SPIRITUALITÀ
Come crescere nell’unione con Dio
dal Numero 02 del 13 gennaio 2025
di Lucio De Angelis
Per vivere autenticamente la nostra vocazione cristiana, è necessario coltivare la presenza di Dio, in modo che Egli abiti sempre nei nostri cuori. Come fare? Ecco vari mezzi che potranno aiutarci nella nostra vita quotidiana.
L’unione con Dio è un bene così inestimabile che ogni cristiano dovrebbe desiderarlo sopra ogni altra cosa. Come potrebbe essere diversamente quando si pensa che Colui che ci ha creato, redento e da tutta l’eternità ci ha voluto e amato, lo desidera più di noi proprio perché ci ama con un amore infinito senza alcun nostro merito? Infatti, quando abbiamo ricevuto il dono più grande che esista, e cioè il santo Battesimo, tutte e tre le Persone della Santissima Trinità sono venute ad abitare in noi rendendoci partecipi della loro vita divina con la grazia santificante, per mezzo della quale siamo divenuti figli di Dio. Eppure quanti pochi sono i cristiani che vivono quest’unione con Dio? Così si esprime al riguardo il gesuita francese padre Radolfo Plus nel suo libro Dio in noi: «Sono pochi coloro che hanno questa intima unione con Dio e molti pensano addirittura che sia impossibile raggiungerla. [...] Questo dogma fondamentale [dell’inabitazione di Dio nell’anima in stato di grazia] per la maggior parte dei cristiani, ed anche per molte anime religiose, è praticamente lettera morta». Continua ancora l’Autore: «Moltissimi uomini vivono come se fossero senza anima, [...] vivono come se Dio non dimorasse in loro e non pensano alla presenza di Dio nella loro anima. Anche molti cristiani che per fede e luce spirituale sanno e ripetono spesso di avere un’anima da salvare, vivono senza averne coscienza giornaliera e quotidiana. Invece ecco una verità indiscutibile: noi non siamo mai soli, perché Dio abita nella nostra anima». Bisogna, dunque, crescere nell’unione con Dio dal momento che Egli abita nel nostro cuore. È Dio stesso che lo desidera ed ogni cristiano dovrebbe corrispondere a tale amore del nostro Padre celeste, del nostro Fratello ed Amico più grande, del nostro Consolatore e Santificatore, il «dulcis Hospes animæ», come canta la liturgia nella sequenza di Pentecoste. Quali sono allora i mezzi più efficaci e utili per crescere nell’unione con il nostro buon Dio? Ce ne sono davvero tanti a nostra disposizione ,ma ci limiteremo ai principali. Pensare più spesso al nostro Battesimo e alla presenza di Dio in noi Ogni battezzato è “un tabernacolo” ed “un cielo”... Però non basta che Dio venga ad abitare nella nostra anima al momento del Battesimo: Dio resterà fedele all’anima e abiterà in essa per sempre finché questa sarà fedele a Lui, obbedendo ai suoi Comandamenti e alla legge e ai precetti della sua Chiesa, nostra Santa Madre, custodendo con cura la grazia santificante nell’anima (o riacquistandola per chi avesse avuto la disgrazia di commettere un peccato mortale, come ad esempio non andare alla Santa Messa la domenica senza motivi seri e giustificati, come potrebbe essere una malattia). I santi, nostri modelli e maestri di tutti i tempi, hanno descritto l’aspetto dell’anima in grazia. Santa Teresa d’Avila, ad esempio, dopo aver visto in un’estasi un’anima in stato di grazia, scrive così: «Il cielo non è l’unica abitazione di nostro Signore, perché ve n’è un’altra nell’anima che può chiamarsi un secondo cielo». Anche san Bernardo scrive che non dobbiamo solo chiamare la nostra anima “celeste” ma «bisogna chiamarla il cielo stesso». E sant’Agostino aggiunge: «Portando con noi Dio siamo cielo». Fare tutto insieme con Dio Questo è un modo molto semplice, ma efficace, per tenere il nostro cuore e la nostra volontà uniti a Dio, ed è alla portata di tutti. Consiglia per questo padre Rodolfo Plus: «Ecco un consiglio pratico: prima di ogni azione fermarsi un istante e ricordarsi della presenza di Dio in noi», e ancora: «Non si deve mai perdere coscienza di questa presenza divina e dobbiamo sempre pensarci». L’Autore spiega anche che bisogna evitare gli scrupoli e intendere bene che il pensare sempre a Dio non vuol dire pensare di continuo a Lui «in modo ininterrotto», cosa umanamente impossibile, ma «si tratta di desiderare di