SPIRITUALITÀ
Innamoriamoci del “Dio-uomo suppliziato” per noi
dal Numero 13 del 30 marzo 2025
Suor Ostia del Cuore Immacolato
Come fare per innamorarsi veramente di Gesù? Sant’Angela da Foligno ci aiuta con le sue ispirate parole, suggerendoci come metodo infallibile la meditazione della Passione, in cui risplende tutta la bellezza di «Gesù Cristo, Dio e Uomo, che è una cosa del tutto ineffabile».
Meditare la Passione è sempre stata la via privilegiata dai Santi per “volare” nella vita mistica, accendendosi di desiderio soprannaturale di voler amare e consolare Colui che “ci ha amato fino all’eccesso” (cf Gv 13,1). “Entrare” nel mistero della Passione ci purifica, ci rafforza e ci trasforma interiormente, suscitando perfino la volontà di partecipare a tanto amore e a tanto dolore. L’elenco dei Santi che hanno fatto questa esperienza sarebbe lunghissimo. Ci piace allora riportare un passo di una lettera scritta da sant’Angela da Foligno a uno dei suoi più cari figli spirituali. In questo scritto si percepisce l’accorato invito materno della Santa a non distogliere mai gli occhi del cuore dal “Dio-uomo suppliziato” per noi. Le fonti storiche indirizzano questa lettera a fra Ubertino da Casale, uno dei più illustri predicatori del tempo. La lettera sembra datata 1301: una lettera intrisa di calore materno, che si conclude con una calda esortazione: «Vivi nel Dio-Uomo, Gesù Cristo, nella Vergine, Madre di lui...». Tale materno incitamento, però, riassume tutto il testo della lettera, dove il cristocentrismo della Santa diventa fonte di meditazione, di grazia, di forza contro le tentazioni, di unione profonda con Cristo nell’immersione contemplativa. Vogliamo riportare un passo di questo testo poiché ci sembra di una grande attualità: sembra quasi che questa lettera “non abbia tempo” e che valga per ogni epoca, per ogni anima, per ogni situazione da affrontare. Ecco le parole materne di sant’Angela: «Il tuo appoggio sia questo Dio-Uomo suppliziato. Sono certa che chiunque riesca a vedere, per una grazia di Dio, questo Dio-Uomo suppliziato, così povero e così pieno di dolori, così disprezzato e così annientato, son certa che costui si mette dietro a lui a seguirlo, accettando tutta la povertà e le pene della vita e ogni disprezzo e ogni umiliazione. Quanto alla grazia, non c’è uomo che possa trovare scuse di non riuscire a trovarla e possederla... Desidero infine, figlio mio, che tu non sia pieno che del Dio incarnato e che nella tua mente non vi sia altra pienezza se non questa del Dio incarnato. E se non puoi averla, abbi in te e conserva la pienezza, di cui parlavo prima, di questo Dio suppliziato. Se l’una e l’altra ti fossero tolte, non aver pace finché tu non trovi una di queste pienezze, poiché in nessun modo si può stare senza una di queste pienezze...». Sant’Angela sembra che si rivolga ad ogni anima assettata di capire come si possa fare ad innamorarsi veramente di Gesù, il Dio Incarnato, il Dio suppliziato. Riempire la mente e il cuore della sua pienezza è un tutt’uno per colui che è deciso a seguirne le orme: orme di annientamento, di povertà e di dolori. La meditazione sempre più intensa della Passione di Gesù ci introduce in questo innamoramento. Anche la pia pratica della Via Crucis, più che schematizzare belle parole, serve proprio a contemplare ogni stazione come se fosse rivissuta per “me”, per “i miei” peccati che hanno suppliziato l’Amore incarnato. E qui arriviamo al segreto del mistero: l’anima si innamora di Gesù quando comprende nel profondo del suo cuore che tutto ciò che Lui ha patito sin nelle più piccole sfumature, è stato per addossarsi le conseguenze del “mio” peccato. Candidata a diventare Dottore della Chiesa, sant’Angela ci suggerisce proprio questo “segreto” da sviscerare profondamente. Scrive ancora: «Quando l’anima vede di essere caduta per sua povertà, e che l’Uomo e Dio, Gesù Cristo, la rialzò con una povertà opposta alla sua; quando vede che si profilavano per lei dolori eterni e che questo Dio e Uomo, Gesù, volle soffrire con un dolore costante e infinito per liberarla appunto da queste sue pene; quando vede che era caduta nel disprezzo della divinità e che Gesù, Dio e Uomo, volle essere disprezzato, ingiuriato e apparire spregevole agli occhi di tutti per liberarla appunto da quel disprezzo che gravava su di lei, allora l’anima viene trasformata in tanto dolore di Gesù Cristo, Dio e Uomo, che è una cosa del tutto ineffabile». Con questa descrizione vengono elencati gli “elementi chiave” per raggiungere la vera conversione interiore. La Passione di Gesù ci mostra come il Verbo Incarnato e Suppliziato abbia scelto ciò che noi più aborriamo e cerchiamo di evitare. Egli «volle infatti vivere sempre in questo mondo come un servo reietto, come un servo venduto e non riscattato. E non solo come un servo, ma come un servo cattivo e iniquo, fatto oggetto di obbrobri, deriso, legato, preso a colpi di scudiscio, frustato, flagellato, e infine senza alcuna ragione condannato e messo a morte. E se qualche volta gli si voleva tributare qualche onore terreno, lui sempre disse di no con le parole e con i fatti. Fuggì sempre gli onori del mondo e ottenne solo onta e disprezzo, non offrendo tuttavia da parte sua, per propria colpa, la minima ragione o spunto plausibile per un tale trattamento». Solo l’umiltà del cuore ci farà penetrare il grande mistero di questo “segreto” d’amore e portarci all’imitazione. La meditazione diventa allora preghiera affettiva e ci spalanca la via a quella contemplativa. La semplice Via Crucis, praticata con tale disposizione, fa sì che «Dio stesso e la sua dolcissima Madre effondono il loro amore su tutti voi. Entrambi hanno voluto prendere su di loro il peso della vostra penitenza: vi chiedono soltanto che siate esempi luminosi della loro vita di dolore, di povertà e disprezzo».
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