
Il suo confessionale [di san Pio] era luogo di conversione e di guida al vero cristiano e alla santità. I convertiti lasciavano «l’uomo vecchio» e assumevano «l’uomo nuovo», fatto di vita eucaristica e mariana, con sete di cose soprannaturali, ed erano perseveranti.
Il signor R. G., romagnolo, è un carissimo amico. Viene convinto da un sacerdote, don Giuseppe Marangoni, a far parte della comitiva che si reca a San Giovanni rotondo. «Vi porto a lavare da padre Pio» era solito dire questo sacerdote ai suoi «pellegrini», spesso atei, materialisti e magari mangiapreti. «Allora avevo 26 anni – scrive il nostro bravo signor R. –.
Un giorno don Giuseppe mi offrì il viaggio verso il sud, tappa a San Giovanni rotondo. Prospettiva che non mi dispiaceva, fare gratis un viaggetto così lungo. Accettai. Fin dall’inizio del viaggio, osservavo e ascoltavo, con indifferenza, coloro che, con la corona in mano, recitavano il rosario, guidati da Don Giuseppe... però nell’intervallo, tra una corona e l’altra, vi era chi raccontava la sua esperienza dell’incontro con padre Pio. Alcuni di tali interventi attirarono la mia attenzione: padre Pio non dà la soluzione a chi perde la messa alla domenica, a coloro che bestemmiano o che, da molto tempo, non si confessano... Pensieri, questi, che mi turbavano, anzi creavano in me sgomento... Tappa a Loreto, pensa che mi conveniva confessarmi; cerca, trovai la sacrestia, con un sacerdote che sembrava preparato per me e mi confessai. Ero soddisfatto, nessuno se n’era accorto, avevo la coscienza a posto, ora Padre Pio non avrebbe potuto rinfacciarmi il passato...
A San Giovanni Rotondo, la Messa, per me, era troppo presto, alle quattro del mattino. Però andai in sacrestia al pomeriggio. Anch’io mi appressai a Padre Pio e tentai di baciargli la mano, come altri facevano... ma egli a me la ritrasse. Ne rimasi turbato non poco. Al mattino seguente fui anch’io alla Messa delle quattro. Mentre si appressava all’altare lo vidi procedere, lentamente, un po’ curvo; giunto a un passo dall’altare, un attimo di sosta e puntò lo sguardo su di me. I suoi occhi mi fissarono, mi penetrarono, una folgore e una rivoluzione interiore: dolore, vergogna, un lampo panoramico su tutto il mio passato, un gran desiderio di piangere, piansi, piansi lagrime e lagrime e poi una delizia indescrivibile, una pace celeste. Dopo qualche giorno arrivò la confessione... Ero in sacrestia su una panchina con molti altri e, posto dopo posto, m avvicinavo al Giudice. Mi inginocchiai: “Quanto tempo che non ti confessi?”. “Padre... vede... pochi giorni fa... mi sono confessato a Loreto ”; ...paura, smarrimento... farfugliavo... mi sentivo arroventato. Il padre allora, con grande bontà e carità, mi disse di stare zitto e cominciò, pacatamente, a elencare i peccati che avevo confessato a Loreto e ne aggiunse altri che avevo dimenticato. Felice, cercai di giustificarmi, accennando alle avventure della mia vita, raccontando pure che, durante il periodo bellico, dovevo essere ammazzato. Avevo
18 anni e già m’avevan posto davanti all’esecutore della sentenza... misteriosamente, però, fui risparmiato. A questo punto il padre mi interruppe e disse: “Si, tu sei al mondo perché Gesù e la Madonna non vollero che ti fosse fatto del male ”. Mi dette l’assoluzione e, per penitenza, mi disse di recitare 30 Rosari. Acquistai una corona e subito andai da don Giuseppe per farmi insegnare a usarla...».
N. Castello - St. M. Manelli,
La «Dolce Signora» di Padre Pio. Il mistero
di Maria nella vita del Beato di Pietrelcina,
San Paolo, Cinisello Balsamo 1999, pp. 44-45.