La situazione che colpisce la nostra Italia lascia intravedere terribili conseguenze a lungo termine, come la crescita smisurata di laicismo, anticlericalismo, anticristianesimo ed altro, se i cattolici perdono di vista le importantissime questioni etiche.
Se si dà uno sguardo alla realtà, senza però restare ingabbiati nelle pastoie della realtà stessa e senza essere influenzati troppo dalle categorie politiche del presente, non si può non restare turbati e perplessi.
Il pensiero illuminista, vero oscurantismo cosmico, la fa da padrone ancora oggi e non solo non viene a patti e conciliazione con la ragione e il bene comune, ma continua a sradicare ogni parvenza di bene in nome dei suoi immortali principi criminali (cf. Robert Kurz, Ragione sanguinaria, Mimesis, 2014). La filosofia illuminista del primato del diritto sul dovere, speculare a quella marxista del primato della prassi sulla teoria, ha creato mostri e generato utopie e distopie a dir poco devastanti.
Tutto lascia pensare che nei prossimi anni si manifesterà in misura sempre crescente il laicismo, l’anticlericalismo e l’anticristianesimo a cui in Europa siamo abituati almeno dal secondo Dopoguerra. Cosa lo lascia pensare in effetti? Molte cose. Non solo e non tanto la virulenza degli attacchi anticristiani di questi ultimi anni, attacchi inauditi per quantità e per qualità, ma soprattutto il fatto che la politica del Continente appare sempre più diretta, attraverso le officine di Bruxelles e di Strasburgo, da parte di centri di potere che nulla hanno a che vedere con i veri problemi delle fasce popolari. Lobby chiuse e sorte per cooptazione tra personaggi ricchi e potenti sono divenuti i veri decisori della politica mondiale, come ad esempio in Francia in cui un gruppo di circa 100 magnati della finanza e del potere spadroneggia e seleziona dietro le quinte i personaggi da lanciare o da bloccare (su questo club paramassonico fa luce un libro completo ed esaustivo: Emmanuel Ratier, Le Siècle. Le premier groupe d’influence en France, Facta, 2015).
Questi tecnocrati, sempre meno legati a questo o quel popolo e sempre più europei e mondializzati, sfruttano l’individualismo già presente nei popoli – oggi più che mai nel segno del consumismo e del carrierismo – per formare una società nuova, secondo i loro piani. Si creano così falsi bisogni e false necessità tra la gente comune e la massa, irretita in una sorta di schiavitù indotta dal sistema, per imitazione e spirito di adeguazione si sente obbligata a fare quello che fanno tutti (per esempio negli acquisti, nel linguaggio, nel vestiario, nelle mode...) e soprattutto nel pensare ciò che “si deve” pensare. Solo con questi perversi meccanismi è stato possibile creare in pochi anni termini del tutto nuovi e sconosciuti, come omofobia e femminicidio, e farli dilagare come un virus tra la gente comune ignara e succube di malattie che per errore prende invece per antidoti (vedi AA. VV., Neolingua, edizioni Circolo Prudhon, Roma 2015).
La cosa che fa più tristezza osservando il mondo cattolico è l’assoluta mancanza di consapevolezza dei veri problemi sociali del giorno, ben più incombenti e gravi della stessa crisi economica e della disoccupazione. In realtà la stessa crisi sociale, morale ed educativa, e il pericolosissimo fenomeno dell’immigrazione di massa, (immigrazione colonizzatrice e sovvertitrice sul piano dei costumi), sono effetti di un sistema liberale-liberista-libertario che va alla deriva. Se infatti non esistono frontiere morali che separano nettamente il bene dal male, neppure avranno più senso delle frontiere tra gli Stati per separare il cittadino dal non cittadino, l’italiano dallo straniero, ecc.
