Una giornata di studio per ricordare l’insigne figura di papa Pio XII nell’anniversario della sua incoronazione. Un Papa grande per il suo magistero sempre schietto e puntuale, grande per la santità personale di vita, grande infine per la sua carità, che brillò nei molti aspetti che il Convegno ha presentato con gran successo.
A settantacinque anni dalla incoronazione di papa Pacelli (12 marzo 1939), nel pomeriggio del 12 marzo 2014 si è tenuto a Roma alla Pontificia Università Lateranense – sede prestigiosa e significativa per il suo legame con il Successore di Pietro – il convegno “Pio XII. Il Papa della carità”.
Anima e motore dell’evento è stato l’avvocato Emilio Artiglieri, Presidente del “Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio XII”, affezionato e devoto estimatore del Pontefice, di cui ha curato una nuova biografia edita recentemente dai tipi dell’Elledici, con il titolo Pio XII. Il Papa della carità.
Tale lavoro editoriale è stato presentato al pubblico convenuto dal dott. Giulio Galliani come una «missione impossibile, ben riuscita»! Missione impossibile, infatti, sembrava riuscire a concentrare tutta l’intensa vita del Pontefice romano con i suoi quasi 20 anni di Pontificato in men di 40 pagine formato tascabile; ben riuscita perché l’autore, ripercorrendo le tappe principali della vita del Pontefice – dall’infanzia al Seminario, dai primi anni di ministero fino all’elezione al Soglio pontificio e oltre –, ha suscitato e soddisfatto l’interesse del lettore ignaro della figura di papa Pacelli, ma ha anche appassionato il lettore che già ne conosceva la persona, delineando alcuni temi ricorrenti nella vita del Servo di Dio, nell’ambito della carità sia intellettuale che materiale.
La puntuale conoscenza della figura di Pio XII da parte dell’avvocato Artiglieri balza evidente pagina dopo pagina grazie soprattutto al rincorrersi saggio e ben armonizzato dei riferimenti ai fatti storici con gli eventi più intimi della vita privata del Papa, ciò che rende la lettura più agile e avvincente.
Il Convegno è stato presieduto da Sua Eminenza il Card. Saraiva Martins, Prefetto Emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, il quale ha il merito di aver seguito “fortiter et suaviter” – sono le parole dell’avvocato Artiglieri nei ringraziamenti iniziali – la causa di beatificazione di Pio XII, fino al Decreto di riconoscimento della eroicità delle virtù, firmato da papa Benedetto.
Dopo i saluti di S. E. Mons. Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, e del Prof. Gianfranco Basti, Decano della Facoltà di Filosofia di detta Università, nonché dell’avvocato Artiglieri, si sono aperti i lavori del Convegno che ha avuto lo scopo principale di celebrare l’elevata carità del Pastor Angelicus.
Una carità a tutto campo, emersa dalle 4 conferenze che si sono succedute nel pomeriggio. Eccone in breve i titoli e gli autori: La carità intellettuale di Pio XII, di Mons. Prof. Antonio Livi; La carità spirituale di Pio XII di Padre Marc Lindeijer SJ; La carità di Pio XII verso gli Ebrei perseguitati a Roma: parlano i fatti e le testimonianze, del Diac. Dominiek Oversteyns; e infine: La carità politica di Pio XII, del Prof. Giulio Alfano.
A lavori conclusi, l’uditorio si è ben convinto di come il titolo di “Papa della carità” calzi a pennello per la figura del Nostro. Una carità non qualunque ma eroica che, come ha ricordato il Card. Martins, significa “supra communem modum”, ossia una virtù che supera la virtù comune, normale. Sono stati tanti gli ambiti in cui questo Pontefice ha dato prova di una carità non comune, per l’estrema difficoltà del contesto in cui la dovette esercitare e per i gravissimi rischi che egli accettò di correre nel suo esercizio.
Sua Eminenza ha ricordato le concrete minacce alla sua vita e libertà, cui fu oggetto nel tentativo di ostacolare e paralizzare la sua opera di pace, di giustizia e carità. Pio XII, conscio anche che una certa sua prudenza avrebbe potuto danneggiare la sua “reputazione” in futuro, in vista di un maggior numero di vite da salvare e per evitare maggiori stragi, non esitò a sacrificarla eroicamente.
