Un volto di bambina che nasconde un’anima grande e già matura per il Cielo. Audrey ha vissuto poco sulla terra, quanto basta per imparare a conoscere Gesù ed amarlo eroicamente, sotto gli occhi stupiti e commossi dei genitori e dei conoscenti.
Già il cognome lo dice: i suoi genitori sono di origine americana, provenienti dagli Stati Uniti, ma si erano stabiliti a Parigi, Jerome e Liliane Stevenson, cattolici di fede viva, che sono soliti dirsi semplici parrocchiani che vanno a Messa la domenica. Il 22 marzo 1983 a Parigi nasce Audrey Stevenson, secondogenita di cinque fratelli.
Amore alla croce
La piccola è battezzata un mese dopo la sua nascita, insieme a un suo cuginetto da un prete africano, che alla fine del rito, dice: «Chissà che il Signore non chiami qualcuno di questi bambini alla vita religiosa?». All’istante, la piccola emette un grido che far ridere i genitori e i presenti.
A tre anni, dopo una visita alla casa natale di santa Teresa di Gesù Bambino, dichiara: «Quando sarò grande andrò al Caramel!». Voleva dire “au Carmel” (al Carmelo). Qualche mese dopo, durante la Messa, va a rifugiarsi in un confessionale della chiesa. Quindi spiega alla sua mamma: «C’era là una croce con Gesù inchiodato sopra. Nessuno lo guardava e io invece lo amo».
Con sua sorella Alina, di due anni più grande, frequenta gli incontri dei “Fanciulli adoratori” davanti a Gesù Eucaristico esposto sull’altare: benché ancora piccola, il suo comportamento è edificante. Quando la sua famiglia cambia appartamento, si preoccupa che in ogni camera ci sia il Crocifisso e lei stessa lo provvede.
La sua precocità spirituale sconcerta e incanta. Ha 4 anni quando un giorno la mamma la vede che cammina zoppicando. Come mai? «Ho messo dei pezzi di matita nelle scarpe per fare penitenza con Gesù in croce». Confida alla nonna: «Sono gelosa... Per questo ho deciso che non terrò per me che lo stretto necessario, quello che indosso».
A tavola – ha solo 4 anni – un giorno dice: «Sarebbe bene che nella nostra famiglia, prima del pranzo dicessimo il Benedicite». Tutta la famiglia si alza per pregare prima di prendere cibo. Ai suoi genitori un giorno dice: «Non sarebbe più bello se noi figli vi dessimo del voi?». I fratelli accettano subito.
Dopo la visita a dei parenti che hanno una bambina handicappata, Audrey confida alla mamma: «Sono stata molto volentieri a casa di Paolina: è come la zia Rosa, ma Gesù le ama molto, come predilette». Non solo sa essere generosa, ma previene i desideri dei suoi cari, come quando una mattina dice alla sua mamma: «Posso preparare io la colazione ai fratellini, così tu potrai stare un po’ con Gesù a pregare». In una parola, ella influenza tutta la famiglia con il suo senso del soprannaturale, con il suo amore a Gesù, vivo in lei. sempre più vivo e irradiante.
A 5 anni si impegna, durante una missione “stile santa Teresina”, a pregare tutti i giorni per un prete come soleva fare la Santa di Lisieux. Ha fretta di accostarsi alla sua Prima Comunione e riesce a prepararsi assai bene con l’aiuto della mamma e... di Gesù stesso che le parla al cuore.
Vengono due preti a esaminarla, visto che non ha frequentato alcun corso di catechismo, ma ella risponde con intelligenza a tutte le domande. Il 15 agosto 1989, a sei anni di età, Audrey riceve per la prima volta Gesù Eucaristico nella Comunione presso la grotta di Lourdes. Promette e offre a Gesù il suo impegno ad amarlo al massimo, anche se gli costasse di soffrire, come Lui ha patito sulla croce.
Ormai è una bambina tutta invasa da Gesù: non farà che crescere in Lui, molto velocemente, e irradiarlo a chi avvicina.
Stile di vita
Sì, ella ha il senso delle cose essenziali e una vita cristiana già molto intensa, ma proprio per questo è piena di gioia, vispa e intelligente.
A scuola e nel vicinato ha tante amiche, che ella guida come una leader, senza imporsi, solo con il suo singolare ascendente, quasi un’autorevolezza verso chi incontra.
In casa obbedisce sempre ai suoi cari, eppure sa trascinare con il suo stile, con la sua “autorità” che le deriva dal “mondo di Dio”. A volte sembra leggere nei cuori e gli adulti che lo provano ne sono intimiditi, qualche volta sgomenti. Quando ha solo 4 anni, nella sua famiglia sta per arrivare un’altra creatura: “Come sarà? Maschio o femmina? Come lo chiameremo?”. Le discussioni in merito proseguono, fino a quando interviene Audrey che proclama sicura: «Sarà un maschietto e lo chiameremo Gregorio».
Come di fatto avviene ed ella considererà Gregorio come il suo prediletto. Ama la natura, i fiori, gli uccelli. Quando la famiglia si stabilisce a Saint-Cloud per disporre di un ampio giardino, ella ne è lieta, ma è dispiaciuta perché viene iscritta a scuola in una classe in cui si annoia molto.
Ma fa anche presto a stringere amicizie al di là della sua famiglia, in special modo con un bambino della sua età che è intensamente amico di Gesù come lei, e con due giovani persone adulte, che la ascoltano molto e che ella eleva singolarmente a Dio.
