
Il 19 marzo la Chiesa ci fa celebrare la festa del più grande Santo del Paradiso, il santo Patriarca san Giuseppe, sposo castissimo di Maria Vergine e padre putativo di Gesù. I Santi e le Sante di tutti i tempi, insieme al buon popolo cristiano, hanno sempre riconosciuto, affermato e coltivato l’importanza e la preziosità della devozione a san Giuseppe, come al Santo più caro e più in alto rispetto a tutti gli altri Santi del Cielo, onorandolo sempre come l’“uomo giusto” trovato da Dio degno di stare accanto a Gesù e alla Madonna sulla terra e nei Cieli. Tra questi grandi devoti di san Giuseppe certamente non poteva mancare il nostro san Pio da Pietrelcina, che durante tutta la sua vita nutrì una devozione intensa e ardente al suo carissimo san Giuseppe. Una devozione che risale alla sua infanzia, inculcatagli fin da piccolo dalla sua carissima mamma che ne portava il glorioso nome, Giuseppina, o come tutti la conoscevano “mamma Peppa”, devotissima del santo Patriarca. Si racconta che nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di san Giuseppe, un figlio spirituale disse a padre Pio: «Padre, mia madre Giuseppina oggi sta festeggiando in Paradiso il suo onomastico». E padre Pio commosso, con le lacrime agli occhi, fissando il quadro di san Giuseppe, gli rispose: «Anche mamma Peppa, mia mamma, anche la mia!...».
Padre Benedetto da San Marco in Lamis, suo confessore e direttore spirituale, in una cosiddetta “cronichetta”, riguardante la fanciullezza del piccolo Francesco Forgione, descrivendo gli attacchi diabolici ai quali andava soggetto, scrive che in quei momenti «la devozione più tenera e la fiducia erano nella Vergine e in san Giuseppe». E ancora, parlando delle celesti visioni, delle quali, sempre il fanciullo Francesco, veniva gratificato dal Signore, afferma che erano «spesso e continue della sacra Famiglia», cioè Gesù, Maria e Giuseppe. Ed era proprio san Giuseppe insieme a san Francesco d’Assisi che aiutavano e sostenevano il giovane frate di Pietrelcina nelle sue battaglie contro “Barbablù e i suoi satelliti” che venivano a lui ogni notte «armati di bastoni e ordigni di ferro [...]
san Giuseppe ed il padre san Francesco sono quasi sempre con me», scriveva a padre Agostino il 18 gennaio 1912 (Ep. I, n. 58).
La comunità di padre Pio ogni 19 marzo faceva un’ora di adorazione nella chiesetta antica, innanzi a Gesù Sacramentato, in onore di san Giuseppe. Nel corso degli anni questa tradizione venne meno, ma padre Pio continuò in privato ad onorare san Giuseppe nel mese di marzo. Pietro Cugino, figlio spirituale, raccontò che durante tutto il mese di marzo, dopo la piccola ricreazione serale, padre Pio si ritirava prima nella sua cella n. 5, perché doveva fare il mese di san Giuseppe. Il 21 marzo 1912 il giovane sacerdote cappuccino scriveva a padre Agostino: «Ieri festività di san Giuseppe Iddio solo sa quante dolcezze provai [...].
La testa ed il cuore mi bruciavano; ma era un fuoco che mi faceva bene» (Ep. I, n. 68). Padre Pio ammirò sempre la grandezza spirituale di san Giuseppe, ne imitò le virtù e a lui ricorse nei momenti più difficili della sua vita e il santo Patriarca lo ricompensava con grazie e favori celesti.
Nella clausura del convento dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo, era affisso alla parete un quadro di san Giuseppe a cui padre Pio teneva tanto e davanti al quale sostava ogni volta. Padre Onorato Marcucci, uno degli assistenti del Santo negli ultimi anni della sua vita, fu testimone di questo episodio: «Un pomeriggio del mese precedente a quello della morte del venerato Padre, egli si trovava con lui nella veranda accanto alla cella n. 1, in attesa di accompagnarlo in sacrestia per la funzione serotina. Era un mercoledì, giorno consacrato a San Giuseppe, e Padre Pio non si decideva a muoversi. Ritto davanti a un quadro del glorioso Patriarca, affisso alla parete, il venerato Padre sembrava in estasi. Trascorso un po’ di tempo, padre Onorato gli disse: “Padre, devo ancora attendere? Vogliamo andare? Siamo oltre l’orario”. Ma le sue domande rimasero senza risposta. Padre Pio continuava a contemplare il glorioso Patriarca. Finalmente, dopo un’ennesima domanda del padre Onorato, che lo scosse per un braccio, Padre Pio esclamò: “Vedi! Vedi! Com’è bello San Giuseppe!”. Si avviarono alla sacrestia. Nella sala San Francesco incontrarono il padre sacrista, il quale chiese loro: “Come mai tanto ritardo?”. Padre Onorato rispose: Oggi Padre Pio non voleva staccarsi dal quadro di San Giuseppe». La bellezza spirituale di colui che è stato definito dal Vangelo “uomo giusto” lo attirava irresistibilmente.
