ATTUALITÀ
Il “Mendel day” per liberare la scienza dall’inquinamento ideologico
dal Numero 6 del 9 febbraio 2014
di Lazzaro M. Celli

Alla riscoperta della dignità della Scienza contribuisce una giornata di interessanti riflessioni. Un’immersione assolutamente necessaria e salutare sulla materia oggi più che mai oscurata da false considerazioni che sembrano allontanarla dalla fede, dalla quale invece non deve prescindere.

La manipolazione dell’informazione è una procedura che si perde nella notte dei tempi; compare da quando l’uomo ha cominciato a corrompersi e ad allontanarsi da Dio. Il suo uso distorto è divenuto sistematico a mano a mano che sono stati compresi i vantaggi che si sarebbero ricavati sul piano economico, politico e sociale. Gli uomini, è innegabile, si formano le opinioni e con esse il modo di pensare, dalle informazioni che posseggono. Diffondere dati errati, dunque, vuol dire privare la gente della libertà di pensiero.
Coloro che abboccano all’amo della propaganda sono plagiabili, modellabili come l’ideologia desidera. Purtroppo il mondo in cui viviamo è segnato da una profonda spaccatura: mentre gli scienziati o gli studiosi più addentrati riescono a distinguere le verità scientifiche da quelle contraffatte, la maggior parte della gente comune, sotto l’influsso dell’ideologia, non riesce a fare una distinzione netta.
Il Mendel day restituisce alla scienza la sua dignità, liberandola dallo smog dell’inquinamento ideologico e offre, a noi tutti, l’opportunità di rivedere i più recenti risultati scientifici senza la pressione di dottrine che avvelenano il pensiero. Alla luce delle ultime scoperte della scienza, con un sano uso della ragione, si potranno avanzare riflessioni sul rapporto tra scienza e fede, sull’uomo e la sua origine, sull’approccio corretto del metodo di ricerca, sullo stupore della scoperta di fronte alla complessità della vita.
Si parlerà della genetica che ha aperto mondi inimmaginabili, il cui padre fondatore è stato il monaco Gregor Mendel, da qui il nome dell’evento. Non si conosce molto della vita dello Studioso agostiniano. Possiamo ritenere che considerava la natura come un grande libro su cui Dio aveva scritto le sue leggi. Riteneva che in essa ci fosse una grande armonia. Scriveva, infatti: «Le forze della natura agiscono secondo una segreta armonia che è compito dell’uomo scoprire per il bene dell’uomo stesso e la gloria del Creatore»1. Dopo anni di studio, Mendel arrivò alla scoperta delle tre famose leggi della genetica che prendono il suo nome. Da lui impariamo l’atteggiamento del ricercatore: lo studioso deve vestirsi di umiltà e la sua attività deve essere finalizzata al bene comune e alla gloria di Dio, non certo ad interessi egoistici. Lo studioso non inventa nulla, né tira fuori da un cilindro qualcosa che prima non c’era; non fa nient’altro che riportare alla luce quello che esiste già.
Da esso apprendiamo la perfetta concordanza tra l’amore per la scienza e per la vita di preghiera; una vita scandita dai numerosi momenti che il monastero imponeva; da essa traeva nuova linfa ed entusiasmo per le sue ricerche. Non possiamo escludere che proprio la fede religiosa dovette incidere sui suoi studi; il pensiero cristiano, infatti, concepisce il creato come opera di Dio, dotato di proprie leggi. La fede in questa verità aiutò senz’altro il Nostro a perseguire nei suoi lunghi sette anni di studi e di esperimenti sulle piante di piselli, nella speranza di apprenderle.
Fu anche valente meteorologo. Il suo contributo in questo campo del sapere fu notevole. E se il dovuto riconoscimento per i suoi studi di genetica fu messo in soffitta per un po’ prima di essere rispolverato, non fu così per la sua fama di meteorologo. Quando morì, nel 1884, i giornali scrissero di lui che era morto un prete esemplare. Chissà se non fu anche un modo implicito per affermare che la sua attività di ricercatore non oscurò mai quella del sacerdote.  

* Per le date e i luoghi del Mendel day digitare http://www.mendelday.org/

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