Tutti i santi la pensano allo stesso modo e l’esperienza insegna: non c’è santità senza umiltà! Le parole di Padre Pio sono chiare e ribadiscono questo verace insegnamento, assolutamente da meditare e mettere in pratica con la grazia di Dio!
San Pio da Pietrelcina è stato uno dei più grandi santi degli ultimi secoli, ma la sua santità e la ricchezza straordinaria dei suoi doni è stata vissuta nella più grande semplicità e umiltà. La sua umiltà traspare soprattutto dalla serenità con cui ha accettato le più amare e mortificanti umiliazioni e incomprensioni, persecuzioni e calunnie.
Questa umiltà profonda che egli ha vissuto in grado eroico, ha sempre insegnato anche ai suoi figli spirituali e spesso nelle sue lettere di direzione ritorna su questo argomento. Nella lettera a Erminia Gargani del 15 febbraio 1918 ci dona una magistrale lezione sull’umiltà. Scrive: «Principalmente devi insistere sulla base della giustizia cristiana e sul fondamento della bontà; sulla virtù ossia, di cui [Gesù] esplicitamente si porge a modello; voglio dire l’umiltà». L’umiltà è la base della vita spirituale, è il fondamento di ogni santità; è la virtù sulla quale principalmente si deve insistere, sia perché l’orgoglio è la radice di ogni male presente nell’anima, sia perché Dio non può dare la grazia, se non nella misura in cui l’anima si svuota di sé e riconosce il suo nulla.
«Umiltà interna ed esterna, ma più interna che esterna, più sentita che mostrata, più profonda che visibile». Quando si parla di umiltà, non si parla di un mero atteggiamento esterno, ma di una profonda convinzione interiore: «Stimati, o mia dilettissima figliola, quale sei in verità: un nulla, una miseria, una debolezza, una fonte di perversità senza limiti od attenuanti, capaci di convertire il bene in male, di abbondare il bene per il male, di attribuirti il bene o giustificarti nel male e per amor dello stesso male, di disprezzare il sommo bene». È questa conoscenza di sé e del proprio nulla il punto di partenza dell’umiltà. L’umiltà, dunque, parte dall’interno e poi si riversa all’esterno nel comportamento e anche negli atteggiamenti.
«Con questa persuasione fissa nella mente, tu figliuola:
- non ti compiacerai mai di te stessa;
- non ti lamenterai mai delle offese, da qualunque parte ti vengano fatte;
- scuserai tutti con la carità cristiana;
- gemerai sempre come povera dinanzi a Dio;
- non ti meraviglierai affatto delle tue debolezze, ma riconoscendoti per quella che tu sei, ti arrossirai della tua incostanza e infedeltà a Dio, ed in Lui confiderai, abbandonandoti tranquillamente nelle braccia del celeste Padre, come un bambino nelle braccia della propria madre;
- non ti esalterai punto nelle virtù, ma ricevi il tutto da Dio ed a Lui danne l’onore e la gloria.
E basta per la presente lezione».
Come spunta facilmente il sentimento di compiacenza, quando si riesce a far bene qualcosa, quando si è lodati e stimati, e come invece ci si meraviglia e ci si scoraggia davanti alle proprie debolezze e fallimenti! Entrambi questi sentimenti vengono dall’orgoglio e devono essere respinti, come deve essere respinto quel risentimento e rancore che viene naturale nei confronti di chi ci offende o semplicemente di chi ci mette davanti alla realtà della nostra miseria e dei nostri errori. A volte, a causa dell’orgoglio, si vede l’offesa anche dove non c’è, e si innalzano muri di separazione e persino di odio per il semplice fatto che non si vuol perdonare; Padre Pio invita ad esser un po’ più umili e a non lamentarsi delle offese, scusando tutti con la carità cristiana. In effetti l’umiltà permette di ridimensionare le offese che si crede di subire e rende più atti a perdonare e scusare.
Alla stessa figlia spirituale scrive ancora in una lettera successiva: «Poni accurato studio nel sopportare pazientemente le tue imperfezioni. Quando non riesci a camminare a gran passi per la via che a Dio conduce, contentati dei piccoli passi». San Pio mette in guardia da quell’ansia di perfezione che rende impazienti e agitati, perché anche questa è segno di sottile orgoglio spirituale. L’anima deve desiderare e impegnarsi con tutte le forze nell’acquisto delle virtù, ma mai compiacersene e mai agitarsi nel vedersene privi. Il vedersi poveri di virtù e pieni di difetti deve essere un ulteriore motivo per umiliarsi. In una lettera ad Annita Rodote del 27 aprile 1915 sviluppa ancora questo tema scrivendo: «La più grande miseria dell’anima non è già quella di sentirsi debole, ma quella bensì di credersi forte, di fidarsi di se stessa, di presumere, di inorgoglirsi... Oh se tutte le anime esperimentassero una sì santa debolezza, non vedremmo rinnovarsi migliaia di volte in ogni istante la caduta di tante anime. Non è giammai accaduto che un’anima che esperimenta in se stessa la debolezza e che ha ricorso a Dio per aiuto sia caduta. L’anima invece allora soltanto rimane miseramente conquistata e vinta quando, fidando sulla sognata abbondanza delle sue forze, crede di potersi sostenere e reggere per sempre in faccia alle tentazioni; di qui avviene che la poverina, per la sua presunzione, allorquando si credeva di toccare il cielo, in un istante si trova precipitata sino alle porte dell’inferno».
È tutta da meditare e fare propria questa riflessione di San Pio: la caduta di tante anime è dovuta proprio all’orgoglio, mentre difficilmente cade l’anima umile che si affida a Dio. Molto significativo e profondo l’esordio: «La più grande miseria dell’anima non è già quella di sentirsi debole, ma quella bensì di credersi forte», mentre terribile è la conclusione: «L’anima presuntuosa, allorquando crede di toccare il cielo si trova in un istante precipitata alle porte dell’inferno».
Bisogna chiedere a Dio la grazia di poter acquistare gradualmente la virtù dell’umiltà: è senz’altro questa la grazia fondamentale della vita spirituale. Bisogna esser consapevoli, inoltre, che il Signore esaudirà sicuramente tale preghiera, se vedrà l’anima ben disposta, e l’esaudirà permettendo l’umiliazione che è il solo mezzo per distruggere l’orgoglio. Non bisogna spaventarsi dell’umiliazione, anche se è molto amara per la povera natura umana e bisogna reagire non ribellandosi, ma umiliandosi: «Umiliati amorosamente avanti a Dio e agli uomini, perché Iddio parla a chi tiene le orecchie basse... Iddio riempirà il tuo vaso del suo balsamo quando lo vedrà vuoto dei profumi del mondo; e quanto più ti umilierai, più egli ti esalterà» (Epistolario III, p. 732).