ATTUALITÀ
Maternità surrogata
dal Numero 31 del 3 agosto 2014
di Lazzaro M. Celli

Sotto il pretesto della scelta del “male minore” per dar soluzione a vari problemi sociali, si stanno affermando le leggi più inique. Il male dilaga, mentre i problemi, lungi dal trovare soluzione, divengono ancora più ampi e complicati. è il caso anche della “maternità surrogata”.

Ai miei tempi, prima che l’aborto diventasse una triste realtà, si diceva che legalizzarlo significava scoraggiarne la pratica clandestina, spesso in condizioni igieniche e sanitarie pericolose per la salute della donna. Invece il tempo ha dimostrato come quell’argomentazione fosse usata solo per convincere la gente a votare a favore dell’interruzione volontaria della gravidanza, visto che l’attività clandestina continua inesorabile il suo corso. L’unica cosa mutata è che, al posto della vecchia figura di levatrice andata in soffitta, ci sono ginecologi dove, in cliniche private, appartamenti, scantinati o soffitte “adibite” ad ambulatori ginecologici, continuano ad essere procacciatori di morte.
La storia si ripete. Quasi trent’anni fa (1985), le coppie che desideravano adottare un bambino, per velocizzare la pratica, preferivano seguire piste non ufficiali: si rivolgevano a dubbie associazioni dietro lauto pagamento. Queste, sfruttando una rete di collegamento in Paesi esteri, riuscivano a soddisfare l’istanza. Insomma l’adozione era diventata un affare di mercato. Quando s’intravide la possibilità della maternità surrogata, si sostenne che il suo ricorso avrebbe eliminato sia la richiesta di adozione a controversi sodalizi, in odore di attività criminale, sia inutili spostamenti all’estero per prelevare il bambino. Ricordiamo che la maternità surrogata consiste nel legalizzare la pratica di fittare l’utero di una donna, a cui si commissiona la gestazione del futuro bambino, immettendo nel suo interno un ovulo fecondato in vitro dai genitori “genetici”, mentre la mamma in affitto, resta tale solo per nove mesi. In Inghilterra, come in altri Paesi, da qualche anno si fa già così.
Il riconoscimento di adozione di un bimbo alle coppie omosessuali ha prodotto, poi, un aumento della domanda di maternità surrogata, solo che, per gli evidenti limiti naturali, solo un genitore potrà fornire una parte del patrimonio genetico; l’altra sarà di un estraneo/a alla coppia.
Resta il problema. La legalizzazione di tale pratica, adottata in Inghilterra come altrove, non è stata un deterrente né per eliminare la commercializzazione degli esseri umani, né per evitare che le coppie si rechino all’estero e ciò conferma che riconoscere rilievo legale a tutti i desideri/capricci della gente non è soluzione del problema. La legislazione inglese, infatti, dà alla donna “affittata” la possibilità di avere l’ultima parola e, così, nonostante le sia stata commissionata la gestazione di un bimbo, potrebbe accadere che la madre surrogata si affezioni al piccolo che ha portato in grembo nove mesi e, al termine della gravidanza, rifiuti di dare il figlio ai committenti, provocando una frustrazione emotiva dei genitori genetici, che proprio sul più bello vedono infrangersi i propri sogni. Tutto questo ha spinto a ricercare soluzioni in Paesi esteri, come l’India, dove alla donna non è riservato lo stesso diritto riconosciuto alla donna inglese; ella non può avere l’ultima parola. Una volta trovato l’accordo, infatti, deve cedere il neonato.
Su una somma che oscilla tra le 13.000 e le 20.000 sterline, 3-5.000 vanno alla madre “affittata”.
L’arruolamento. Le donne indiane sono assoldate da clandestini che lavorano per cliniche illegali e le reclutano tra i quartieri più poveri della città o le zone di periferia più depravate. Abusare della disperazione delle persone è un vecchio modo per esercitare su di esse una forma di violenza. Infatti, molte reclutate sono costrette ad accettare perché spinte dalla condizione di miseria in cui vivono, non per una scelta realmente libera. D’altra parte la prospettiva di guadagno, vuol dire risolvere i problemi economici di una vita, per sé e per la propria famiglia.
L’illusione svelata. Anche in India, però, non mancano problemi sanitari e legali, come, per esempio, procurarsi il passaporto per il neonato. La cosa costringe la coppia committente a restare ferma sul posto per diversi mesi e sganciare altri quattrini, per questo si cercano nuovi Paesi, con leggi sempre più “snelle” per l’adozione, dove tutti i desideri vengono esauditi nel modo più veloce possibile.
Riusciremo a comprendere che la soluzione dei problemi non sta nel percorrere la strada della trasgressione delle leggi naturali, stabilite da Dio?

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