Principessa con due desideri nel cuore: non divenire regina e servire degnamente Gesù Cristo; l’ultimo dei quali non fu affatto facile a corte, soprattutto dopo aver sposato un principe vizioso e “libertino”. Vita regale ma crocifissa, offerta e perciò santa. Modello per i potenti e i semplici.
«La mia vita sarà d’ora innanzi un’immolazione la più completa – del corpo, del cuore, dei sentimenti, di tutto, per amore tuo, o Gesù... Io sarò felice di essere tua vittima, o mio Gesù, se così ti piace».
Non è una claustrale che scrive così, ma una principessa trentenne, nata e vissuta nelle corti d’Europa, nota alla più alta società del suo tempo, Maria Clotilde di Savoia, che un giorno – lo speriamo – vedremo elevata alla gloria degli altari.
“Solo per piacerti”
Era nata a Torino il 2 marzo 1843, figlia di Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide d’Austria. In casa, dalla mamma, dai nonni Carlo Alberto e Maria Teresa, re e regina di Piemonte e Sardegna, riceve un’ottima educazione cristiana. È la primogenita degli 8 figli di Vittorio Emanuele, suoi fratellini, ed ella si sente un po’ la mamma, soprattutto quando la loro mamma se ne va troppo presto da questo mondo.
Acquisisce una buona cultura letteraria e religiosa, impara a conoscere le lingue europee, dipinge con gusto, ama la musica e l’equitazione. Ma fin dalla sua tenera età, il suo cuore si stabilisce in Gesù. Giovanissima, legge gli scritti di padre Croiset, di Massillon e di Bourdaloue incentrati in Gesù Cristo.
Mons. Charvaz, nella primavera del 1853, la prepara alla Prima Comunione che riceve l’11 giugno 1853, nel castello di Stupinigi. Quel giorno, Clotilde scrive i suoi propositi che manterrà per tutta la vita. Il primo è di una semplicità e integralità assoluta: «Gesù, io voglio agire solo per piacerti». Al termine della festa della sua Prima Comunione, la nonna, regina Maria Teresa, le domanda: «Che cosa hai chiesto a Gesù stamane?». Clotilde risponde: «Di non essere mai regina». Ma aggiunge pure: «Sono contenta di essere principessa, perché così ho molti doveri».
Da quel giorno, Gesù Eucaristico è il grandissimo Amore della sua vita; non potrà mai più fare a meno di Lui, così come fin da piccola ha imparato a onorare la Madonna con il Rosario quotidiano. La sua vita scorre normale nonostante i lutti familiari fino al 1857, quando giunge al re, Vittorio Emanuele suo padre, notizia che il principe Girolamo Bonaparte, cugino dell’imperatore Napoleone III di Francia, aspira a sposarla.
Il desiderio del principe 40enne, mentre Clotilde ha 15 anni, diventa un’imposizione da parte del ministro Cavour, che a Plombiéres, nel 1858, tratta con l’imperatore di Francia i patti per il suo intervento a fianco dell’esercito piemontese per l’imminente guerra contro l’Austria. Vittorio Emanuele si oppone, ma presto cede alla “ragion di Stato”, lasciando però Clotilde libera di scegliere il suo futuro.
La principessa riflette e prega a lungo, consapevole di ciò che l’aspetta: il matrimonio con un libertino: «E se il Signore volesse servirsi di me, per far del bene a quella gente, perché io dovrei dire di no?». Accetta come un sacrificio, come una vittima. Sarà santa nell’impossibile: così quasi sino alla fine dei suoi giorni, santificarsi nell’impossibile, con una straordinaria grazia di Dio.
Il 30 gennaio 1859, nel Duomo di Torino, Clotilde sposa Girolamo Bonaparte. Il 3 febbraio gli sposi fanno l’ingresso a Parigi. Il volto di Clotilde è più pallido del suo candido vestito di sposa. Sono ad accoglierli l’imperatore Napoleone III e l’imperatrice Eugenia, con la corte di Parigi in alta uniforme.