La carità di questo grande Pontefice non indugiò a manifestarsi nelle situazioni di reale necessità. Dominiek Oversteyns ha trattato in modo accurato e convincente la questione della posizione fattiva assunta dalla Chiesa di fronte alla persecuzione degli ebrei a Roma. Basandosi sull’ampia letteratura e su ricerche storiche negli archivi di istituzioni religiose, ha dimostrato come la Chiesa di Roma non sia rimasta indifferente, anzi, come grazie ad essa più della metà degli ebrei romani abbia potuto sopravvivere alla persecuzione nazista. Alcune cifre definiranno meglio il quadro della situazione: «Negli otto mesi fino al 4 giugno 1944, quando Roma fu liberata – è Oversteyns che parla –, si stima che fossero presenti 9.926 ebrei (dei quali circa 8.000 romani). 1.697 furono uccisi, in varie circostanze; soltanto 117 ebrei sopravvissero alle deportazioni. Degli 8.112 ebrei che rimasero vivi a Roma invece, 4.169 avevano trovato rifugio in almeno 234 monasteri, 344 nei collegi pontifici e nelle parrocchie romane, e 161 nel Vaticano, mentre 1.670 ebrei sopravvissero sotto la protezione di Delasem in case private a Roma. Significa che dei 9.926 ebrei, il 64 per cento fu in qualche modo aiutato da Pio XII».
Persino il rabbino capo di Roma, Elio Toaff, lodò «la grande compassionevole bontà e magnanimità del Papa» durante la persecuzione, e disse che la comunità israelitica di Roma era convinta «che quanto è stato fatto dal clero, dagli Istituti religiosi e dalle associazioni cattoliche per proteggere i perseguitati non può essere avvenuto che con la espressa approvazione di Pio XII».
Un altro aspetto della carità eroica di papa Pacelli fu quello ministeriale, emerso nell’impegno nella sua attività pastorale. Si pensino alle decine di encicliche e alle centinaia di discorsi, ognuno preparato con grande cura. La carità di Pio XII verso il prossimo, infatti, non escludeva, ma neppur si limitava alle opere di misericordia corporale: era anzitutto zelo per la Salvezza delle anime, consapevole della sua missione primaria di sacerdote.
Carità verso il prossimo e carità verso Dio a cui rimaneva costantemente unito mediante una preghiera fervida e nutrita. Veramente eloquente a questo proposito ciò che disse di lui il card. Faulhaber: «Nessuno è come lui, e basta guardarlo in faccia per comprendere quanto ami il Signore e quanto a Lui sia unito».
Il suo Magistero vario e ampio fu sempre molto attento e sensibile alla carità unita alla verità. Elementi che sono, a ben vedere, i bisogni perenni dell’uomo in quanto creatura di Dio e in quanto battezzato, immagine e somiglianza di Colui cui Carità e Verità non sono elementi accidentali, ma personali ed essenziali: «Ego sum Via, Veritas et Vita» e ancora: «Deus caritas est». Ogni azione pastorale, pertanto, e soprattutto l’azione del Sommo Pastore, deve muoversi entro questi due poli.
E questi due poli furono le colonne portanti del suo Pontificato fin dall’inizio, quando al termine della cerimonia per la sua incoronazione, rispondendo all’indirizzo di saluto rivoltogli dal Cardinale Decano, ebbe a dire: «L’ufficio del Sommo Pontefice attraverso il corso dei secoli non ha altra mira se non il servizio della verità: della verità, diciamo, che sia integra e sincera, non offuscata da alcuna nube, non soggetta ad alcuna debolezza, né mai disgiunta dalla carità di Gesù Cristo. Su tutto il Pontificato, infatti – continua papa Pacelli – e specialmente su questo nostro, che è chiamato a spiegare il suo mandato a favore del consorzio afflitto da tante discordie e conflitti, deve predominare come un sacro mandato la parola di San Paolo: Veritatem facientes in caritate».
Insomma, lasciando ancora una volta la parola all’avvocato Emilio Artiglieri, la verità per Pio XII «era declinata nella concreta carità intellettuale, spirituale, politica, sociale, soprattutto verso i più bisognosi e i perseguitati; ma la sua “carità” era sempre illuminata dalla verità di cui era Maestro».
Stando a quanto detto da papa Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in veritate: «Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l’intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità: ne coglie il significato di donazione, di accoglienza e di comunione. Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo» (n. 3), possiamo ben concludere che quella del ven. Pio XII fu una carità davvero eroica e teologale, ed a ragione può essere definito “il Papa della carità”.