ATTUALITÀ
Per un mondo “gay friendly”
dal Numero 17 del 26 aprile 2015
di Lazzaro M. Celli

Sotto la bandiera della tolleranza nei confronti della cultura omosessualista si cela una propaganda dispotica e ricattatoria. Due esempi eloquenti ci sono dati dal provvedimento scolastico preso da una scuola di Piacenza, e da alcune mosse politiche da parte dell’America.

Abbiamo sempre sostenuto che ci sono lobby gay che agiscono sui governi per promuovere la cultura del gender. Si tratta di un progetto in cui l’umanità è ridisegnata non più secondo il pensiero di Dio, ma secondo il capriccio dell’uomo. Al posto di quel «...maschio e femmina li creò», subentra: “L’orientamento sessuale me lo scelgo io”.
La teoria del gender oltre ad essere promossa dalla politica, come con la legge Scalfarotto, o dalla scuola, è favorita anche con l’arma del ricatto. Prima di parlare di quest’ultimo aspetto, il sostegno della scuola alla teoria del gender merita un’attenzione in più. Non bastava la proposta di introdurre il gioco dello scambio dei ruoli negli asili di Milano, dove i bambini mutano la loro identità sessuale, assumendo il ruolo della femminuccia se maschietti e viceversa, adesso a Piacenza è stata introdotta l’ora di autoerotismo. Formalmente si chiama percorso di «educazione alla sessualità e all’affettività», nella sostanza, a giudicare dal libretto consegnato ai genitori, c’è tanto di più. Istruzioni sull’uso dei contraccettivi sia maschili che femminili, sezioni dedicate alla masturbazione, domande sulle trasformazioni del corpo durante la pubertà. In genere questi progetti cominciano con dichiarazioni di principio puntualmente smentite dalla pratica durante le lezioni. Si parla di educare alla tolleranza, alla diversità, si dice pure che il progetto è funzionale alla profilassi medica delle malattie veneree, o ad una gravidanza indesiderata, invece ciò che si vuole distruggere è il modello di uomo secondo natura: maschio, femmina e basta. Purtroppo, la preside della scuola media Italo Calvino di questa città, prima di concedere a due genitori l’esonero dalla lezione per il figlio, ha fatto resistenza; ciò a riprova del fatto che si sta sviluppando una mentalità impositiva verso nuovi modelli di orientamento sessuale.
Se non ci allontaniamo dal tema della scuola e passiamo ad uno scenario internazionale, l’attenzione si ferma su una scuola cattolica del New Jersey, dove la professoressa Praticia Jannuzzi è stata licenziata perché rea di aver pubblicato sul suo profilo facebook, un intervento a favore della Dottrina cattolica sulla famiglia e, dunque, contro il matrimonio gay. Il Provvedimento della scuola denominata “Immacolata” – che evidentemente di immacolato non ha proprio nulla –, è stato motivato dal fatto che l’insegnante promuoveva condotte discriminatorie e intolleranti. Ecco un modo semplice per sancire la fine del dialogo e del confronto e per aprire la stagione della dittatura.
Se passiamo dalla scuola alla politica internazionale, troviamo un modo di promuovere la cultura gay mediante il ricatto. Lo scorso anno, in Nigeria, sono state rapite 250 studentesse dai criminali musulmani di Boko Haram. Le forze americane erano in possesso di informazioni che non sono state mai condivise con il presidente nigeriano. Il motivo sembrerebbe collegato al rifiuto della Nigeria di aprirsi alle unioni tra gay. Niente nozze tra omosessuali, niente risorse per combattere il terrorismo. Un membro di una delegazione americana, mandato in Nigeria dopo il rapimento delle ragazze, ha denunciato ad una agenzia statunitense che le forze americane avrebbero individuato i criminali di Haram, attraverso i satelliti, ma non avrebbero passato la notizia per via del rifiuto appena citato. Il Dipartimento di Stato americano nega questa versione, ma il colonello Steve Warren delle forze armate americane, conferma invece che le informazioni sul caso non sono state volutamente rivelate. Le dichiarazioni del colonnello non sono un caso isolato; anche un vescovo nigeriano, monsignor Badejo, denuncia con molta chiarezza il rapporto tra i mancati aiuti per la lotta contro il terrorismo islamico e il rifiuto del suo Paese di a­dottare una politica omosessualista.
Tutti questi episodi ci forniscono un’idea di come siamo chiaramente prigionieri di un pensiero unico che, in nome di una falsa tolleranza, impone una visione di mondo “gay friendly” nei vari settori dell’agire umano.

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