MODELLI DI VITA
Dalla Liturgia alla Verità. Augustus Pugin
dal Numero 27 del 5 luglio 2015
di Paolo Risso

Di origini anglicano, sprezzante verso la Chiesa Cattolica, si rivela presto un prodigio dell’arte e sarà il suo stesso genio e amore alla bellezza a condurlo sulla via di una sincera conversione. Scoperte le meraviglie dell’arte e della Liturgia cattolica, intuisce che lì soltanto risiede la Verità.

Suo padre era un aristocratico francese emigrato in Inghilterra durante la rivoluzione del 1789 e si era stabilito a Bloomsbury, regione centrale di Londra. Lì si era sposato e lì il 1° marzo 1812 gli nacque un bimbo bello e vivace che chiamò con il nome imperiale di Augustus. Ecco ora l’Inghilterra, pur non sapendolo ancora, aveva un genietto in più: Augustus Welby Northmore Pugin.
Affascinato dalla bellezza
Fu educato come anglicano e protestante in senso stretto. Presto la sua formazione fu segnata da una serie di pregiudizi contro la Chiesa Cattolica, vista come autoritaria e oscurantista e cordialmente disprezzata. Ma fin da ragazzo rivelò una passione per cui Dio sarebbe passato nella sua anima, in fondo retta e desiderosa di Verità. La sua passione era l’arte, la bellezza, anche appresa da suo padre, rinomato illustratore e teorico dell’architettura medioevale.
Cominciò a studiare arte e rivelò un singolare talento. A soli 19 anni già aveva importanti incarichi di lavoro come il disegno di mobili e pezzi decorativi per il castello di Windsor, residenza della casa reale britannica. Impegnandosi nello studio dell’architettura antica, si imbatté in un campo nuovo e per lui inesplorato di riflessioni: la Liturgia cattolica.
Quelle chiese di coloro che per disprezzo erano chiamati “i papisti”, erano edificate per rendere culto e adorazione a Dio e conservare nel dovuto onore la divina reale presenza di Gesù nella Santissima Eucaristia. Tutto quanto i cattolici avevano fatto e continuavano a fare nelle loro chiese era per Gesù, adorato, celebrato, ripresentato in Sacrificio al Padre.
«Con piacere – scriverà Pugin – ho iniziato a scrutare ogni parte di quei gloriosi edifici costruiti per le celebrazioni liturgiche! Allora ho scoperto che le cerimonie liturgiche alle quali ero solito assistere nell’anglicanesimo erano soltanto un residuo freddo e senza cuore di quelle glorie passate. E le preghiere che nella mia ignoranza avevo attribuito alla pietà della riforma anglicana, erano solo frammenti estratti dai riti solenni e perfetti della Chiesa Cattolica [...] In opposizione a tutto ciò, ho osservato la Chiesa Cattolica, che esiste con la successione apostolica ininterrotta, che trasmette da sempre la stessa fede, gli stessi Sacramenti e le cerimonie immutabili, inalterate in tutti i climi, lingue e nazioni».
Tra il 1832 e il ’34 viaggiò per diversi Paesi, per conoscere i principali edifici gotici d’Europa. A Norimberga la chiesa di San Lorenzo lo catturò in modo speciale: all’ingresso rimase avvinto dalla sua magnificenza e dall’esemplarità del gotico tedesco. Si soffermò a contemplare le esili colonne, le vetrate, l’altare maggiore e anche gli altari laterali. Quindi il suo sguardo si fissò sull’immensa ghirlanda di fiori dorati appesa sul presbiterio. Al centro fissò la statua della Madonna nell’atto di ricevere dall’Arcangelo Gabriele l’annuncio della sua divina Maternità.
Così confidò ad un amico, subito dopo: «Io potrei proprio fare mie le parole di Simeone: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto il Salvatore” (Lc 2,29-30)». Ma, andando nelle chiese gotiche, Pugin, sempre più spesso si fermava ad assistere alla Liturgia cattolica e ogni giorno aumentava il suo incanto, sentendo quasi fisicamente il fascino che ne emanava.
«Chi aveva un modo così sublime di pregare e di adorare Dio – pensava – dev’essere nella Verità, la Verità del modo più divino di credere in Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo». Così, come ebbe a dire, «non resistetti a lungo alla forza irresistibile della Verità». Gli stava succedendo che la lex orandi (la regola del pregare) stava per portarlo alla vera lex credendi (la regola del credere).

