ATTUALITÀ
Ungheria: una luce nell’Europa del XXI secolo
dal Numero 17 del 27 aprile 2014
di Federico Catani

L’esito delle ultime elezioni ungheresi dimostra che anche nel XXI secolo è possibile un riscatto, improntato sulla difesa dei valori tradizionali e perenni della Fede, della Patria e della famiglia.

Lo scorso 6 aprile si sono tenute le elezioni politiche in Ungheria. Il Paese danubiano, ricco di storia e di tradizioni, pur stando ai margini della geopolitica europea e mondiale, costituisce da qualche anno a questa parte un punto di riferimento per tutti coloro che non vogliono assoggettarsi ad un’Europa ed un Occidente controllati dalla finanza e dai gruppi di potere massonici. Dall’ultima tornata elettorale è nuovamente uscito vincitore Viktor Orban, leader del partito nazional-conservatore Fidesz, che ha riottenuto i due terzi dei seggi in Parlamento. Questa vittoria rappresenta una speranza per tutto il mondo occidentale e per l’Europa in particolare. Il motivo è semplice. Orban viene considerato un populista autoritario, pericoloso per la democrazia e la libertà. Sebbene tutto ciò sia falso, certamente si tratta di un segnale positivo. Se infatti i giornali laicisti e di sinistra, prostrati ai poteri forti, hanno tale percezione, vuol dire che qualcosa di buono nel premier ungherese c’è. E infatti, quel che non si perdona a Orban è la Costituzione voluta dal suo partito ed entrata in vigore nel 2012. Una Costituzione che illumina l’oscurità in cui siamo immersi. Una Costituzione che rappresenta una luce nelle tenebre attuali. Innanzi tutto si tratta di una Carta che non teme di nominare Dio e di invocarlo affinché benedica l’Ungheria. Peraltro, tutti i responsabili dell’Assemblea Nazionale chiamata a redigere il testo si dicono – e questo è messo nero su bianco – consci della loro responsabilità proprio di fronte a Dio. La Legge fondamentale dello Stato ungherese si apre con un preambolo che sottolinea i princìpi su cui la Nazione si fonda. Ne riportiamo ampi stralci, giusto per avere ben chiara l’idea del perché i burocrati di Bruxelles ce l’hanno tanto con Orban (che peraltro è sì filo-occidentale, ma senza per questo cedere alle recenti derive anti-Putin).
«Noi membri della nazione ungherese, all’inizio del nuovo millennio [...] enunciamo quanto segue: Siamo orgogliosi che il nostro re Santo Stefano mille anni fa abbia dotato lo Stato ungherese di stabili fondamenta ed abbia inserito la nostra Patria nell’Europa cristiana. Siamo orgogliosi dei nostri antenati che combatterono per la conservazione, per la libertà e per l’indipendenza del nostro Paese. [...] Siamo orgogliosi che, nel corso dei secoli, il nostro popolo abbia difeso l’Europa combattendo e, con il suo talento e la sua diligenza, abbia contribuito alla crescita del suo patrimonio comune. Riconosciamo il ruolo del cristianesimo nella preservazione della nazione. Rispettiamo le diverse tradizioni religiose del nostro Paese. Promettiamo di mantenere l’unità intellettuale e spirituale della nostra nazione lacerata dalle tempeste del secolo scorso. [...] Ci impegniamo per la cura e la protezione del nostro patrimonio, della nostra lingua unica, della cultura ungherese, delle lingue e delle culture delle minoranze nazionali in Ungheria, dei tesori della natura e quelli frutto del genio umano nel bacino dei Carpazi. Siamo responsabili per i nostri discendenti e pertanto, con uso oculato delle nostre risorse materiali, intellettuali e naturali, salvaguardiamo le condizioni di vita delle generazioni future. [...] Dichiariamo che la dignità umana è la base dell’esistenza umana. [...] Dichiariamo che il quadro principale della nostra convivenza sono la famiglia e la nazione, che i valori fondamentali della nostra coesione sono la fedeltà, la fede e la carità. Dichiariamo che il fondamento della forza della comunità e dell’onore di ogni persona sono il lavoro e l’opera dell’intelletto umano. Dichiariamo essere un obbligo l’assistenza ai bisognosi e ai poveri. [...] Onoriamo le conquiste della nostra costituzione storica e la Sacra Corona, la quale incarna dell’Ungheria la continuità costituzionale dello Stato e l’unità della nazione. Non riconosciamo la sospensione della nostra