Un giorno, si racconta ancora, fermatosi nel balcone del convento dinnanzi a un quadro di san Giuseppe col Bambino in braccio, rivolgendosi a Gesù disse: «Tu poggi il capo su quel cuore... E io?...». Quanto calore e amore in questa genuina espressione!
Grato al glorioso Patriarca per la sua continua assistenza, padre Pio lo onorava con frequenti preghiere. Poco risaputo è il fatto che l’invocazione a san Giuseppe, prima della Salve Regina, che conclude la coroncina irresistibile al Sacro Cuore di Gesù, tanto amata e recitata dal Santo, inizialmente recitava così: «San Giuseppe, amico del Sacro Cuore di Gesù», ma a padre Pio non sembrava giusto ed allora propose: «Non amico bisogna chiamarlo, ma padre putativo di Gesù». La correzione, trovando consensi, fu approvata poi dall’arcivescovo di Manfredonia.
Padre Pio soleva rivolgersi a san Giuseppe con fiducia anche per affidargli i suoi figli e figlie spirituali e i suoi confratelli: «Il patriarca san Giuseppe – scriveva a padre Giuseppe Antonio da San Marco in Lamis – abbia per te tutta quella cura che ebbe per Gesù: ti assista sempre con il suo valevole patrocinio e ti liberi dalla persecuzione dell’empio e superbo Erode, e non permetta giammai che Gesù si allontani dal tuo cuore» (Ep. IV, n. 4). E al sacerdote Giuseppe Orlando in una lettera di auguri per il suo onomastico scriveva: «Tanto ti auguro e tanto t’imploro dal Signore per l’intercessione del grande patriarca san Giuseppe. Questo padre sì santo ti ridoni ancora una volta Gesù, e ti riguardi come sua eletta porzione e non permetta che l’empio Erode attenti alla vita dell’Infante divino» (Ep. IV, n. 19).
Padre Pio inculcava anche nei suoi figli spirituali questa grande devozione invitandoli ad avere verso san Giuseppe una sincera e profonda devozione: «Ite ad Joseph! – soleva dire – Andate a Giuseppe con fiducia estrema, perché anch’io, come santa Teresa d’Avila, non mi ricordo d’aver chiesto cosa alcuna a san Giuseppe, senza averla prontamente ottenuta». L’attore Carlo Campanili si recò più volte a visitare il Frate del Gargano. Padre Pio gli parlò di san Giuseppe: «Impara ad affidare a san Giuseppe le cose tue, affidandogli i tuoi cari, i tuoi problemi e tutto te stesso». A tutti i fedeli che da lui si recavano, il santo Frate raccomandava la pratica del “Sacro Manto in onore di san Giuseppe” e soleva ripetere: «Quando recitate il Santo Rosario dopo il Gloria, dite sempre: San Giuseppe prega per noi».
Aveva sempre con sé quadretti e immagini del Santo e spesso ne distribuiva scrivendo sul retro, di suo pugno, pensieri esortanti alla devozione ed esaltanti la potenza di san Giuseppe, come: «San Giuseppe ti faccia da Padre in mia assenza»; «San Giuseppe ti renda sempre più cara a Gesù Bambino»; «San Giuseppe ti faccia esperimentare gli effetti della sua protezione»; «San Giuseppe ti aiuti ad amare Dio al di sopra di tutto»; «San Giuseppe abbia compassione di te e ti faccia da Padre».
Un giorno Cleonice Morcaldi gli confidò di credere che san Giuseppe è in Paradiso in anima e corpo, il Padre le rispose con veemenza: «E puoi crederlo!». Alla stessa lasciò questo pensiero: «E non ti basta sapere che è il padre putativo di Gesù? Cosa non avrà attinto da quel Cuore divino, standogli vicino per trent’anni? Affidiamogli la Chiesa Santa, tanto combattuta e calunniata e l’anima nostra nel giorno in cui lasceremo l’esilio». Ad un’altra figlia spirituale raccomandò che nel mese di san Giuseppe non doveva mai mancare la devozione al Santo e «per soddisfare un fioretto ognuno doveva offrire un pranzo a tre poveri, in onore della Sacra Famiglia». Padre Pio soleva affidare soprattutto i giovani al patrocinio di san Giuseppe, perché li proteggesse come ha sempre protetto Gesù Bambino: «San Giuseppe, Custode di Gesù, è il primo protettore dell’infanzia», diceva loro.
Nel breve Diario scritto nell’estate del 1929, tra le varie novene, padre Pio annovera anche quella a san Giuseppe. E il glorioso Patriarca, che ebbe la grazia di morire tra le braccia di Gesù e di Maria, ottenne al suo fedele devoto, in ricompensa di tanta dedizione, la grazia di morire serenamente, invocando i nomi dolcissimi di Gesù e di Maria.
«Com’è bello San Giuseppe!»: questa esclamazione che il venerato Padre pronunziò al termine della sua terrena esistenza, è la degna conclusione del suo rapporto di amore e di devozione verso il glorioso Patriarca, Padre putativo di Gesù, Sposo di Maria Vergine, patrono della buona morte. Che così avvenga anche per noi. di Suor M. Eucaristica Pia Lopez