Lo Stato nazionale, oggetto spesso di critiche se paragonato all’Impero sacro medioevale, ha tuttavia garantito per lunghi secoli (XVI-XX) una logica giuridica fondata sul principio (a priori) di identità e di non contraddizione: o si è italiani, o non lo si è. Ma questa logica, corretta e fondata “in re”, doveva saltare, sommersa dal magma del relativismo (sia morale sia giuridico) il quale confondendo tutti i valori e tutte le certezze, nega ogni logica e ogni legittima contrapposizione tra essere e non essere, tra giusto e ingiusto, tra diritto e arbitrio. Se tutti gli abitanti della terra sono italiani, nessuno lo è poiché italiano è divenuto surrettiziamente sinonimo di uomo; e se in Italia tutti gli uomini di ogni nazionalità hanno uguali diritti, a che serve essere cittadino? La cittadinanza non ha più alcun senso, dunque appare più logico sopprimerla come concetto e come fonte di diritti individuali. Il discorso vale per molte altre realtà; più che la cittadinanza è ogni identità culturale definita a parere oggi superata ed inutile. Così, parallelamente, se ogni “amore” è sinonimo di matrimonio, nulla lo è più. Con l’onnipresenza dell’amore si nega la specificità del vero amore coniugale: paradossalmente in nome dell’amore (tra maschi o tra femmine) si sta abolendo il matrimonio e la famiglia.
Come cattolici e come italiani dobbiamo, senza ignorare i problemi politici ed internazionali, o la crisi economica e le altre questioni di attualità, concentrarci sulle questioni etiche poiché esse hanno il primato, sia nella fede (teorica) ma anche nella morale (pratica). Banalità da rammentare: meglio una società in crisi economica, ma senza i flagelli dell’aborto, del divorzio e del matrimonio gay, piuttosto che il contrario. Ed anche la crisi economica o i continui sbarchi sulle nostre coste, debbono essere analizzati da un punto di vista non solo economico-materiale, ma anzitutto etico e morale. L’immigrazione selvaggia attuale divide il campo dei cattolici (e non solo) tra buonisti, fautori dell’accoglienza no limits e severi, fautori dei respingimenti senza se e senza ma.
Non è che per forza bisogna essere al 50% di qua e al 50% di là per essere giusti, anzi... Ma ciò che non viene mai discusso è l’impatto sociale e morale negativo di una immigrazione che in 20 o 30 anni ha colonizzato dal nord al sud il nostro Paese, sottraendo agli autoctoni milioni di posti di lavoro, aumentando la criminalità in tutte le sue forme (dallo spaccio alla prostituzione alla piccola delinquenza urbana...) e creando dei larghi strati sociali e dei veri ghetti urbani né cattolici né italiani (d’origine, nativi). Ignorare la legge è il miglior modo per violarla a piacimento e lo straniero non sempre conosce le leggi vigenti in Italia; se poi finge di non conoscerle è ancora peggio... L’aspetto religioso dell’immigrazione non viene minimamente toccato dalle analisi à la page e il fatto che milioni e milioni di migranti siano mussulmani o a volte buddisti non pare interessare o inquietare nessuno. Salvo poi lamentarsi se costoro, integrati e assimilati (almeno a livello formale), pretendono in seguito di sopprimere il presepe o la festa di Natale dalla scuola elementare del piccolo centro, o peggio vivono more uxorio con 2-3 concubine... In quel caso che si fa?
Dobbiamo continuare a lottare in tutti gli ambiti affinché la nostra amatissima Patria, l’unica in cui Dio ha collocato il suo Vicario in terra, sia resti e in moltissimi casi ormai ridivenga cristiana e contemporaneamente civile e civilizzatrice. A fronte di ciò, tutti i grandi processi economico-sociali del presente, sembrano portarci verso un’involuzione storica senza precedenti. Interessiamoci dunque alla politica, alla cultura, al mondo della scuola (con le tremende regressioni del lavaggio ateo del cervello imposte dall’alto), dello sport e dello spettacolo: ognuno secondo le proprie competenze, necessità e capacità. Ma facciamolo sempre da cristiani, ovvero dando il primato alle cose dello spirito e al bene comune della Patria, bene comune che include necessariamente i principi-faro di sempre, riassunti nel Decalogo e ampiamente spiegati nella Dottrina Sociale della Chiesa.
La cristianizzazione della società comporta inevitabilmente la sua umanizzazione (in senso forte) e il suo rincivilimento. La decadenza della civiltà europea a cui stiamo assistendo trovi in noi delle sentinelle, dei testimoni, dei soldati del bene che – come scudo e spada dell’Italia e della verità – rappresentino le avanguardie del domani.