RELIGIONE
Una micro-società cattolica
dal Numero 4 del 25 gennaio 2015
di Fabrizio Cannone

“Buona dottrina e vita buona” vanno insieme. Ma in che modo conciliarle nel mondo di oggi? Una soluzione coerente è la separazione da tutto ciò che è “mondano”. Una separazione salutare e necessaria, che ha fatto e sempre farà i Santi. Un lavoro serio che parte anzitutto dai genitori.

«La nostra vita deve accordarsi con i dogmi della nostra religione; perché la fede senza le opere è morta (Gc 2,26) e le opere senza la fede sono anch’esse morte. Ed in effetti, una sana dottrina non ci servirà a niente se poi non santificheremo la nostra condotta; e allo stesso modo, una vita morigerata con una credenza errata non ci sarà di giovamento per il Cielo. Bisogna necessariamente unire la buona dottrina alla vita buona» (San Giovanni Crisostomo, Seconda Omelia sulla Genesi).
Ma come fare, oggi, ad unire la buona dottrina alla buona vita, nel contesto della dittatura del relativismo e della democrazia totalitaria che conosciamo?
La buona dottrina sappiamo quale sia: è la Dottrina della Chiesa Cattolica, della sua Sacra Scrittura e della sua santa Tradizione. La Dottrina insegnata dal sommo Magistero ecclesiastico, sulla scia dei Padri della Chiesa, dei suoi Dottori, dei santi e delle sante che hanno illuminato il mondo con il loro sapere. Basterebbe infatti un solo autore cattolico, come il Crisostomo per esempio, per aver da meditare durante una vita intera e per avere sottomano quella dottrina buona, calda e sicura che soddisfa l’intelletto, conforta la volontà, apre la mente e incoraggia all’azione per il Signore e per l’umanità. Ora però non possiamo nasconderci la realtà che ci si presenta innanzi. In quasi tutti i centri di informazione e di formazione culturale, pubblici e privati, come la scuola, l’Università e la stampa di regime, non esclusi neppure moltissimi ambienti con copyright ecclesiale, la buona dottrina è ignorata, criticata, marginalizzata o del tutto bandita. Come si può in un contesto sociale e culturale avverso al Cristianesimo e contrario alle massime salutifere del Vangelo parlare di buona dottrina e di vita buona?
Gesù come sappiamo dalla Sacra Pagina non è venuto a portare la pace nel mondo (intesa come assenza di guerra), ma la spada della divisione e della lotta. Certuni che non amano quel Gesù lì, cioè quello della Bibbia, non si trovano così male nel contesto del relativismo attuale e si fanno in 4 per dichiarare che la Chiesa “non è una cittadella assediata”. Noi invece scorgiamo proprio l’opposto, e ci pare anzi che questo assedio, di tipo più culturale e mass-mediatico che militare, usi sempre più spesso lo stesso potere politico per colpire la Chiesa (cf. leggi anti-omofobia e anti-discriminazione, in realtà anti-Vangelo). Questo assalto anti-cristiano ultimamente sta aumentando gli attacchi, le censure, la propaganda e le incursioni tra i veri discepoli di Cristo.
Non bisogna chiudersi dirà qualcuno, ma bisogna ben intendersi su questa chiusura da evitare. Da molti anni, almeno dal Concilio in poi, si è fatto dell’apertura al “diversamente credente” o al non-credente puro e semplice, quasi un dogma di fede. E i danni di questa apertura indiscriminata, in termini di confusione e di depotenziamento morale del cattolico medio, sono stati fin qui devastanti. Quale chiusura dobbiamo evitare allora? Certamente quella del fariseo che giudicandosi migliore degli altri e quasi impeccabile, guarda il mondo dall’alto verso il basso, disprezzando la plebe e la massa perditionis, sentendosi fiero come un gallo di non essere come gli altri uomini. Questa chiusura in noi stessi e nel nostro orgoglio è da evitare e da fuggire come la peste.
C’è un’altra chiusura però, diversa dalla prima, che deve essere ricercata, e ricercata per ragioni di fede. Santo significa infatti separato. Ma da chi? Non dal peccatore in quanto tale, certo, poiché lo siamo tutti (seppur non tutti allo stesso modo: c’è chi ama Dio ed ha difetti, e chi lo odia, divenendo poi un suo acerrimo nemico). Ma certamente dobbiamo essere separati e lontani dallo spirito anticristico del mondo ateo di oggi. Il cattolico che iscrive il figlio in una scuola cattolica, e il Concilio dice che se può deve farlo, per il fatto stesso fa una scelta di campo che lo esclude dalla scuola maggioritaria, laica e di massa. E andare a Messa ogni santa domenica esclude da altre cose e da altri svaghi e passatempi (il tipico week-end giovanile e mondano). Non frequentare certi ambienti, come la discoteca per esempio, o certi cinema o certi teatri d’avanguardia, esclude il giovane cattolico da molti suoi coetanei eppure è una santa esclusione questa e da elogiare vivamente.
Ma se l’andazzo generale della società volge all’anticristianesimo, è meglio, molto meglio, auto-escludersi piuttosto che essere “aperti” per una sorta di a priori mondano, “conciliare” e di convenienza.
Che i genitori cattolici cerchino di favorire nei figli amicizie sane e cattoliche è giusto o sbagliato? Se è giusto, quelle stesse amicizie dobbiamo favorirle per noi stessi e per gli altri cattolici di nostra conoscenza. Se in tutto ed in ogni scelta valutiamo cattolicamente il contesto cercando sempre di privilegiare per le nostre famiglie un ambiente spiritualmente migliore o meno difforme dalla verità e dai buoni costumi, facciamo bene o male? Conosco un padre di famiglia che ha iscritto suo figlio in una palestra lontana da casa perché l’ha giudicata moralmente migliore di quelle del suo quartiere. Come non pensare che, al di là della validità reale della scelta, il solo aver fatto una scelta più difficile per amor di Dio e delle anime, comporti me­riti per quel papà e grazie speciali di aiuto e di sostegno per quel figliolo? Ci sono ambienti di Chiesa in cui, è triste dirlo, non si respira molto il profumo di Cristo. La carità cristiana forse non mi consente di fare nomi, ma tutti sanno che è così. Ora: è corretto o scorretto prediligere l’ambiente migliore senza ergersi a giudici infallibili ma usando la prudenza, la scienza e il consiglio che ogni cresimato virtualmente possiede? Lutero, anche prima della scomunica, era da fuggire da parte dei buoni cattolici. Così anche oggi vi sono sacerdoti e teologi che è meglio non avvicinare troppo poiché parlano come stolti e come senza-Dio. Se due genitori si rendessero conto che nella tal parrocchia, il tal catechista sta allontanando, pur sottilmente, il proprio figlio dalla via della verità, che dovrebbero fare? Chiedere consiglio certo, evitare di lanciare accuse imprudenti, o di fare campagne di stampa contro qualcuno. Ma anche evitare il contagio prima che sia troppo tardi.
Insomma deve essere un compito serio e importante per tutti coloro che credono in Cristo e nella Chiesa quello di sapersi unire tra di loro e formare delle isole di fede e ciò non sarà imputabile ai cristiani che vogliono ghettizzarsi ma alla società di oggi che ghettizza e perseguita chi non accetta i suoi dogmi. Noi però sappiamo che “la nostra vita deve accordarsi ai Dogmi della religione” e non ai dogmi del mondo ad essi antitetici.

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