Cattolico e romano

Aveva poco più di vent’anni, Pugin, ed era già noto persino al palazzo reale di Londra per il suo talento artistico. Ma lui ora diventava segnato e attirato sempre di più da Gesù Cristo e dalla sua Santa Chiesa Cattolica, che emulava gli Angeli nella preghiera, nella preghiera liturgica, nell’arte in cui racchiudeva la sua venerabile divina Liturgia.
«Per più di 3 anni – spiega – ho proseguito con tutta sincerità nello studio di questo così importante argomento, e la forza irresistibile della Verità penetrò nel mio cuore. Ho sottoposto volentieri il mio giudizio fallibile alle decisioni infallibili della Chiesa Cattolica, e abbracciando con mente e cuore la sua fede e la sua disciplina, sono diventato un suo umile ma vero membro fedele». A 24 anni, nel 1836, Augustus Pugin abiurò l’anglicanesimo e diventò cattolico, apostolico e romano.
Spiegherà: «Ho appreso la Verità della Chiesa Cattolica nelle cripte delle antiche chiese e cattedrali europee. Avevo cercato un tempo la verità nella moderna chiesa anglicana e ora ho scoperto che, dal momento in cui si è separata dal centro dell’unità cattolica, aveva poca verità e nessuna vita. Chi è separato dalla Chiesa Cattolica, è separato da Cristo ed è un ramo tagliato dalla vite, destinato a seccare. In questo modo e senza aver conosciuto un solo sacerdote, aiutato solo dalla grazia di Dio e dalla bellezza sovrumana dell’arte e della Liturgia cattolica, ho deciso di entrare nella sua unica vera Chiesa».
Dal quel momento, Pugin consacra la sua arte al servizio della Chiesa, perché ormai non c’era più per lui alcuna distinzione “tra la sua fede e la sua arte”. Il suo talento artistico apparve ancora superiore, quasi un prodigio, nelle cattedrali cattoliche di Birmingham (Inghilterra) e Enniscorthy (Irlanda), in chiese come quella di Saint Gilles a Cheadle (Inghilterra) ma anche nella progettazione di altari e arredi sacri.
Il suo biografo B. Ferrey scrive che di questo architetto si può dire come Davide profetizzò di Gesù: «Lo zelo per la tua casa mi divora» (Sal 69,10), tanto era animato dal desiderio di rivestire di bellezza e di splendore la casa di Dio. Allo stesso modo, egli desiderava con ardore che la Santa Messa e tutte le celebrazioni della Chiesa fossero realizzate a pompa e fulgore, perché per Dio e il Figlio suo Gesù Cristo, il Re dei re, e il Dominatore dei dominanti, nulla deve essere sciatto, ma tutto deve proclamare la sua grandezza e la sua regalità.
Per questo dona ricchi paramenti di porpora e oro per la Messa d’inaugurazione della chiesa di Santa Maria a Derby, e scrive libri su Liturgia e architettura, diventando uno dei più influenti esperti dell’architettura inglese del XIX secolo. A 25 anni, nel 1837, era già nominato professore di Storia della Chiesa a Scott. Nella sua opera principale, dal titolo Contrasti, segna un confronto tra le costruzioni medioevali e gli edifici eretti nel suo tempo e indica decisamente la superiorità delle prime. Impoverendo la fede, si impoverisce anche l’arte e purtroppo anche la Liturgia. Che cosa direbbe oggi?

“La morte è solo un viaggio”

Il 16 ottobre 1834, un incendio immane distrusse quasi tutto l’antico palazzo di Westminster, risalente all’XI secolo. La ricostruzione impiegò diversi anni e nel 1850 mancava ancora il progetto della grande Torre dell’Orologio. Augustus Pugin ora, a soli 38 anni, si trovava gravemente infermo, ma sir Charles Barry decise ugualmente di affidargli il disegno di quest’opera. Pugin accettò dicendo: «Fin tanto abbiamo fiato, dobbiamo lavorare per la buona causa».
Si impegnò al massimo, raccogliendo le sue ultime forze, e sorse grazie a lui, l’imponente Torre del Big Ben, come è più comunemente conosciuta con il suo più famoso orologio del mondo, simbolo della puntualità britannica.
Ma ora lui, appena 40enne, si preparava ad andare incontro a Gesù, che aveva scoperto nell’arte medioevale, tutta un inno alla sua gloria, e ancora di più nella santa divina Liturgia della Chiesa Cattolica, in cui aveva sentito la presenza di Gesù Sacerdote e Ostia e l’esercizio perenne del suo Sacerdozio che non tramonta. Spesso, contemplando le cattedrali e studiando i testi della Liturgia, Pugin aveva meditato sul mirabile duello della vita e della morte, scoprendo con gioia la vittoria del Cristo Crocifisso e risorto: «Victor quia victima», vincitore perché vittima del suo sacrificio.
Ora questa battaglia la vedeva ingaggiata nel suo stesso corpo, convinto però che avrebbe vinto Gesù e lui insieme. Ai suoi cari diceva in quei giorni: «Ho imparato ad amare Gesù Cristo in tale maniera che la morte non ha più per me niente di terribile ai miei occhi. Mi sento rassegnato come se dovessi fare un viaggio». Con questa certezza, ricevuti tutti i Sacramenti, il suo viaggio terreno si concluse il 14 settembre 1852, festa dell’Esaltazione della Croce, nell’incontro con il Volto di Cristo, contemplato ora, non solo negli affreschi dei geni pittorici più alti, ma faccia a faccia, così come Egli è.

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