A. de Benoist
Edizione Circolo Prudhon, Roma 2015, pp. 57, € 6
La sciagurata teoria del gender è in questo primo quindicennio del XXI secolo il luogo in cui al meglio si manifestano due fronti contrapposti e irriducibilmente avversi: i fautori del bene e della pace contro i fautori della violenza e del disordine. Al male non c’è limite (se non la Volontà divina) e al bene neppure: anzi è il solo bene a risultare assolutamente illimitato e assoluto, eterno ed eternamente vittorioso, e non il male. Secondo san Tommaso però Dio potrebbe fare un mondo migliore di quello che ha creato realmente e liberamente, essendo infinita la sua fantasia e la sua potenza; ma questo più di un teologo lo nega poiché crede che altrimenti l’avrebbe già fatto, al posto di questo mondo imperfettamente buono. Questione intrigante e complessa... Si potrebbe anche rovesciarla così: il mondo e l’umanità possono sempre peggiorare poiché si può essere lontani da Dio, ma anche più o meno lontani, e perfino lontanissimi.
L’omosessualità ad esempio è in sé e per sé una negazione dell’eterosessualità (naturale) voluta da Dio e come tale sembra una negazione assoluta (simpliciter), e non superabile. La teoria del gender invece, benché sostenuta soprattutto in ambienti omosessualisti, supera a sinistra l’omosessualità tradizionale: questa ammetteva la differenza sessuale innata tra uomo e donna, pur riconoscendo la legittimità di orientamenti sessuali dismorfici, cioè diversi da ciò che la natura ha stabilito nel sesso biologico.
Il gender supera l’omosessualità poiché tra i suoi errori, mirabilmente descritti dal filosofo Alain de Benoist, c’è la negazione nettissima della stessa realtà del sesso biologico come tale. Nel suo opuscolo sintetico e in un certo senso esaustivo, de Benoist cita molti tra gli slogan dei fautori del gender (i quali auspicano, non dimentichiamolo, la violenza dolce e apparentemente indolore da praticarsi sui bambini nelle scuole di Stato). Eccone un campione sufficiente: «Uomo e maschio potrebbero designare sia un corpo femminile che un corpo maschile; donna e femmina sia un corpo maschile che femminile» (Judith Butler, capofila del femminismo radicale e profetessa dei gender studies); «La natura non è sufficiente a definire la differenza dei sessi [...] La differenza dei sessi non è un semplice dato della natura [...] Non si nasce maschio o femmina. Questo è il punto di partenza di ogni riflessione sul gender» (Eric Fassin); «La teoria del gender come l’omogenitorialità rimette in causa la rappresentazione ancestrale che le donne e gli uomini disporrebbero di una essenza propria che darebbe loro delle caratteristiche specifiche e soprattutto complementari» (Caroline de Haas). Quest’ultima frase è materialmente vera: la teoria del gender e l’omogenitorialità, nella loro assurdità e contraddittorietà, in effetti minano non una o più tradizioni ancestrali umane, ma la Tradizione universale di tutti i popoli della terra, sovvertono i cardini della Morale, giustificano la violenza, la perversione, l’omologazione-schiavitù degli uomini e la soppressione della natura. Se c’è qualcosa che abbatte la natura più dell’atomica, le piogge acide e gli OGM, è la teoria del gender.
La radice filosofica di queste vomitevoli abiezioni sta nel rapporto, falsato appositamente, «tra la natura e la cultura». Certo, come spiega l’Autore, ci sono convenzioni, tradizioni, usi e costumi per individuare il maschile e il femminile che dipendono dalla storia, dalla cultura e dalle credenze dei popoli: potremmo immaginarci una società in cui alle femmine sia associato il fiocco celeste e ai maschi il fiocco rosa, o i capelli lunghi all’uomo e quelli corti alla donna, ecc., ecc. Ma questi elementi culturali, in un certo senso contingenti (Cristo aveva i capelli lunghi...), non negano affatto l’esistenza della natura, cioè della differenza tra l’umanità maschile e quella femminile, tra la natura intima dell’uomo e della donna, perfettamente complementari dal punto di vista biologico-psicologico-sessuale. Negare la natura per sottolineare la discutibilità di alcuni elementi tipici della cultura è un abbaglio così immane che non può avvenire sine ira et studio. E la volontà evidente qui è quella di distruggere, di decostruire la famiglia e in essa la pace e l’armonia della società, umana e cristiana.
Al contrario come ha scritto Michel Schneider, «non si sceglie il proprio sesso e non ce ne sono che due soli». È la logica iniqua dell’iper-capitalismo consumista che vuole l’aumento delle scelte oltre il limite della natura per favorire la logica del mercato e dell’acquisto: anche il sesso biologico oggi è oggetto di compravendita! E moltissimi bambini vengono abortiti perché non sono del sesso desiderato. Nota invece de Benoist che la «differenza di sesso è la differenza più immediata, la differenza prima all’interno del genere umano, ed è altresì quella che permette alla specie di riprodursi». Gli omosessuali in realtà, «sono uomini e donne come gli altri dal punto di vista del sesso biologico. È dunque un abuso di linguaggio qualificare l’omosessualità come terzo sesso». Ma su questo il Filosofo è stato ampiamente superato dalla fantasia dei media (al servizio delle logge) i quali ipotizzano ora anche dei nuovi generi: bisexual, transgender, ungender, queer, e moltissimi altri!
La visione dell’essere umano al di là del sesso di appartenenza è definita una visione giustamente come «negazionista della realtà della differenza sessuale»: per la Butler infatti l’uomo nasce neutro e sarebbe la società a (de)formarlo sessualmente. Oggi quindi dovremmo favorire la nascita di apertissimi e tollerantissimi gay e trans, e non di ottusi e antiquati maschi e femmine, rappresentanti archetipici della società patriarcale, misogina e bigotta!
Gli studi scientifici (non finanziati dai gruppi di potere) ci dicono invece che tutto nell’uomo è sessuato, non solo l’apparato genitale, ma anche il cervello e questo spiega perché «quando li si contraddice, le bambine piangono, i bambini danno calci». D’altronde, «nel corso della vita, gli uomini rischiano di più delle donne, hanno più incidenti, commettono più crimini e atti di delinquenza, sono arrestati più frequentemente, si ammalano di più e muoiono più giovani».
La confusione sessuale di oggi è una delle cause principali della violenza, della depressione, della noia di vivere, della debolezza, dell’odio, dell’ignoranza e dell’immoralità: che qualcuno voglia inculcare queste tendenze nei cuori dei nostri figli deve solo riempirci di orrore. E di coraggio.