
La Quaresima deve essere per ogni buon cristiano un tempo di profonda riflessione sul mistero della Redenzione. La Passione e Morte del Figlio di Dio incarnatosi per nostro amore, per salvarci dall’inferno eterno,deve essere al centro della quotidiana meditazione dalla quale, se ben fatta, deve maturare un fermo proposito di conversione che in pratica vuol dire:una ferma volontà di eliminare definitivamente dalla nostra vita il peccato e di praticare le virtù cristiane.L’amore immenso mostrato da Gesù nella sua acerbissima Passione non può lasciarci indifferenti, non può non spingerci a voler riparare e partecipare ai suoi dolori: «Completo nella mia carne – scrive san Paolo – quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24).
La vita di padre Pio è stata un esempio meraviglioso di questo “partecipare” alla Redenzione di Cristo e alla Corredenzione dell’Addolorata. La sua vita è stata segnata da una missione tanto grande quanto terribile: partecipare alla Passione di Gesù a favore della salvezza delle anime, di quella “clientela mondiale” a lui affidata, e riparare per i peccati dell’umanità. Ogni grazia, ogni conversione, ogni anima salvata dall’inferno, ogni anima liberata dal Purgatorio era pagata dal Santo stimmatizzato a caro prezzo con le sue sofferenze,tanto che un giorno ad un figlio spirituale che gli chiedeva una grazia particolare, il Padre rispose che ogni parte del suo corpo era già occupata e che avrebbe offerto per lui appena si fosse liberato un piccolo spazio! Fin dagli anni trascorsi a Pietrelcina il Signore lo ha preparato a questa missione. Egli stesso ha confessato di sentire una voce interiore che gli diceva incessantemente: «Santificati e santifica», e la risposta a questa chiamata è stata l’offerta insacrificio di tutto se stesso, come religioso e come sacerdote stimmatizzato.Della croce e della sua missione padre Pio scrive: «Io non bramo punto di essere alleggerita la croce, poiché soffrire con Gesù mi è caro; nel contemplare la croce sulle spalle di Gesù mi sento sempre più fortificato ed esulto di santa gioia [...]. Egli si sceglie delle anime e tra queste, contro ogni mio demerito, ha scelto anche la mia per essere aiutato nel grande negozio dell’umana salvezza» (Ep. I, n. 98). Padre Pio sa di essere stato scelto da Gesù. Il giorno 17 giugno a mons. Rossi, Visitatore Apostolico, venuto a San Giovanni Rotondo per condurre un’inchiesta sul Cappuccino stimmatizzato,padre Pio interrogato su come avesse ricevuto le stimmate gli rivela: «Vidi Nostro Signore in atteggiamento di chi sta in croce, ma non mi ha colpito se avesse la croce, lamentandosi della mala corrispondenza degli uomini [...]. Di qui si manifestava che lui soffriva e che desiderava di associare delle anime alla sua Passione. M’invitava
di compenetrarmi dei suoi dolori e a meditarli: nello stesso tempo occuparmi per la salute dei miei fratelli. In seguito a questo mi sentii pieno di compassione per i dolori del Signore e chiedevo a lui che cosa potevo fare. Udii una voce: “Ti associo alla mia Passione”. E in seguito a questo [...] ho visto questi segni qui, dai quali gocciolava sangue»1. Da quel 20 settembre 1918 padre Pio portò impressa a lettere di sangue nel suo corpo e nella sua anima, per ben cinquant’anni, la suamissione a corredimere; da allora egli sarà un crocifisso vivente. I segni della Passione, nel corpo del venerato padre Pio, riattualizzavano, come in una sorta di sacro memoriale, le sofferenze e la morte redentrice del Salvatore. La sua missione di partecipare e rinnovare la Passione di Gesù lo ha segnato con dolori fisici e spirituali di una intensità inaudita. «Prima dei chiodi alle mani e ai piedi, l’anima era già crocifissa», egli dirà ai suoi direttori spirituali, rivelando che i dolori spirituali lo hanno segnato in maniera ancor più profonda delle ferite fisiche rendendolo un autentico testimone di Cristo Crocifisso. La “croce” che, come un “Cireneo”, portava per espiare le colpe del popolo di Dio, si componeva di dolore
corporale con le malattie e le stimmate; ma concerneva anche una estenuante “flagellazione dell’anima” con le vessazioni diaboliche, le incomprensioni, le persecuzioni da lui tutte pazientemente sopportate e offerte per amore e con amore.
In una lettera scritta a padre Agostino, il 13 febbraio 1913, padre Pio rivela alcune locuzioni interiori che gli faceva sentire «il dolcissimo Gesù», locuzioni che riguardano il mistero della Croce e, quindi, il mistero dell’amore di Gesù per la sua anima e del Santo per Gesù.
Scriveva infatti:«“Non temere, io ti farò soffrire, ma te ne darò anche la forza – mi
va ripetendo Gesù –. Desidero che l’anima tua con quotidiano ed occulto martirio sia purificata e provocata; non ti spaventare se io permetto al demonio di tormentarti, al mondo di disgustarti, alle persone a te più care di affliggerti, perché niente prevarrà contro coloro che gemono sotto la croce per amor mio e che io mi sono adoperato per proteggerli”. “Quante volte – mi ha detto Gesù poc’anzi – mi avresti abbandonato, figlio mio, se non ti avessi crocifisso. Sotto la croce si impara ad amare ed io non la do a tutti, ma solo alle anime che mi sono più care”» (Ep. I, n. 116). Ogni battezzato, “anima cara” a Dio come padre Pio, è chiamato come lui, nel proprio stato di vita e nella misura che Dio ha stabilito, all’impegno di ascesi, cioè di assimilazione a Cristo per essere un “Cireneo” e una “vittima d’amore”, consapevole che la salvezza e la santificazione propria e delle anime sempre si paga e sempre si pagherà con la preziosa moneta del dolore: «Ogni cosa è purificata con sangue; e senza spargimento di sangue non esiste perdono» (Eb 9,22). Che in questa Quaresima padre Pio ci sia di maestro e guida in questa ascesi della croce-amore. di Suor M. Eucaristica Pia Lopez