costituzione storica avvenuta sotto occupazione straniera. Neghiamo la prescrizione dei crimini disumani commessi contro la nazione ungherese ed i suoi cittadini durante le dittature nazionalsocialista e comunista. Non riconosciamo la costituzione comunista dell’anno 1949, perché fondamento di tirannia e ne dichiariamo perciò l’invalidità. [...] Dichiariamo che, in seguito ai decenni del XX secolo che hanno portato ad una decadenza morale abbiamo inevitabilmente bisogno di un rinnovamento spirituale e intellettuale. [...] Crediamo che i nostri figli ed i nostri nipoti, con il loro talento, perseveranza e forza d’animo di nuovo innalzeranno l’Ungheria. La Legge Fondamentale è la base del nostro ordinamento giuridico: un patto tra gli ungheresi del passato, del presente e del futuro. Un quadro vivo che esprime la volontà della nazione, la forma secondo la quale vorremmo vivere. Noi, cittadini d’Ungheria siamo pronti a fondare l’ordine del nostro Paese sulla cooperazione nazionale».
Come si vede, si lancia un messaggio ben preciso, ovvero il recupero del vero spirito e della vera identità ungherese. Visti i tempi che corrono, non è poco. Tra l’altro, la Costituzione mantiene la separazione (che non è ostilità, ma anzi fruttuosa collaborazione reciproca) tra Stato e Chiesa, tuttavia fa riferimento al ruolo svolto dal re santo Stefano, fondatore dell’Ungheria cristiana, da lui consacrata alla Madonna. E la Corona di santo Stefano, che si conserva in Parlamento, è ufficialmente riconosciuta come simbolo della Nazione. Il suo uso per l’incoronazione dei sovrani d’Ungheria è documentato sin dal XIII secolo e per questo essa è divenuta il simbolo della legittimità dei re e quindi dello Stato. Non è un caso che tra le feste nazionali la più importante sia proprio quella di santo Stefano. Ma la Costituzione riconosce festivo anche il 23 ottobre, anniversario della rivolta ungherese del 1956 contro i sovietici.
Nella Legge fondamentale si afferma poi esplicitamente la tutela dei valori non negoziabili. Viene difesa la famiglia naturale, contro ogni forma di unioni omosessuali o di libere convivenze («L’Ungheria tutela l’istituto del matrimonio quale unione volontaria di vita tra l’uomo e la donna, nonché la famiglia come base della sopravvivenza della Nazione»). Si protegge la vita, contro ogni forma di propaganda e politica abortista («La dignità umana è inviolabile. Ogni uomo ha diritto alla vita ed alla dignità umana, la vita del feto va protetta fin dal concepimento»). Si garantisce la libertà di educazione, contro ogni forma di indottrinamento ideologico («I genitori hanno il diritto di scegliere l’educazione da dare ai propri figli»). Si stabilisce pure il principio di solidarietà generazionale all’interno della comunità familiare («I figli maggiorenni sono tenuti alla cura dei propri genitori in stato di bisogno»). La Nazione infatti è una famiglia più grande, che sopravvive se c’è una vera, sincera e fattiva comunione d’amore tra chi la compone. Il bene della Patria deve prevalere sugli interessi di parte, così come il bene comune deve avere la priorità sugli egoismi individuali. E poiché l’Ungheria uscita dalla dittatura e dall’occupazione sovietica è tornata alle sue radici e si è rinnovata, il partito comunista è stato dichiarato fuori legge.
A tutto ciò va aggiunto che Orban contrasta il Fondo Monetario Internazionale, difende gli interessi della Patria ungherese contro la tecnocrazia massonica europeista (pur restando nell’UE), ha ridato in mano ai suoi concittadini la Banca Centrale, recuperando così piena sovranità monetaria, ha ridotto le tasse e aumentato i posti di lavoro. Ha creato anche un sistema di controllo verso la Corte Costituzionale, la magistratura e la stampa, tutelando la verità e difendendo gli ungheresi dalla cattiva informazione e dalle mefitiche ideologie di Sinistra. Provvedimenti, questi, approvati dalla maggioranza della popolazione, compatta nel difendere la propria storia. Insomma, ciò che accade in Ungheria dimostra che anche nel buio XXI secolo è ancora possibile riscattarsi, recuperando i valori della Tradizione e mettendo al primo posto Dio, la Patria e la Famiglia.

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