L’abito francescano a forma di croce, il Tau, il crocifisso di San Damiano e tanto altro ancora ci narra come nella plurisecolare storia del francescanesimo l’amore alla Croce di Cristo sia inseparabile dalla sua spiritualità.

La Croce è stata per san Francesco il punto di partenza della sua ascesi spirituale, e soprattutto la meta. Nel mistero di Gesù inchiodato, il Santo ha trovato tutte le sue energie spirituali e lì ha inquadrato tutta la sua vita. Egli era solito dire: «Conosco Cristo povero e crocefisso». Come è possibile pensare a san Francesco, eccelso Santo del XIII secolo, e non pensare immediatamente alla Croce di Gesù Cristo nostro Signore e Redentore?
La Croce è una delle colonne fondamentali dell’Ordine Serafico ed è ciò che contraddistingue il religioso francescano da tutti gli altri religiosi, ossia appartenere all’Ordine dei penitenti. Innanzitutto, lo stesso abito del frate francescano si basa sulla forma della Croce di Cristo, poiché voluto dal Santo come abito di penitenza e di conformità a Lui. Questo abito ci testimonia quanto il mistero della Croce fosse presente nella sua mente, la quale si era rivestita per prima del Signore Crocifisso; pertanto voleva che anche il corpo fosse segnato esteriormente dalla Croce di Cristo.
L’Ordine dei Frati Minori ha posto la Croce anche come suo stemma con il simbolo del Tau, lettera con cui il Santo firmava i biglietti, decorava le pareti delle celle e persino guariva infermi con il segno di questa lettera sulla zona malferma, ottenendo istantaneamente la guarigione di quei miserabili.
Questo vessillo di vittoria si manifesta anche in un altro aspetto fondamentale del religioso francescano, ossia nella preghiera; afferma san Bonaventura nella Legenda maggiore: «Quando poi i frati gli chiesero che insegnasse loro a pregare disse: “Quando pregate dite: ‘Padre Nostro’ e ‘Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono in tutto il mondo, e ti benediciamo perché, per mezzo della tua santa croce, hai redento il mondo’”. Essi osservavano in tutto e per tutto gli insegnamenti del padre santo e, appena scorgevano qualche chiesa da lontano o qualche croce, si volgevano verso di essa, prostrandosi umilmente a terra e pregando secondo la forma loro indicata» (FF 1067-1069).
Ma perché la Croce di Cristo è fortemente presente nello spirito francescano? La risposta si trova proprio agli albori di tutta la storia del Francescanesimo, ossia in san Francesco, il Santo che portò nella sua carne le cinque piaghe di Cristo. La Croce è diventata così il vessillo di san Francesco e di tutto il suo Ordine. Prima di arrivare a questa sublime configurazione a Cristo, san Francesco ebbe parecchie manifestazioni della Croce che lo chiamavano alla più alta cristificazione. La prima fu nel sogno avuto dopo la sua infermità, dove Dio gli mostrò un palazzo sontuoso pieno di armi e di scudi segnati con la Croce di Cristo. Successivamente troviamo l’episodio della famosa Croce di San Damiano, che gli ripeté per tre volte: «Francesco, va’ e ripara la mia casa, che come vedi, è tutta in rovina!» (FF 1038). Ma la Croce lo chiamava a livelli più sublimi, infatti due anni prima del suo beato transito, il Serafico Padre Francesco, mentre pregava sul monte La Verna, vide un serafino con sei ali infuocate e luminose; tra queste ali apparve l’effigie di un uomo crocifisso, il quale aveva le mani e i piedi stesi in forma di croce e confitti alla croce. Finita la sublime visione, il Santo notò le sue mani e i suoi piedi confitti dagli stessi chiodi che aveva il serafino: ecco la perfetta conformità alla Croce di Cristo!
La grazia non si è fermata qua; durante i secoli di agiografia francescana, la Croce è stata una caratteristica specifica propria dei Santi francescani, raggiungendo altezze sublimi nei due Santi stimmatizzati: santa Veronica Giuliani († 1727) e il recentissimo san Pio da Pietrelcina († 1968). Pure in questi due grandiosi Santi troviamo la trasfigurazione nella Croce; difatti Dio li mandò per ricordarci le massime fondamentali della santità, ovvero: «Vuoi tu la gloria di Cristo? Non ricusare la sua croce» (san Bonaventura). È la strada battuta da Nostro Signore Gesù Cristo che ci porta alla Vita eterna, e questa strada prende il nome di Calvario. Nel Diario di santa Veronica Giuliani troviamo scritta una frase molto significativa che Gesù disse alla Santa: «Nel dono che ti faccio della Croce, vengo a comunicarti l’amore mio immenso».
Un altro Santo francescano degno di nota, definito come il più grande propagatore della pia pratica della Via Crucis, è san Leonardo da Porto Maurizio († 1751). Fu un grande Santo che, durante i lunghi anni di apostolato, diffuse questa saluta-
re devozione, erigendo egli stesso più di settecento Via Crucis in molte parrocchie. Lo stesso sant’Alfonso M. de’ Liguori arrivò a definirlo «il più grande missionario del nostro secolo».
L’Ordine Serafico detiene un altro grande Santo conosciuto in tutto il mondo: sant’Antonio di Padova († 1231); pure lui, come un fedelissimo figlio di san Francesco d’Assisi, ebbe uno spirito tutto conforme alla Croce, tanto da comporre lui stesso una breve preghiera potentissima contro le insidie diaboliche invocando il nome glorioso della Croce: «Ecco la croce del Signore. Fuggite, o nemici. Ha vinto il Leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide. Alleluia».
Come afferma san Bonaventura, la croce a guardarla solo esternamente è orribile, ma nella sua essenza appare come l’albero della vita, considerando Colui che su di essa fu crocifisso. La croce annienta l’uomo vecchio per far nascere l’uomo nuovo, e fu proprio quello che praticarono tutti i Santi, in modo speciale i Santi francescani. San Giovanni evangelista ci riporta l’esempio molto chiaro di come seguire Cristo: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Pertanto, quando la croce si fa pesante giriamo lo sguardo su questi sublimi Santi che tutt’ora continuano ad insegnare la vera via dell’eterna beatitudine, la via della Croce.