo della sua prima formazione religiosa.
Nell’uno e nell’altro caso, la verità trionfò, ma quelle prime ferite lasciarono il segno nella tenera psiche del ragazzo, un segno destinato ad approfondirsi ed incrudelirsi col trascorrere degli anni.
Le calunnie, le più infamanti, le più ignobili, le più feroci, le più assurde furono scagliate come strali velenosi contro l’innocente: e Padre Pio soffre, prega. Tace!
Si sa che la calunnia è l’ingiustizia che più profondamente ferisce l’animo umano; è quella che maggiormente fa soffrire. La calunnia può essere considerata la forma più raffinata di supplizio che la perfidia, la protervia umana abbia potuto inventare: gli animali non giungono a tanto! Una sofferenza tutta psicologica e morale, ben più atroce di un dolore fisico.
E se pensiamo per un momento alla acutissima sensibilità del temperamento di Padre Pio, alla sua delicatezza, che facevano da amplificatori ad ogni moto del suo spirito, allora potremo avere una pallida idea di quanto egli poté e dovette soffrire nel vedere infangata la sua onorabilità di uomo, di religioso, di sacerdote e, soprattutto, di una creatura ardente di amore verso Dio.
Eppure «mai mi è passato per il pensiero – può confidare al suo Padre spirituale – l’idea di qualche vendetta: ho pregato per essi (=i suoi denigratori) e prego. Se mai qualche volta ho detto al Signore: Signore, se per convertirli c’è bisogno di una sferzata, dalla pure, purché si salvino» (Agostino da San Marco in Lamis, Diario).
La «specialità» di satana
La calunnia è la specialità di satana: lo stesso nome significa il «calunniatore», l’«accusatore».
Quante calunnie contro Gesù? Tutte le possibili false accuse furono rivolte contro di Lui: amico dei pubblicani dei peccatori, indemoniato, bestemmiatore, impostore, amante della buona tavola...
L’azione satanica è rivolta, si prolunga specialmente contro coloro che imitano Gesù, lo seguono fedelmente; contro le persone sante, gli operatori di bene, coloro che, con l’aiuto della grazia, riescono a convertire i peccatori, ossia a strapparli dal dominio del Maligno.
Le agiografie sono tutte intessute di dolorose storie di calunnie feroci, di getti di fango contro uomini di Dio.
Ed anche in questo trionfo della cattiveria umana c’è un disegno divino: le calunnie diventano prove dolorosissime, permesse dal Signore, attraverso le quali purificarsi, salvarsi, santificarsi.
Quando si dice: effetto controproducente...!
Ed è quanto è successo a Padre Pio. Le calunnie sono state l’occasione provvidenziale perché il nostro Padre esercitasse eroicamente le virtù, sia teologali, sia morali, sia le virtù riguardanti lo stato religioso.
Oserei fare una proporzione: la intensità, il grado di cattiveria della calunnia è direttamente proporzionale al grado di perfezione delle anime perseguitate, alla grandezza della missione alla quale un’anima viene chiamata da Dio.
Certamente in mille altri modi ed occasioni Padre Pio ha esercitato eroicamente le virtù: tuttavia è nel silenzio, tacendo, che l’eroismo del Venerabile rifulse in modo speciale.
Eroismo silenzioso
Non basta una fede comune per accettare come arcana Volontà di Dio, come strumento del Suo volere, il torrente di maldicenze, di fanghiglia contro l’intemerata sua esistenza.
Altrettanto eroica hanno reso la speranza e la piena fiducia in Dio di Padre Pio, gli strali velenosi della menzogna che miravano, senza riuscirvi, a portare il Padre sull’orlo della disperazione.
La calunnia, inoltre, occasionò in Padre Pio l’esercizio, il più alto, dell’amore: il perdono, accompagnato dalla preghiera per i suoi crocifissori: «Amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi odia e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano» (Mt 5,44).
E quale nemico più esecrabile del tuo calunniatore?
E la fortezza? Padre Pio esercitò sempre ed eroicamente la virtù della fortezza, specialmente quando le sofferenze morali erano causate da malevoli, «sinistre» voci nei riguardi della sua persona.
Nell’uragano scatenato dalle forze infernali, egli seppe rimanere saldo nella fiducia del Signore: una fiducia che, quando è veramente sincera e profonda, si esprime eloquentemente tacendo, nel silenzio!
Neppure per un momento satana, definito dal Padre con i nomi più pittoreschi, lo ha lasciato in pace: cambiavano le modalità della persecuzione.
Nella prima parte della vita del Venerabile, il diavolo è ricorso alla violenza fisica e morale: «Quel “cosaccio” da verso le dieci che mi misi a letto, fino alle cinque del mattino non fece altro che picchiarmi continuamente. Molte furono le diaboliche suggestioni che mi poneva davanti alla mente; pensieri di disperazione, di sfiducia verso Dio; ma viva Gesù poiché io mi schernii col ripetere a Gesù: vulnera tua merita mea (le tue piaghe sono i miei meriti)» (Epistolario I, 292).
In seguito il «nemico del genere umano» è ricorso alle armi del dubbio, dell’incertezza circa la misericordia di Dio; satana fece scoccare l’ora dell’abbandono, del timore di dannarsi, della paura di non aver corrisposto appieno alla grazia: la terribile ora della notte oscura!
Lo spirito del male ricorse successivamente alla calunnia, che debilita in lenta progressione le energie spirituali, servendosi della abiezione di uomini, donne, uomini di Chiesa, persino confratelli.
Padre Pio tace, soffre in silenzio, prega. Nel suo cuore la eco consolante della beatitudine evangelica: «Beati voi quando vi oltraggeranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male, per causa mia» (Mt 4,11).
Sappiamo bene che quelle false voci, sovente trovarono ascolto, provocando «visite» e provvedimenti dolorosissimi per il venerabile Padre. È del diabolico Voltaire la celebre frase: «Calunniate, calunniate, qualcosa rimarrà!».
E Padre Pio: «In silenzio e pregando accolse i numerosi interventi dell’Autorità ecclesiastica e del suo Ordine» (Decreto sulle virtù): in due righi un calvario senza fine...!
«Vir erat precationis et doloris»: «Era uomo della preghiera e della sofferenza»: io aggiungerei... «...e del silenzio!».
E noi? Cosa facciamo quando gli altri parlano male di noi, mentendo?
Tacciamo per meglio meditare la vendetta? No!
Il silenzio deve essere pervaso di umiltà, preghiera, perdono. Secondo lo stile di Gesù. Secondo l’esempio di Padre Pio, Venerabile.