CATECHESI
La caduta d’origine
dal Numero 22 del 1 giugno 2014
di Don Leonardo M. Pompei

La dottrina cattolica del peccato originale è quanto mai necessaria all’uomo per capire se stesso e collaborare con la grazia di Cristo ottenuta col Battesimo alla propria salvezza. In passato c’è stato chi ha deviato, frainteso o avversato tale dottrina e diversi Concili hanno infine definito ciò che è da credersi.

(seconda parte)
Appurato che il primo uomo è stato creato direttamente da Dio e che tutto il genere umano da lui discende, bisogna ora approfondire, dal punto di vista dogmatico, l’importantissima dottrina sul peccato originale. Essa è stata varie volte ignorata nel corso della storia ed in questi ultimi tempi lo è in maniera quasi totale, anche da parte di non pochi fedeli facenti parte del Corpo Mistico di Gesù. La sua dimenticanza determina due complementari errori: una visione troppo ottimistica dell’uomo e della sua supposta “bontà” ed una non meno perniciosa concezione idolatrica dell’uomo medesimo, che si considera capace di darsi la Salvezza da se stesso e di costruire un mondo a sua immagine, con le sue sole forze e senza il necessario aiuto di Dio.
Il primo grande eretico che ignorò la dottrina sul peccato originale fu il monaco Pelagio (360-420), il quale – semplificando molto in sintesi – sosteneva che il peccato originale fu un semplice “cattivo esempio” dato dai nostri Progenitori ai loro discendenti e che pertanto l’uomo può e deve santificarsi esclusivamente in base ai suoi sforzi ascetici, di cui Gesù ha dato “buon esempio” e con i quali può tranquillamente raggiungere la perfezione.
Papa Zosimo, nel 418, convocò un sinodo a Cartagine, dove – presenti circa 200 vescovi – furono emanate le seguenti sentenze di natura dogmatica (Denz. 222-230): 1) è eretico chi afferma che la morte è una necessità della natura e non una diretta conseguenza del peccato originale (come voleva l’eretico Celestio); 2) è eretico chi afferma che non si devono battezzare i bambini “in un tempo attiguo al parto” (e non, come oggi è diventato costume, sei, sette, dieci, dodici mesi dopo...); 3) è parimenti eretico chi afferma che i bambini morti senza Battesimo vivano beati in qualche posto del Paradiso (Denz. 224. In base a questa affermazione, si comprenda come è estremamente difficile negare l’esistenza di ciò che la Tradizione ha chiamato Limbo, dove appunto vanno, senza soffrire ma anche senza godere la visione beatifica, i bambini non battezzati e dove dunque si trovano il miliardo di anime di bambini abortiti negli ultimi 50 anni in tutto il mondo...); 4) è eretico chi afferma che la grazia di Dio serve solo a rimettere i peccati commessi e non anche ad aiutarci a non commetterne di ulteriori; 5) è eretico chi afferma che l’unico scopo della grazia è illuminare l’intelletto nella conoscenza del bene e non anche dare alla volontà la forza e la capacità di compierlo; 6) è eretico chi afferma che senza la grazia l’uomo, grazie al suo libero arbitrio può compiere il bene, limitandosi la grazia solo a renderne meno difficile l’esecuzione; 7) è eretico chi pensa di essere senza peccato (cosa di cui una montagna di fedeli sono oggi convinti, sia in linea teorica che, più spesso, dal punto di vista pratico); 8) in questo senso è eretico anche chi afferma che la frase del Padre nostro “rimetti a noi i nostri debiti” viene detta solo per umiltà e non perché l’uomo, anche se giustificato, pecca quotidianamente.
Si badi che tutte queste affermazioni sono perentorie e vincolanti. Chi ha la pazienza di andarle a leggere, vedrà che ciascuna di esse è corredata da quella postilla, un tempo molto utilizzata, “anathema sit”, ovvero “sia scomunicato”. Nel senso che chi fa affermazioni quali quelle singolarmente condannate, si deve considerare, ipso facto, fuori della comunione della Chiesa, ovvero formalmente eretico.
Volendo sintetizzare, ecco cosa insegna la Chiesa sul peccato originale. Fu un peccato gravissimo, commesso da Adamo come capostipite del genere umano, che si trasmette per propagazione, nell’atto del concepimento, come vero peccato (“peccato trasmesso ma non commesso”). Da esso è immediatamente e causalmente derivata la morte di Adamo e di tutti i membri del genere umano. Questo peccato fa perdere la grazia e può essere tolto solo con il sacramento del Battesimo. Chi muore senza aver ricevuto il Battesimo, essendo privo della grazia, non può accedere alla visione beatifica. Conseguentemente è da riprovare il dilazionare il Battesimo ad un tempo “non attiguo” al parto delle nuove creature (il Catechismo di san Pio X avrebbe specificato massimo entro i primi dieci giorni). Anche una volta rimesso, il peccato originale lascia delle conseguenze molto gravi nell’uomo. Anzitutto una grande difficoltà nel discernere il bene dal male. Inoltre una vera impossibilità – di fatto – di compiere il bene (ovviamente il bene meritorio della Vita eterna, non un bene semplicemente umano) senza l’aiuto della grazia. Un’inclinazione al male che permane nell’uomo “vita natural durante” e che, senza l’aiuto della grazia – che fortifica l’anima e la corrobora per lottare contro i peccati futuri – è inesorabilmente destinata ad aumentare fino a trascinare l’uomo al peccato mortale, come avrebbe puntualizzato più tardi san Tommaso d’Aquino sulla scia di sant’Agostino. Di modo che, senza la grazia, è impossibile che l’uomo non pecchi mortalmente. Infine, chi pensa di essere senza peccato, come afferma san Giovanni, inganna se stesso. A causa dell’inclinazione al male che permane nell’uomo, infatti, è impossibile – senza una straordinaria grazia di Dio – non commettere dei piccoli peccati (unitamente a innumerevoli imperfezioni), per cui affermare di essere senza peccato è atto di gravissima superbia. Se ci sembra di essere senza peccati non è perché non li abbiamo, ma perché non li vediamo. E questo, generalmente, dipende da colpevole carenza di formazione della propria coscienza.
Penso che sia semplicemente pletorico commentare come questa dottrina sia oggi stata pressoché totalmente dimenticata fino ad apparire obsoleta. Si ricordi però che le affermazioni dogmatiche non cambiano e non possono affatto cambiare col passare del tempo. Se erano vere nel quinto secolo, lo sono tuttora. E se allora dovevano essere credute e osservate sotto pena di perdere la comunione con la Fede divina e cattolica, non meno la si perde qualora le si disattenda oggi comportandosi come se non esistessero.
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