Alla corte di Parigi
Ha solo 16 anni, eppure si impone con autorevolezza singolare. Coerente alla sua Fede cattolica, si trova subito a vivere un Calvario di incomprensioni e di sofferenze di ogni genere. Suo marito passa intere giornate senza vederla ed ella è costretta a rivolgersi a lui per iscritto. Presto deve riconoscere, scrivendo al suo direttore spirituale, padre Gazzelli, a Torino: «Non so se ci sia un’altra posizione più complicata della mia. Solo con la riflessione, la preghiera, l’abnegazione assoluta, posso andare avanti».
Approfondisce la sua cultura per essere all’altezza della situazione. Per piacere a Girolamo, lo accompagna nel 1861 negli Stati Uniti d’America; nel 1863 in Egitto e in Terra Santa, dove ella indugia a lungo sui luoghi di Gesù, sul Calvario, soprattutto, perché per lei il Crocifisso è tutto e più di tutto. Senza urtare suo marito, razionalista e nemico della Religione, riesce ad avere la cappella e la Messa in casa ogni giorno.
La sua gioia più grande è quando nel 1862, nel 1864 e nel 1866 nascono i suoi tre figli, Vittorio, Luigi e Letizia. Cresce nell’intimità con Gesù e vive per Lui solo e per educare i figli alla sua luce. Evita più che può il fasto della corte, dedicandosi soprattutto alla cura dei più poveri, dei malati negli ospedali che visita ogni giorno. Nelle feste cui è obbligata a partecipare, veste in modo semplice ed è assai riservata. Parigi, la Francia comprendono presto chi è quella principessa, così bella e dolce e tanto diversa.
George Sand, famosa scrittrice, dice di lei all’imperatore Napoleone: «È immagine del candore. Il suo stile mi ha conquistata». Ernest Rénan, miscredente e nemico di Cristo, riconosce: «Clotilde è una santa, della razza di san Luigi, Re di Francia». L’imperatore Napoleone – che ella chiama “papà” – la stima profondamente, come “un’affezionatissima figlia”. L’imperatrice Eugenia è stupita del suo stile, sicuro, disinvolto, ma Clotilde le risponde: «Voi dimenticate che io sono nata alla corte».
Poi viene la sconfitta dei Napoleonidi a Sedan il 2 settembre 1870, sotto il piombo dei prussiani. L’ultima ad andarsene da Parigi, mentre la capitale è già invasa, è proprio lei, che al consiglio di far alzare i cristalli della carrozza per non essere riconosciuta per le vie, risponde: «Paura e Savoia non si sono mai incontrate». A fronte alta, come una regina, non come una fuggitiva, lascia Parigi, mentre gli insorti le rendono omaggio.
Monaca nel mondo
Ripara con la famiglia nel castello di Prangins sul lago di Ginevra. È l’ora in cui offre a Dio e compie il voto di vittima che abbiamo scritto all’inizio. Ma vittima lo era sempre stata. Qualche tempo dopo, suo marito ritorna a Parigi, lasciandola di fatto sola, pensando alla riconquista del potere, divertendosi e trascurando moglie e figli. Ne soffre sino allo spasimo, soffrendo ancora di più perché lì dove dimora manca la Messa e la Comunione quotidiana.
Solo di domenica può recarsi al vicino paese di Nyon, per la Messa festiva, ma lì un giorno incontra il padre Giacinto Cormier, Domenicano, un’autorità nel suo Ordine (oggi Beato), il quale diventa il suo direttore spirituale. Clotilde scopre il Terz’Ordine di san Domenico, il suo stile di studio, preghiera e annuncio del Vangelo ed entra a farne parte con il nome di “suor Caterina del Sacro Cuore”, restando al suo posto nel mondo, dedita ai suoi figli, ai più poveri, a suo marito, così scanzonato.
Ma questi si mette a suscitare un partito napoleonico, che mira a instaurare il potere in Francia, non per il figlio di Napoleone III, ma per sé. Girolamo chiede e pretende che Clotilde, sfruttando la sua popolarità, collabori alla sua impresa. Per la sua rettitudine di coscienza, ella non accetta, e ogni giorno in più che passa si sente sempre più soffocata nella sua vita cristiana.
