APOLOGETICA
Maria Stuarda. Uccisa in odio al Cattolicesimo
dal Numero 11 del 16 marzo 2014
di Corrado Gnerre

Nell’esecuzione capitale della regina cattolica Mary Stuart, oltre la facciata politica e le false accuse, si scorge una intenzione chiaramente anti-cattolica: infatti ella era l’unica che professava ancora e indefessamente la fede cattolica in Inghilterra.

Alla Scozia è legato il famoso personaggio di Mary Stuart (italianizzata Maria Stuarda). Figura molto discussa ma che ha subìto una morte (e questo lo si dice poco) che il Magistero della Chiesa ha giudicato un vero martirio per la Fede.

La vita

Maria Stuarda nacque l’8 dicembre del 1542 e morì l’8 febbraio del 1587. Figlia di Giacomo V di Scozia e di Maria di Guisa, fu incoronata nel 1543 ad appena 9 mesi di età. Vennero pertanto nominati reggenti il cugino, James Hamilton, e la madre.
In quegli anni Enrico VIII cercava di porre la Scozia sotto il dominio dei Tudor. Maria di Guisa, pertanto, decise di trasferire Maria in Francia. Le cronache ne parlano come di una bambina intelligente e dal carattere dolce ed amabile. Alla piccola regina fu dato in sposo, nel 1558, Francesco di Valois, primogenito di Enrico II e di Caterina de’ Medici. Dopo appena due anni di matrimonio, Maria rimase vedova; ed ella, come regina legittima di Scozia, nel 1561 tornò nel suo regno in cui, però, la presenza calvinista si era fatta significativa.
Nel 1565 Maria sposò un nobile cattolico, l’inglese Henry Darnley, da cui ebbe un figlio, il futuro Giacomo VI. Ma Maria dovette gradualmente esautorare il nuovo marito perché questi aveva modi violenti. Ella, di fatto, rimase nuovamente sola. Il suo carattere dolce la faceva essere lontana da qualsiasi calcolo politico. Fu così che trovò nel conte protestante, James Bothwell, colui che la potesse aiutare e difendere. Nel 1567 Darnley fu ucciso. Si disse ch’era stato Bothwell, ma non si riuscì mai a dimostrarlo né tanto meno si riuscì a dimostrare che Maria fosse a conoscenza di un complotto contro Darnley. Maria sposò il conte Bothwell, matrimonio che provocò una reazione da parte degli aristocratici scozzesi. Fu così che ella fu costretta ad abdicare in favore del figlio Giacomo VI (che aveva appena un anno) e a rifugiarsi presso la cugina Elisabetta, regina d’Inghilterra, che l’accolse... ma per ridurla in prigionia: una prigionia che durò ben diciotto anni. In realtà Maria faceva paura perché poteva legittimamente pretendere il trono d’Inghilterra, in quanto Elisabetta era figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, la cui unione rimaneva illegittima per la Chiesa Cattolica.
Nel 1586 Maria venne coinvolta nella congiura di Babington, ordita per assassinare Elisabetta. Scoperti, i congiurati vennero immediatamente uccisi. Maria fu processata il 15 ottobre del 1586 e fu condannata a morte perché accusata di alto tradimento.
Ella si proclamò innocente, ma era chiaro che si voleva colpire un simbolo: malgrado il suo comportamento non fosse stato sempre adamantino, Maria non aveva mai nascosto la sua fede cattolica e la sua fedeltà al Papato e per questo era la speranza di molti cattolici che in Inghilterra stavano subendo feroci persecuzioni.
Al dottor Flescher, decano anglicano di Peterborough, che le si avvicinò per convincerla ad abiurare il Cattolicesimo, Maria rispose fermamente di voler morire cattolica. Disse di sentirsi come Cristo dinanzi ai farisei, si abbandonò totalmente alla Volontà di Dio e dichiarò di perdonare i suoi carnefici. L’8 febbraio del 1587, il giorno fissato per l’esecuzione, si presentò con un abito di velluto rosso (il colore della Passione) e, appoggiando la testa sul cippo, allargò le braccia a forma di croce.

Martire per la Fede

Maria Stuarda uccisa in odio alla Fede cattolica? Leggiamo cosa Pio VI (1717-1799) ha scritto su Maria Stuarda nella sua Quare Lacrymae del 17 giugno 1793 ai nn. 3, 4 e 5: «Maria Stuarda [...], come narrano molti storici, quante avversità dovette affrontare da questa sua rivale [Elisabetta] e dai facinorosi Calvinisti, che le portarono insidie e violenze! Spesso incarcerata, spesso soggetta agli interrogatori dei giudici, rifiutò di rispondere, dicendo che una regina deve rendere conto della sua vita solo a Dio. Vessata continuamente e in tutti i modi, rispose, dimostrò l’infondatezza dei crimini che le erano stati attribuiti e provò la propria innocenza. Ma non per questo, tuttavia, i giudici si astennero dal compiere l’ingiustizia già premeditata e pronunciarono contro di lei la condanna a morte [...]». Poi Pio VI cita Benedetto XIV e scrive: «Benedetto XIV nel terzo libro sulla “Beatificazione dei Servi di Dio”, cap. 13, n. 10, ragiona così su questo evento: “Se si dovesse istituire un processo sul martirio di questa Regina, processo che finora non è mai stato disposto, risalterebbe subito un’obiezione evidente contro il suo martirio, desunta dalla sentenza del processo e da tutte le calunnie che contro di lei hanno farneticato gli eretici [...]. Ma se si esamina la vera causa della sua morte, che si riassume nell’odio contro la Religione Cattolica che ella sola, unica superstite, professava in Inghilterra; se si esamina l’invitta costanza con la quale respinse le proposte di abiurare la Religione Cattolica; se si osserva la forza ammirevole con cui sostenne la morte; se si tien conto, come si dovrebbe, che ella protestò prima della decapitazione, e nell’esecuzione stessa, che era sempre vissuta da cattolica e che moriva volentieri per la fede cattolica; se non si omettono, come non devono essere omesse, le evidentissime ragioni dalle quali emerge non solo la falsità dei crimini attribuiti alla regina Maria dai suoi oppositori, ma anche l’ingiusta sentenza di morte, fondata su calunnie ispirate dall’odio contro la Religione Cattolica, perché restassero immutabili i dogmi ereticali nel regno d’Inghilterra; allora si comprenderà che non manca nessuna condizione necessaria per affermare che il suo fu un vero martirio”». Pio VI continua: «Sappiamo da Sant’Agostino che “non è il supplizio che fa il martire, ma la causa”. Per questa ragione Benedetto XIV si dichiarò propenso a ritenere vero martirio l’uccisione di Maria Stuarda. Egli si chiese “se per il martirio è sufficiente dimostrare che il tiranno fu mosso dall’odio contro la Fede di Cristo, anche se si attribuisce l’occasione della morte ad un’altra causa che non riguarda la Fede di Cristo o vi appartiene soltanto accidentalmente”. Risolse il caso affermativamente [...]. Pertanto per dichiarare un vero martirio è sufficiente che il persecutore, per procurare la morte, sia mosso dall’odio contro la Fede, anche se l’occasione della morte provenisse da altri motivi, che, a causa delle circostanze, non appartengono alla fede».

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