
Il dialogo più importante della storia dell’umanità si è svolto all’interno di una povera casa di Nazareth, e i protagonisti sono Dio stesso, attraverso il messaggero celeste l’Arcangelo Gabriele, e una Vergine di nome Maria, della casa di Davide, sposa di un artigiano di nome Giuseppe. Molto probabilmente all’arrivo dell’angelo, Maria – come ce la mostra l’arte cristiana nelle più belle rappresentazioni della Madonna – era raccolta in preghiera, forse meditava quei passi della Sacra Scrittura che parlano del Messia promesso. Oppure era occupata nei lavori domestici, ma certamente sempre immersa nella preghiera, perché per Lei tutto si svolgeva in un continuo dialogo d’amore col suo Dio.
Il racconto evangelico narra che l’Angelo entrando da lei per annunciarle il grande mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, le si rivolge con parole che riecheggeranno per i secoli percorrendo il cielo e la terra: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28).
Nel suo quarto Sermone san Bernardo si ferma sull’istante dell’Annunciazione, l’istante prima del sì di Maria: momento che segnerà la storia e la dividerà in due. Il Santo abate coglie quell’istante e lo fissa in un tempo che sembra interminabile. L’attimo che intercorre tra il messaggio dell’Angelo e il “Fiat” di Maria sembra infinito, la Creazione appare come immobile e in bilico sull’abisso, aspettando Dio, la libera risposta di una verginella che permetta la salvezza. «Hai udito, Vergine – irrompe san Bernardo a nome di tutta l’umanità –,
che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’Angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati [...]. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia [...]. O Vergine, da’ presto la risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna. Perché tardi? Perché temi? Credi all’opera del Signore, da’ il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. [...] Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. [...] Levati su, corri, apri! [...] “Eccomi”, dice, “sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38)». E la più grande opera di Dio si realizzò: l’Incarnazione del Verbo eterno nel grembo della più eccelsa tra le creature.
Padre Pio, rapito da questo meraviglioso e sublime mistero, contemplava l’Annunciazione come un momento supremo di fede e di amore. Per lui l’Annunciazione era uno dei momenti più grandi e meravigliosi della storia della salvezza, l’atto di fede e di obbedienza, che incarna l’abbandono totale alla volontà di Dio nella Vergine Maria. Il Santo era profondamente rapito dall’umiltà e grandezza della Vergine santissima che si coglie in questo mistero, il suo “sì” era per padre Pio il dono che ha cambiato le sorti dell’umanità. Per tale motivo il Santo cappuccino amava moltissimo la recita della preghiera dell’Angelus che ricorda al mattino, a mezzogiorno e a sera questo grande mistero divino dell’Incarnazione del Verbo. Per lui l’Angelus costituiva un «colloquio con la Mamma» e diceva che se si sentiva solo, attraverso questa preghiera, si sentiva “consolato”. I confratelli e i figli spirituali testimoniano di «aver potuto leggere qualcosa del suo gaudio su quel viso splendido, quando egli recitava questa preghiera con loro. A mezzogiorno e a sera». Anche padre Pellegrino nelle sue testimonianze riportate nel volume Padre Pio parla della Madonna, racconta quale impressione lasciò in lui la vista di padre Pio che recitava questa preghiera: «Padre Pio con il volto ancora atteggiato al sorriso, come se, appena svegliato, stesse per raccontare un bel sogno, si accinse a recitare l’Angelus». Quindi lo recitò estatico, e alle parole: “E il Verbo si fece carne” il Padre fece un inchino profondo. Padre Pellegrino continua dicendo che nell’osservare il Santo mentre recitava questa preghiera notò che «l’umile, intelligente, sensibile Cappuccino si rivolgeva alla Vergine non solo per salutarla come l’arcangelo Gabriele, ma anche per raccomandare a Lei di proteggere i suoi figli spirituali dalle insidie della superbia. A Lei giustamente affidava il compito di renderli maturi, coscienti, capaci di distinguere le vie diritte da quelle storte [...]. Mentre recitava l’oremus – continua padre Pellegrino – il caro Padre Spirituale commoveva i presenti, sia perché sembrava sfiduciato di tutto e di tutti fuorché della Madonna, sia perché si concentrava sul mistero dell’Incarnazione con tanto amore e tanta fede che dimenticava i propri dolori e le proprie piaghe. Eppure quasi certamente avvertiva con maggiore intensità le fitte delle stimmate, per offrirle alla Madre Celeste con gioia spontanea e piena».
La figura di Maria nell’episodio dell’Annunciazione, era per padre Pio un esempio luminoso di virtù e adesione totale alla volontà di Dio e di umiltà, per cui invitava spesso i suoi figli spirituali a meditare su questo mistero, soprattutto per accogliere la volontà divina nella vita quotidiana, di cui lui stesso era un luminoso esempio.
Così scriveva a due figlie spirituali a proposito di queste due virtù essenziali nel cammino cristiano: «Viviamo, figliuola mia – rivolgendosi a Maria Gargani –, finché piace a Dio in questa valle di miserie, con una totale sommissione alla sua santissima volontà. Così operando, [...] raggiungeremo quella perfezione che consiste nell’unione di uniformità e di similitudine, per cui nulla sarà nella nostra volontà che ci distacchi dalla volontà di Dio» (Ep. III, n. 12). E a Raffaelina Cerase scriveva: «Riflettete ed abbiate sempre innanzi all’occhio della mente la grande umiltà della Madre di Dio e nostra, la quale, a misura che in lei crescevano i doni celesti, sempre più si sprofondava nell’umiltà, tanto da poter ella cantare da quello stesso momento che fu adombrata dallo Spirito Santo, che la rese Madre del Figliuolo di Dio: “Ecco l’ancella del Signore”» (Ep. II, n. 67).
Per padre Pio, l’Annunciazione non era un semplice evento del passato, ma un mistero vivo da meditare incessantemente, un mistero che continua a illuminare il cammino cristiano. Le sue parole ci invitano a coltivare un cuore aperto e umile, come quello della Madonna, sempre pronto a dire sì alla volontà di Dio e a renderlo il centro della nostra esistenza spirituale. di Suor M. Eucaristica Pia Lopez