Pregando a lungo, consigliandosi con il padre Cormier, decide per l’allontanamento dal marito. Nel 1878 lascia Prangins e torna in Italia, stabilendosi a Moncalieri dove vivrà come una monaca nel mondo, con tanta preghiera, la Messa e la Comunione, il Rosario intero alla Madonna, ogni giorno, e tanta carità, per i bambini, i poveri, le madri di famiglia, i sacerdoti. Non ci sarà opera benefica, senza che ella non ci sia di mezzo.
Presto è chiamata la “Santa di Moncalieri”. Chi viene a lei, trova aiuto e conforto, ma è quasi sempre lei che compie il primo passo verso chi ha più bisogno. La vedono in preghiera in parrocchia, a Torino, alla “Gran Madre”, alla “Consolata”, all’“Ausiliatrice”. Sostiene le opere dei sacerdoti – dei santi di Torino – come Don Bosco, don Murialdo, i Canonici Giovanni e Luigi Boccardo, la buona stampa che nasce e cresce. Ella stessa fa catechismo con bontà sconfinata, nella sua casa a Moncalieri, ai bambini che si preparano alla Prima Comunione.
La via della Croce
Per 33 anni, così... Il 17 marzo 1891 a Roma muore suo marito Girolamo. Ella è accorsa a lui ed è riuscita ad avvicinarlo a Dio: è il grande cardinale Mermillod che gli porta gli ultimi Sacramenti. Prima di morire, le chiede perdono di quanti dolori le ha causato. Clotilde gli risponde porgendogli il Crocifisso da baciare.
Apparentemente lontana dal mondo e dalla politica, non ha mai tuttavia temuto di farsi sentire con la voce di Dio che atterra anche i potenti. Quando vede che le leggi che sopprimevano gli Ordini religiosi, approvate nel 1854-’55 in Piemonte, vengono applicate all’Italia intera dopo l’unificazione, senza temere nessuno, neppure la Massoneria che manovra tutto, scrive al re suo padre, parole di fuoco: «L’ultimo giorno giungerà per tutti e allora le cose si vedranno chiare. Non prepararti, papà, dolorosi e terribili rimorsi». «Tutto passa in questo mondo, ma la Chiesa rimarrà inconcussa».
Già nel 1855, quando suo padre, il re Vittorio Emanuele II, benché richiamato a non farlo, dal papa Pio IX e da santi come Don Bosco, firma le leggi che sopprimono gli Ordini religiosi, Clotilde, ragazza di soli 12 anni, aveva offerto la sua giovane vita «per la Santa Chiesa nostra Madre, per tutto ciò che soffre in questo momento, specialmente in Italia, in Svizzera, in Germania». È la principessa che si offre con il Crocifisso, con Gesù Sacerdote e Ostia, sull’altare in riparazione dei potenti dell’epoca, sicura che nessuno potrà prevalere contro la Chiesa.
Quando suo fratello, il re Umberto I, è ucciso a Monza il 29 luglio 1900, l’erede al trono, Vittorio Emanuele III, si rivolge a zia Clotilde per chiederle aiuto e preghiere.
Dal primo all’ultimo giorno, non le manca mai la croce. Al padre Cormier scrive: «La via della Croce diventa ogni giorno di più la mia via. La Croce mi unisce a Gesù. È Lui, Crocifisso, che mi custodisce in tutto, dovunque e sempre. La mia vita è inesplicabile senza di Lui. Non voglio che amare e servire Gesù e Lui Crocifisso: fuori di Lui nulla mi importa».
La sua vita tutta per Lui si riempie di grazie su grazie. È una vera mistica, che vive di Lui, nel silenzio del raccoglimento, facendolo conoscere e amare.
Il 25 giugno 1911, a 68 anni, la principessa Clotilde di Savoia va incontro a Dio. Funerali solenni alla “Gran Madre di Dio” di Torino, prima di essere tumulata a Superga. Discorsi commemorativi alla Camera e al Senato, articoli su tutta la stampa d’Europa, a dire di lei: ammirazione e venerazione senza limiti.
Attendiamo che sia elevata alla gloria degli altari. Modello ai potenti e agli umili. Capolavoro regale di Gesù Cristo Crocifisso ed Eucaristico. E del Rosario di Maria.