Verso il Cielo
Dopo la sua Prima Comunione a soli sei anni Audrey si ammala di polmonite. È appena nata la terza figlia, Beatrice, ed ella non può avere la mamma a curarla e a starle vicino. Accetta di stare quasi tutta la giornata da sola nel suo lettino, senza lamentarsi, offrendo tutto a Gesù.
Guarisce, ma durante le vacanze dell’anno successivo, nel 1990, si scopre nel suo corpo una leucemia molto seria. Intraprende la chemioterapia, che sopporta e offre in silenzio. Gesù le parla dentro ed ella parla a Lui. Per non inquietare sua madre, nasconde le sofferenze: «Ho soltanto un po’ di male», dice, anche se gli effetti secondari della cura sono penosi. Audrey perde i suoi bellissimi capelli biondi, la sola cosa che trovava di bello nel suo aspetto.
Con il suo buon umore che non le manca, nonostante tutto, spiega ai suoi cari: «Così farò due volte il sacrificio dei capelli: la prossima volta, quando entrerò al Carmelo, come santa Teresina». Intanto una buona signora le dà lezioni perché non rimanga indietro negli studi. La bambina è insaziabile di imparare e di sapere. Nel medesimo tempo, offre a Gesù il suo soffrire con tutte le intenzioni per gli altri, per la Chiesa, per i sacerdoti, per i lontani da Dio, per i suoi compagni di scuola.
Nel frattempo, un gruppo che si riunisce il martedì sera, genitori e ragazzi per pregare e crescere nella fede, si ingrandisce di continuo. Uno dei partecipanti scrive una preghiera, in forma di acrostico a partire dal nome di Audrey: questa preghiera, dietro un’immagine della bambina, si diffonde ancora oggi nel mondo.
All’ospedale Robert Debré, sperimenta una sua “Via Crucis” assai dolorosa. La piccola malata soffre per il clima impersonale, piuttosto formale, che la circonda, ma anche questo diventa offerta; presto però i medici e gli infermieri sono toccati dentro da questa piccola di 7-8 anni, così diversa e luminosa dagli altri ospiti.
Vuole l’Estrema Unzione perché sa che la sua ultima ora è ormai vicina, ma quando sta per arrivare il sacerdote ella piange e geme di dolori atroci. Solo quando ha ricevuto il Sacramento, tutta aggrappata al Crocifisso, si rasserena e si ritrova in pace. Le cure – le iniezioni lombari per esempio – sono spesso durissime: Audrey vuole esserne informata almeno un’ora prima, per prepararvisi pregando e offrendo. Allora dice alla mamma che è presente: «Mamma, offriamo tutto per papà, per lo zio M., per le suore di Bordeaux, e le loro vocazioni... per i peccatori... per la santificazione dei sacerdoti. Santa Teresina faceva così».
Il fratellino Henry, di 5 anni, le offre il midollo per il trapianto, fiero di far guarire Audrey... Durante tutto questo tempo, isolata da tutti, ella canticchia per conto suo: «Quanto sono belle le tue opere, Signore». Il trapianto sembra riuscire. I capelli ricrescono, forse potrà anche andare a casa presto, ma ella è senza forze. I medici dicono ai genitori che la sua vita ormai sarà molto breve.
I genitori, con infinita dolcezza lo comunicano alla figlioletta, la quale ascolta in silenzio, poi sorridendo conclude: «Ebbene, noi faremo come gli uccelli che volano nel cielo: vivremo un giorno solo per volta». A questo punto, i genitori la portano a Lourdes, alla grotta della Madonna, là dove ha ricevuto la Prima Comunione.
Quindi, la portano a Roma, dove tutti insieme hanno il privilegio di partecipare alla Messa privata del papa Giovanni Paolo II e di essere ricevuti da lui. Audrey si alza dalla sua carrozzella e scambia alcune parole molto intense con il Vicario di Cristo. A ritorno in Francia, ha la gioia di incontrare la sua classe di scuola. Saluta e sorride a tutti, quindi va a Chateauneuf de Galaure a visitare la camera dove nel 1981 è spirata Marta Robin. Lì si impressiona ancora di più che alla Messa del Papa: «Qui – dice –, o mamma, è come se noi fossimo già in Cielo».
Ancora una tappa in Normandia, per salutare cugini e nonni ai quali diffonde pace e luce. Infine, rientra nella sua casa a Saint-Cloud. Saluta fratelli e sorelle che non si rendono conto che è l’ultima volta che la vedono e le parlano. Ora ha anche ricevuto la Cresima e non ha affatto paura di morire, anzi attende con gioia il giorno dell’incontro con Gesù, per il Quale solo aveva vissuto la sua vita così breve e ardente.
Va incontro a Lui il 22 agosto 1991, ottava dell’Assunzione di Maria in Cielo in anima e corpo, festa di Maria Regina. Davvero il Cielo che le si apre.
Dopo la sua morte, si comincia presto a invocare la sua intercessione. Ragazzi che la conoscono e la pregano, entrano in Seminario. Come per santa Teresina, sembra che ora cominci la sua missione dal Cielo. Poche settimane prima di morire, Audrey Stevenson aveva scoperto con gioia le parole di Teresina morente: «Io non muoio, ma entro nella Vita». La Vita vera.