giungere al momento in cui il più possibile ci ricorderemo dell’Ospite divino e ci sforzeremo di andare a Lui senza bisogna di costrizione della nostra volontà, ma con un modo spontaneo e quasi naturale». E continua: «Per il Signore noi siamo un paradiso, dobbiamo dunque pensare e agire in modo che Dio sia a sua volta paradiso per noi. Potrebbe sembrare un programma di vita troppo alto, eppure è questo l’autentico programma di vita per ogni battezzato [che] dovrebbe trasformare tutte le sue azioni in una preghiera ed in una cerimonia rituale, in una azione salvatrice, in un atto di amore. La casa può essere trasformata in una chiesa: la tavola, il letto, il banco, la scrivania, il tavolo di lavoro possono essere trasformati in un altare; la vita dal mattino alla sera e dalla sera al mattino, può essere un rito eterno nel tempo provvisorio». Non dubitiamo che Dio possa facilmente concedere all’anima una certa facilità di raccogliersi anche in mezzo alle preoccupazioni e agli imprevisti, e spesso lo fa quando vede che un’anima ha buona volontà ed è generosa negli sforzi di fare tutto in unione con Lui per suo amore. Altri mezzi ancora Altri mezzi per crescere nell’unione con Dio sono: la frequenza dei sacramenti della Confessione (se possibile settimanale) e della Santissima. Eucaristia (partecipando alla Santa Messa e ricevendo la Santa Comunione anche ogni giorno); le comunioni spirituali (anche ogni 15 minuti, come faceva, ad esempio, san Massimiliano M. Kolbe); le visite a Gesù Eucaristico, presente realmente, vivo e vero in ogni tabernacolo; le brevi e ferventi giaculatorie; la pratica delle virtù, specie il silenzio, dedicando almeno 15 minuti al giorno per mettersi bene alla presenza di Dio; il raccoglimento, frutto del silenzio; lo spirito di preghiera; la meditazione e le preghiere varie di devozione (in particolare le preghiere del mattino e della sera); la recita giornaliera del santo Rosario. Il mezzo per eccellenza Il mezzo per eccellenza, che aiuta a mettere in pratica con più facilità e in modo anche più gradevole tutti gli altri mezzi, è la devozione alla Madonna. Il compito della nostra Mammina celeste, infatti, è quello di aiutarci a salvarci e santificarci, e il fine ultimo e primario della devozione a Lei è quello di farci giungere all’unione con Dio. La consacrazione alla Madonna, in particolare, rende ancora più forte il vincolo che ci lega a Lei, la creatura più perfettamente unita a Dio, e in tal modo sperimentiamo ancor più fortemente il suo materno aiuto nell’unirci col suo Figlio Gesù. Cosa fare per conservare quest’unione con Dio? Abbiamo detto che la nostra anima in stato di grazia è “un cielo” per il buon Dio. Quello dell’anima, però, a differenza del Cielo che aspettiamo dopo la morte nell’eternità, noi possiamo perderlo. Infatti, come dice l’apostolo san Paolo, portiamo i nostri tesori quaggiù in vasi fragili (cf 2Cor 4,7). Che fare allora? Risponde a questo riguardo sant’Alfonso M. de’ Liguori, celebre Dottore della Chiesa, il quale insegna che l’esercizio «della presenza di Dio giustamente viene considerato dai maestri di spirito come il fondamento della vita spirituale, la quale consiste in tre cose: nella fuga dei peccati, nella pratica delle virtù e nell’unione con Dio. La divina presenza cagiona appunto questi tre effetti: libera l’anima dai peccati, l’induce a praticare la virtù e la muove a unirsi con Dio per mezzo del santo amore». Sforziamoci, quindi, di vivere la nostra vocazione cristiana evitando soprattutto di perdere la grazia di Dio nell’anima con il peccato mortale, utilizzando tutti i mezzi fin qui esposti per crescere nell’unione con Dio. Concludiamo con la preghiera di sant’Alfonso M. de’ Liguori: «Mio Dio, amabile sopra ogni bene, quanto mi rincresce di aver fatto poco conto di voi per il passato! Signore, perdonatemi e attiratemi tutto a voi, e non permettere che io abbia ad amarvi poco o amare altra cosa che voi. Tutto spero dalla vostra bontà e dai vostri meriti, o Gesù mio. E tutto confido nella vostra intercessione, o Regina, Avvocata e Madre mia Maria. Raccomandatemi per pietà al vostro Figlio, che ben vi ascolta e non vi nega niente».
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