Che differenza c’è tra peccato mortale e veniale e in quanti modi si può peccare? Quali sono le conseguenze del peccato di scandalo, così diffuso al giorno d’oggi? Don Dolindo ce lo spiega con grande chiarezza e semplicità.

Il peccato può essere di due specie: originale e attuale.
Il peccato originale è quella macchia con la quale tutti nasciamo, originata in noi dalla colpa di Adamo.
Il peccato attuale è quello che si commette con la nostra propria volontà, e si chiama attuale perché è un atto, un’azione nostra personale, della quale siamo responsabili noi. Non tutti i peccati attuali hanno la medesima gravità; se una colpa è fatta con piena avvertenza, con perfetto consenso e riguarda un oggetto, una materia grave contro i comandamenti di Dio o contro quelli della Chiesa, allora il peccato è grave, divide l’anima da Dio, la priva della grazia, la riduce come morta a questa vita soprannaturale, e per questo il peccato allora si chiama mortale. Se invece nella colpa manca o la materia grave, o la piena avvertenza o il pieno consenso della volontà, allora il peccato debilita l’anima ma non la uccide, e perciò si chiama veniale, ossia capace di essere perdonato senza molto sforzo.
Per farvelo intendere: se voi fate cadere a terra un piatto esso si rompe e non è più buono; se invece lo urtate solo sbadatamente, esso si deprezza, ma può servire ancora. Se un figlio disobbedisce alla mamma gravemente è cacciato fuori di tavola; se fa un poco l’ineducato, riceve una sgridata, ma rimane a tavola. E se uno fa un brutto sogno, fa peccato? No, perché nel sonno non si è padroni della propria volontà. Se scappa senza volerlo una brutta parola dalla bocca? Allora non si fa peccato purché non se ne abbia l’abitudine peccaminosa; ma anche in questo caso bisogna riparare alla brutta parola che si è detta, con una bella giaculatoria.
Notate, fanciullini miei, che anche il peccato veniale è un male terribile, che bisogna fuggirlo con ogni attenzione.
Chi pecca venialmente pure dispiace a Gesù, e poco per volta si abitua ad essere “manica larga”, correndo così il rischio di cadere in peccato mortale.
Si può peccare con i pensieri desiderando il male; con le parole offendendo Dio e il prossimo; con le opere trasgredendo le Leggi di Dio o quelle della Chiesa; con causa, ossia diventando agli altri occasione di peccato, tentandoli, dando loro cattivo esempio. Questo peccato è molto grave, perché non nuoce solo a chi lo fa, ma nuoce anche agli altri, ed è spesso cagione della perdita di un’anima per la quale Gesù Cristo è morto. Si chiama comunemente peccato di scandalo, perché pone agli altri un impedimento alla salvezza. I peccati più gravi di scandalo sono quelli che commettono i genitori, i maestri e gli educatori, e quelli in generale che si commettono nelle chiese: i superiori hanno un dovere più stretto di guidare al bene con l’esempio e con la parola quelli che sono loro affidati, e la chiesa è la casa di Dio, dove le anime debbono trovare salvezza e non già perdizione.
Infine si può peccare anche omettendo quello che si ha il dovere di fare; allora il peccato si chiama di omissione.
I peccati, ai quali si riducono tutti quelli che si possono commettere, sono sette, e si chiamano perciò peccati capitali. Essi sono: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia.