SPIRITUALITÀ
Quanti peccati ci sono? Di quante maniere si può peccare
dal Numero 08 del 23 febbraio 2025
del Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo tratto da La Dottrina Cattolica
Che differenza c’è tra peccato mortale e veniale e in quanti modi si può peccare? Quali sono le conseguenze del peccato di scandalo, così diffuso al giorno d’oggi? Don Dolindo ce lo spiega con grande chiarezza e semplicità.
Il peccato può essere di due specie: originale e attuale. Il peccato originale è quella macchia con la quale tutti nasciamo, originata in noi dalla colpa di Adamo. Il peccato attuale è quello che si commette con la nostra propria volontà, e si chiama attuale perché è un atto, un’azione nostra personale, della quale siamo responsabili noi. Non tutti i peccati attuali hanno la medesima gravità; se una colpa è fatta con piena avvertenza, con perfetto consenso e riguarda un oggetto, una materia grave contro i comandamenti di Dio o contro quelli della Chiesa, allora il peccato è grave, divide l’anima da Dio, la priva della grazia, la riduce come morta a questa vita soprannaturale, e per questo il peccato allora si chiama mortale. Se invece nella colpa manca o la materia grave, o la piena avvertenza o il pieno consenso della volontà, allora il peccato debilita l’anima ma non la uccide, e perciò si chiama veniale, ossia capace di essere perdonato senza molto sforzo. Per farvelo intendere: se voi fate cadere a terra un piatto esso si rompe e non è più buono; se invece lo urtate solo sbadatamente, esso si deprezza, ma può servire ancora. Se un figlio disobbedisce alla mamma gravemente è cacciato fuori di tavola; se fa un poco l’ineducato, riceve una sgridata, ma rimane a tavola. E se uno fa un brutto sogno, fa peccato? No, perché nel sonno non si è padroni della propria volontà. Se scappa senza volerlo una brutta parola dalla bocca? Allora non si fa peccato purché non se ne abbia l’abitudine peccaminosa; ma anche in questo caso bisogna riparare alla brutta parola che si è detta, con una bella giaculatoria. Notate, fanciullini miei, che anche il peccato veniale è un male terribile, che bisogna fuggirlo con ogni attenzione. Chi pecca venialmente pure dispiace a Gesù, e poco per volta si abitua ad essere “manica larga”, correndo così il rischio di cadere in peccato mortale. Si può peccare con i pensieri desiderando il male; con le parole offendendo Dio e il prossimo; con le opere trasgredendo le Leggi di Dio o quelle della Chiesa; con causa, ossia diventando agli altri occasione di peccato, tentandoli, dando loro cattivo esempio. Questo peccato è molto grave, perché non nuoce solo a chi lo fa, ma nuoce anche agli altri, ed è spesso cagione della perdita di un’anima per la quale Gesù Cristo è morto. Si chiama comunemente peccato di scandalo, perché pone agli altri un impedimento alla salvezza. I peccati più gravi di scandalo sono quelli che commettono i genitori, i maestri e gli educatori, e quelli in generale che si commettono nelle chiese: i superiori hanno un dovere più stretto di guidare al bene con l’esempio e con la parola quelli che sono loro affidati, e la chiesa è la casa di Dio, dove le anime debbono trovare salvezza e non già perdizione. Infine si può peccare anche omettendo quello che si ha il dovere di fare; allora il peccato si chiama di omissione. I peccati, ai quali si riducono tutti quelli che si possono commettere, sono sette, e si chiamano perciò peccati capitali. Essi sono: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia.
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