La carità è il sole di tutte le virtù che irradia amore a Dio e al prossimo nelle nostre azioni e nelle nostre parole. Chiediamo a san Pio che ci aiuti ad iniziare il nuovo anno all’insegna di questa virtù.
In una lettera del 2 aprile 1919, padre Pio scrisse queste parole al suo direttore spirituale: «Vi stia a cuore la carità verso Dio, verso il prossimo e verso voi stesso. Astenetevi dal giudicare chi che sia, salvo il diritto che viene dal dovere. Così facendo serberete stima verso tutti, vi dimostrerete degno figlio del Padre celeste che fa risplendere il suo sole sopra del giusto e del peccatore». Invece, in un’altra lettera sempre indirizzata al suo direttore, scrive: «Sforzatevi sempre col divino aiuto di sempre mantenere salda in voi l’umiltà e la carità che sono le corde maestre di tutto il grande edificio, e tutte le altre sono dipendenti da esse. Mantenetevi bene in queste. L’una è la più bassa, l’altra è la più alta. La conservazione di tutto l’edificio dipende dalle fondamenta e dal tetto; se si tiene sempre il cuore indirizzato all’esercizio di queste, non si incontrano poi difficoltà nelle altre».
Da questi due estratti dell’Epistolario di san Pio, si comprende bene come il Santo confessore metteva in guardia sull’esercizio della virtù della carità. Lui stesso si esprimeva su questa virtù con queste parole: «La carità è la pupilla dell’occhio di Dio».
Come ci insegna la Santa Chiesa, la carità ama unicamente Dio per se stesso e ama tutte le creature in Dio e per Dio. Qualsiasi amore che non abbia come fondamento e come motivo formale l’infinità di Dio, non può aspirare ad essere un amore di carità, ma si limita solamente ad essere un amore naturale che non ha alcun tipo di valore soprannaturale.
La carità è la terza delle virtù teologali, le quali ci uniscono in modo diretto e immediato a Dio; in special modo la carità ci unisce a Lui con amore di amicizia, in quanto Egli è il Sommo Bene. La carità è il conseguimento e l’attuazione della nostra fede, per questo san Giacomo dice: «La fede senza le opere è morta» (Gc 2,26).
Peraltro la carità è legata ai due Comandamenti più importanti: «Amare Dio con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutte le forze» (Mt 22,37; Mc 12,30) e «chi dice di amare Dio ma odia poi suo fratello, è un bugiardo, poiché chi non ama suo fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E noi abbiamo ricevuto da Lui questo comandamento: Chi ama Dio, ami anche suo fratello» (1Gv 4,20-21).
Molti purtroppo pensano di arrivare alla perfezione della vita cristiana tramite la fervente preghiera, ma poi rimangono insensibili alle necessità del prossimo: ecco, questa è puramente un’illusione del diavolo, il quale sa benissimo che stiamo raccogliendo senza il Signore, dunque stiamo disperdendo.
La vera santificazione è contraddistinta dalla carità e dalla piena donazione di sé. Su questa regale virtù si trova il punto cardine per aumentare o, Dio non voglia, diminuire la nostra unione con il Signore.
Ma per approfondire meglio questa virtù fondamentale, consideriamo i caratteri della carità. Innanzitutto come la sorella umiltà, la carità non si gonfia, anzi volentieri si sottomette agli altri. Il fulcro principale della carità è quello di nutrire grande stima per tutti e tener conto solamente delle buone doti che ogni persona ha, escludendo i loro difetti naturali. Questo sincero affetto nutrito dentro di sé, si manifesta con lo spirito di abnegazione del proprio pensiero, con la grazia di comportamento, con la benignità, l’affabilità delle parole, la finezza e la delicatezza. La carità evita atteggiamenti alteri e sta in guardia nel non cadere nella durezza e grossolanità. La persona caritatevole si adatta ai più difficili temperamenti, combattendo nel suo cuore quell’istinto di ribellione naturale dovuto alla natura umana corrotta. La carità inoltre è generosa: fa tutto quello che può, nei limiti delle proprie possibilità. Ispirandosi a Gesù Cristo, nelle occasioni che le si presentano, approfitta per sacrificarsi e prendere su di sé quello che le è più sgradevole, poiché non vuole essere servita, ma servire. Infine la carità partecipa alle gioie e pene degli altri. Per i primi rivolge volentieri e cordialmente le sue congratulazioni e il suo plauso; per i secondi rivolge sempre parole di consolazione e che infondono fiducia.
Ora si comprende meglio come questa virtù, insieme a quella dell’umiltà, serve per sorreggere tutte le altre.
Come ci fa notare san Pio, più noi mettiamo in pratica la virtù della carità in grado eroico, più saremo veri degni figli di Dio e della Mamma celeste. Dio stesso ci ha dato l’esempio con una vita tutta intrisa di carità eroica, come per esempio: quando è mancato il vino in un banchetto di nozze, quando i pescatori hanno lavorato inutilmente per una notte intera, quando le turbe di gente erano senza cibo di cui nutrirsi...
La verità dei fatti è che esercitare questa virtù costa assai; noi vorremmo diventare santi seguendo i comodi della nostra natura, ma non è così! Dio stesso ha detto: «Chi mi vuole seguire rinneghi se stesso, preda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34). Pure padre Pio riconosce la difficoltà che si incontra nel voler acquistare questa virtù usando la parola: “Sforzatevi”, ma si sa che il Paradiso non è fatto per i poltroni ma solo «i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11,12). San Pio ci aiuti a fare un esame di coscienza serio per tutte le mancanze di carità che facciamo agli altri durante il giorno, chiedendo infine la grazia di acquistare la virtù della carità e trasfigurarci sempre più in Colei che era tutta carità ardente: l’Immacolata.