CATECHESI
Il digiuno cristiano e il suo significato
dal Numero 10 del 9 marzo 2025
di Padre Maurizio M. Mazzieri
Un elemento importante per la Quaresima è il digiuno. Vediamo quindi in cosa consista e soprattutto quali siano le intenzioni che devono animarlo affinché sia gradito a Dio. Esso, inoltre, deve essere sempre accompagnato dalla misericordia.
Continuiamo il nostro percorso quaresimale e vediamo in che cosa consiste il digiuno e come praticarlo con profitto affinché possa essere gradito a Dio. Il digiuno ci aiuta a purificarci dai peccati di tutto l’anno, ma occorre guardarsi bene da alcuni difetti che si potrebbero commettere in questa pratica, poiché nel digiunare si potrebbe cadere nella ricerca di cibi piacevoli: ad esempio insegna san Doroteo di Gaza che «talvolta si è tentati dalla piacevolezza, e non si vuole sempre mangiare molti cibi, ma piacevoli sì. Succede che una tale persona mangi un cibo che le piace ed è tanto vinta dal suo piacere che continua a tenere quel cibo in bocca e a masticarlo per un bel pezzo senza avere il coraggio di inghiottirlo per il piacere. Questa si chiama laimargia, golosità». Un altro difetto in cui si può incorrere è la voracità: «Un altro è tentato nella quantità e non vuole i cibi buoni e non gli importa della piacevolezza, ma, buoni o cattivi che siano, non vuole altro che mangiare, e quali che siano i cibi, non gli importa altro che riempirsi la pancia. Questa si chiama gastrimargia, voracità». Questi sono due vizi dai quali dobbiamo fuggire, poiché essi non sono secondo la necessità del corpo, ma secondo le passioni disordinate che, se tollerate senza combatterle, diventano peccati di gola. Quindi dobbiamo anche far attenzione a non arrivare ad un altro eccesso che è l’opposto – cioè quello di far mancare il cibo necessario al nostro corpo –, mangiando per necessità, cioè determinare la quantità di cibo da prendere ogni giorno, senza appesantire il corpo e senza affaticarlo, così «se deve aggiungerne un altro po’, ne aggiunge un po’; e così valuta bene la propria necessità e poi resta fisso a quanto ha stabilito, non per il piacere, ma con lo scopo di mantenere la forza del corpo. E anche quel che uno prende, deve prenderlo accompagnandolo con la preghiera e condannare nel pensiero se stesso come immeritevole di qualsiasi consolazione; e non deve nemmeno badare se altri, probabilmente per qualche bisogno o necessità, ricevono più attenzioni, per non cercare anche lui soddisfazioni o credere che il benessere è per l’anima cosa di poco conto». Il digiuno, poi, deve essere accompagnato dalla misericordia come la primavera è per la terra. «Come l’aria primaverile fa sbocciare tutti i germogli dei campi, così la misericordia porta a fioritura tutta la semenza del digiuno, facendo fruttificare in messe celeste tutta la virtù di esso [...]. Il digiuno è certo morte dei vizi, vita delle virtù. Il digiuno è pace del corpo, bellezza delle membra, ornamento della vita. Il digiuno è forza delle menti, vigore delle anime. Il digiuno è fortezza della carità, rocca del pudore, cittadella della santità. Il digiuno è scuola dei costumi, magistero del magistero, disciplina delle discipline. Il digiuno è viatico salutare per chi cammina con la Chiesa. Il digiuno è invitto primato della milizia cristiana. Ma in queste virtù il digiuno vigoreggia, vince, trionfa allorché combatte al comando della misericordia». Misericordia e pietà sono le ali del digiuno: sono loro a innalzarlo e a portarlo al Cielo; senza di esse rimane a voltolarsi in terra. Il digiuno senza misericordia è apparenza senza valore della santità. Senza pietà il digiuno è occasione di avarizia, non è proposito di parsimonia, ci ricorda ancora san Pier Crisologo. Vana è la parsimonia che, per quanto dimagrisca il corpo, altrettanto ingrassa nella borsa. Il digiuno senza misericordia non è verità, ma finzione. Dove la misericordia, ivi anche la verità, come attesta il Profeta quando dice: «Misericordia e verità s’incontreranno» (Sal 85,11). Il digiuno senza misericordia non è virtù, ma ipocrisia, come dice il Signore: «E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano» (Mt 6,16). Il digiuno, dunque, oltre ad una penitenza è anche carità, misericordia, perché la mano del povero è la cassaforte di Cristo. Infatti, Gesù dice: «Accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano» (Mt 6,20), perché tutto quello che il povero riceve, Gesù lo accetta. In questo modo si manifesta la misericordia di Dio sugli uomini. «Voglio misericordia» (Os 6,6) proclama Dio attraverso il Profeta. Tuttavia, questa misericordia non è per Dio, ma per noi, così da poterci accordare anche la sua. Infatti, soltanto se saremo misericordiosi con gli altri troveremo misericordia davanti a Dio, «perché la misura che adoperiamo con gli altri sarà usata da Dio con noi. Nostro Signore dice che fu severamente punito quel servo che aveva ricevuto il condono del suo enorme debito verso il padrone e che non aveva voluto condonare un suo credituccio verso un altro servo». Alla misericordia celeste si accede attraverso le misericordie terrene. La misericordia libera i peccatori e li rende santi; se non fosse intervenuta la misericordia, infatti, anche Davide a causa dell’adulterio avrebbe perso il dono profetico; anche Pietro, dopo il rinnegamento, avrebbe perduto il principato della gerarchia apostolica; anche Paolo, in seguito alle profanazioni, sarebbe rimasto un persecutore. Lo confessa egli stesso, quando dice: «Io che per l’innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede» (1Tm 1,13). Il catechismo ci invita infatti a compiere buone opere, le cosiddette opere di misericordia corporale, in particolare aiutando i poveri con qualche elemosina. Se conosciamo qualcuno in difficoltà e bisognoso di aiuto, questo è il momento opportuno per farlo. Se non conosciamo qualcuno, possiamo fare l’elemosina a qualche pia associazione che opera in questo campo. «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). /continua
Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits