ATTUALITÀ
Alla ricerca del treno bianco
dal Numero 06 del 9 febbraio 2025
di Francesco De Sanctis
Un giovane malato romano, in un pellegrinaggio a Lourdes nel 1903, minacciò il suicidio se non fosse stato guarito dalla Madonna. Ella lo guarì, ma in modo inaspettato. Da una storia di fede perduta e poi ritrovata nacque l’UNITALSI, che oggi porta a Lourdes più di 40mila malati ogni anno.
C’è un treno bianco che, silenzioso, percorrendo le Alpi, porta i malati in pellegrinaggio a Lourdes. Tutti lo vedono, pochi però sanno che ogni passeggero ha una storia da raccontare. Una storia di sofferenza, di lacrime, di pianti, di fede perduta e poi ritrovata. Ogni storia ha però un “comun denominatore”: la speranza di un miracolo, l’abbandono fiducioso nella Mamma celeste, Lei sola che può asciugare tutte le lacrime del mondo. Ora il treno è partito, e decine e decine di malati andranno a pregare l’Immacolata nel bellissimo santuario di Lourdes. Tutti conoscono l’UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Malati a Lourdes), ma non molti sanno però che la sua genesi è dovuta ad un singolare miracolo della Madonna. Un giovane ammalato, esasperato dal dolore, aveva gridato, davanti alla grotta di santa Bernadette: «O la Madonna a Lourdes mi guarisce, oppure là, dinanzi al suo santuario mi uccido!». Egli chiedeva un intervento dall’alto, supplicando la Madonna stessa di guarirlo. Cosa accadde in seguito? Nel 1903 fu organizzato un pellegrinaggio nazionale a Lourdes, diretto da monsignor Radini Tedeschi, vescovo di Bergamo. Viaggiavano per proprio conto quattro ammalati, uno dei quali attirava l’attenzione per la sua figura. Era un giovane romano di circa 30 anni, dal viso pallido, dallo sguardo truce. Il suo comportamento, il suo fare sprezzante ed altero allontanavano da lui quella naturale e spontanea simpatia, che ogni anima cristiana sente verso un infelice. Solo a guardarlo negli occhi si capiva che quel poveretto doveva sostenere dentro di sé una lotta terribile, che poteva volgere al tragico. Ma la Vergine vegliava amorosamente su quel giovane. Avrebbe Essa permesso che ai suoi piedi, un suo figlio, in un momento di follia... di disperazione, mandasse ad effetto il suo triste disegno? Il 2 settembre era il giorno stabilito per il ritorno in Italia. Una giornata triste. Dopo un ultimo commovente saluto alla grotta, i pellegrini si affrettarono alla stazione. Nell’attraversare i binari, dentro una carrozzella, giaceva il giovane pallido, sfinito dal male; ma il suo sguardo questa volta era lieto e sereno. Era così trasformato che quasi non sembrava lui. Invece era lui, proprio lui: il giovane malato che poco prima aveva minacciato il suicidio ora appariva trasfigurato e guarito nell’anima. Aveva gettato via la rivoltella con cui voleva togliersi la vita. Lasciamogli però la parola: «Sono venuto a Lourdes deciso a porre fine ai miei giorni con un colpo di rivoltella qualora non avessi ottenuto la guarigione. Iddio ha disposto altrimenti ed un sorriso della Vergine è bastato a mutarmi. Mi sento rassegnato, mi sento felice nella mia infelicità e voglio dedicare le mie deboli forze per onorare la Madonna». Quel giovane, Giovanni Battista Tommasi, mantenne la parola. Tornato a Roma, manifestò a monsignor Radini Tedeschi l’idea di fondare l’“Unione Nazionale Italiana Trasporto Malati a Lourdes”. Monsignor Radini accettò l’idea, l’aiutò, l’assecondò ed in breve tempo sorse in Roma l’associazione. Il giovane ne fu non solo il fondatore, ma il primo presidente per parecchi anni. Oggi l’UNITALSI porta ogni anno a Lourdes circa 40mila pellegrini in risposta all’appello della Vergine alla piccola Bernadette: «Si venga qui in processione». Così è stato e sempre sarà. Ogni anno migliaia di persone si mettono in cammino verso Lourdes, con il loro carico di dolore e di fede, di speranza e di carità. Tanti si convertono e cambiano vita. Tanti tornano a casa con il cuore trasformato dall’azione materna dell’Immacolata. Cerchiamo anche noi un treno bianco e saliamoci su. Anche se solo con l’intenzione, andiamo pellegrini a Lourdes perché, in un certo senso, anche noi siamo malati, se non nel fisico nell’anima. Chiediamo all’Immacolata di sanare prima di tutto le nostre piaghe spirituali e alla grotta santa supplichiamola di trasformarci, di renderci nuove creature, di darci l’unica cosa veramente importante in questa vita: non la sanità del corpo, ma la santità.
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