MARIA SS.
I dolori di Maria Santissima Amore e dolore
dal Numero 09 del 2 marzo 2025
di Serafino de Virginis
Meditiamo, con l’aiuto di don Dolindo, i dolori di Maria Santissima in questo tempo santo di Quaresima e riflettiamo che è dall’amore che si misura il dolore di un’anima. Dunque, attingiamo anche noi dal Cuore dell’Immacolata l’amore che l’ha consumata per Dio.
“Dolindo” significa dolore, ma dolore offerto per amore, dolore che accresce l’amore stesso. Don Dolindo, nella sua vita travagliata e perseguitata dai suoi cari, dalla Chiesa, da alcune delle stesse sue figlie spirituali, ha saputo apprezzare la Provvidenza divina che dona all’uomo la sofferenza. Ogni uomo soffre. Una vita priva di sofferenza è un’utopia. Anche Maria Santissima, Colei che è l’Immacolata Concezione, la Tutta Santa, la Tutta Bella, ha sofferto indicibilmente. Scrive don Dolindo: «Chi più grande di Maria Santissima? Chi può uguagliare l’altezza dell’anima sua immacolata? Eppure quante pene, quanti spasimi, quanti martirii!». L’intento di don Dolindo nello scrivere le Meditazioni sui dolori di Maria Santissima è quello di far riflettere il lettore sui dolori della Madonna e così «metterete le prime solide basi dell’apprezzamento della mirabile provvidenza del dolore nella vita delle anime». In questa Quaresima in preparazione alla Santa Pasqua vogliamo anche noi riflettere sui dolori di Maria Santissima, la nostra «cara Corredentrice», come la chiamava san Pio, per unirci ai suoi dolori di Madre Corredentrice del genere umano. La nostra attenzione non verrà posta sui sette dolori di Maria Santissima che spesso sono oggetto di meditazione, ovvero: la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, lo smarrimento di Gesù nel Tempio, l’incontro della Vergine con Gesù che porta la Croce, la Crocifissione di Gesù, la deposizione di Gesù nelle braccia di Maria e la desolazione di Maria Santissima nella sepoltura di Gesù, bensì su tutta la vita della Madonna, che fu tutta vita di amore e dolore. In effetti, don Dolindo avverte il lettore che tali riflessioni «potranno sembrare troppo originali», ma è proprio l’originalità di don Dolindo che immerge il lettore nelle verità e nelle realtà più sublimi, le quali sono frutto delle sue meditazioni e del suo ardente amore per Maria Santissima. Più un’anima ama, più soffre. Dunque, è dall’amore che si misura il dolore presente in un’anima. Don Dolindo si rivolge con devozione filiale a Maria Santissima e scrive: «Amore delicato e profondo fu la tua vita intera, o Maria... quanto hai amato! Al primo schiudersi della tua vita il tuo Cuore Immacolato fu un incendio di amore: dotata dell’uso di ragione dal seno materno, Tu apprezzasti fin da allora la bellezza e la maestà di Dio e lo amasti». Essa è stata generata per amare, la sua vita è stata tutta amore, amore immacolato sì, ma pur sempre amore di creatura umana; ed ecco che questo fu «il tuo primo dolore: amare tanto un Dio e sentirsi il Cuore sì piccolo; amare tanto un Dio e sentirsi inerte a manifestarne la gloria e l’onore!». Anche i Santi amavano Dio di un amore immenso, che superava la loro natura limitata, e spasimavano poiché non potevano «far corrispondere le loro attività all’amore che sentivano per Dio!». Se già i Santi sperimentavano questo dolore causato dall’amore stesso, quanto più ne ha sofferto l’Immacolata! L’anima incendiata di don Dolindo sospira: «Potesse il mio cuore ardere di amore fino a spasimare per Gesù!». Possano anche i nostri cuori ardere di questo amore. Eppure, quante volte noi siamo freddi, indifferenti nei confronti del Signore? O addirittura ci vergogniamo di mostrarci cristiani, di fare anche solo un semplice segno di croce in pubblico? Siamo capaci di stare giornate intere senza pensare a Lui, senza dedicare qualche momento della giornata alla preghiera per unirci a Lui! Imitiamo la Vergine Immacolata e i Santi nostri modelli, poiché loro ci hanno insegnato che l’amore ci fa crescere nella santità. Se noi non amiamo Dio, non ci impegneremo nemmeno nell’esercizio delle virtù e nella lotta contro il peccato. Tutto parte dall’amore. Riflettiamo e aspiriamo, come don Dolindo, a voler piangere e riposare sul Cuore Addolorato di Maria Santissima per attingere da esso «l’amore e le pene, lo spasimo amaro che consuma per Dio».
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