I figli delle tenebre sono riusciti a distogliere lo sguardo dell’umanità da una delle solennità più importanti per la fede cristiana: l’Epifania. Introducendo la befana, una strega che dona dolci o carbone ai bimbi, hanno preteso di attirare l’attenzione su questa figura anziché sulla gloriosa manifestazione del Redentore universale.
Nell’aureo giorno del 6 gennaio, la Chiesa raduna le sue pecorelle a celebrare la seconda maestosa festività del suo divin Pastore nel radioso periodo liturgico del Santo Natale: la solennità della Epifania del Signore. In questo giorno il popolo di Dio si unisce all’adorazione dei tre Magi venuti dall’Oriente sotto la guida della Stella «che avevano visto nel suo sorgere» (Mt 2,9), per onorare la nobilissima regalità del divino Infante, custodito e protetto amabilmente «nella casa» da «Maria sua madre» (Mt 2,11).
Una solennità che riunisse nuovamente l’unanimità dei cuori cristiani alla contemplazione e all’adorazione del grazioso Bambinello di Betlemme, come fosse un secondo Natale, deve aver fatto bollire le cellule neurologiche dei “figli delle tenebre” (cf 1Ts 5,5), se questa celebrazione li ha indotti a escogitare, sotto l’ispirazione e l’incitamento del “principe infernale”, un qualcosa di simile ad una festa pagana che distolga il popolo di Dio dall’Epifania del Signore e che rallegri gli animi dei fanciulli per i doni portati da una vecchia befana immaginaria.
Questa fiabesca figura attempata è il problema più grave della sopracitata novità pagana, perché è assai noto che, nell’immaginario di questa fantastica leggenda, ella rappresenti una “strega”, ossia una “maga”. Non vi è alcun motivo di ritenere esagerata questa valutazione, visti gli elementi e le caratteristiche specifiche con le quali viene presentata. Infatti, se si chiedesse ad un bambino, che è il destinatario principale di questa “ricorrenza”, di disegnare una signora anziana, per nulla al mondo avrebbe motivo di raffigurare una vecchia rugosa equipaggiata da un cappello a punta e da una scopa magica che le permetta di vagabondare per l’aria. In particolare, quest’ultimo strumento straordinario di movimento, che non ha nulla a che fare con il mondo naturale, appartiene apertamente al “mondo della magia”, che ha origine in ambienti occulti e misterici, assolutamente incompatibili con la fede cristiana.
Ciò che maggiormente dovrebbe preoccupare ogni autentico genitore cristiano è che nell’età della fanciullezza e della maturazione, il suo “piccolo” viene abituato a trattare e a confrontarsi con una mentalità magica che, pur restando fantastica nella storiella, è tuttavia affine a quel mondo reale dell’esoterismo e dell’occultismo che hanno essenzialmente un medesimo autore e maestro: «Il principe delle potenze dell’aria, quello spirito che opera negli uomini ribelli» (Ef 2,2). La familiarità che il fanciullo acquista raffrontandosi frequentemente con il “mondo della magia”, pur presentato in modo apparentemente innocente e buono, lo aiuta a sviluppare una certa insensibilità verso tutto ciò che sa di magico, non temendo le conseguenze, che col tempo considererà fittizie, derivanti dal frequentare questi pessimi ambienti, che siano di letteratura, di gioco, di cinematografia, di animazioni televisive, o di vera e propria pratica. Infatti, è veramente desolante rilevare oggi che la stragrande maggioranza dei bambini vengono inculturati sulla magia attraverso giochi e attività “didattiche”, che rimandano esplicitamente o implicitamente a questo tema. Maghi, streghe, mostri, fantasmi, demoni, incantesimi, bacchette e formule magiche, funzioni e riti segreti, capacità e poteri superumani sono diventati un polo di attrazione per tanti libri, divertimenti ludici, cartoni animati e attività scolastiche che hanno un pubblico destinatario assai giovanile, bambini e adolescenti, e che, a causa della loro ingenuità e della scadente o quasi assente formazione ricevuta dai genitori, non avvertono il pericolo di abituarsi ad una mentalità che con il tempo allontana dal Credo cattolico e dalla vita cristiana.
Indubbiamente, la prima e più gravosa responsabilità, circa questi interessi misterici e magici così lontani da Cristo e dai suoi insegnamenti, insinuati nei giovani della società, ricade su coloro che detengono l’autorità di istruirli ed educarli, ovvero i genitori. Dalla libertà di pensare, parlare, operare e credere, che concedono ai loro figli, si direbbe a volte che abbiano dimenticato ciò che hanno promesso solennemente davanti a Dio il giorno del loro matrimonio, ovvero di “educare i figli che Dio vorrà donare loro secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa”. Questo significa che essi devono vigilare attentamente ed energicamente sulla loro prole, affinché essa non si avventi in ambienti pericolosi che minano la fede e la morale, come sottilmente si propone la magia, e che questa non assimili idee o mentalità che allontanino dalla verità rivelataci da Cristo Gesù, come velatamente e gradualmente tentano di realizzare i pupazzi profani introdotti nelle maggiori festività cristiane (babbo natale, la befana, il coniglio pasquale, le zucche vuote).
Tuttavia, si potrebbe obiettare che una famiglia che respiri e pratichi fedelmente la vita cristiana non debba temere di subire lesioni dottrinali o morali, se permettesse che alcuni dei suoi componenti, magari più giovani, assecondino qualcuno di questi aspetti profani, pur ricordando che è tutta fantasia e che la finalità è divertirsi un poco insieme. A questa riserva, è sufficiente replicare che frammischiare l’eccelso mistero celebrato nella festa cristiana con una favoletta leggendaria che “a conti fatti” non rimanda in nulla al significato cristiano, raffredda la devozione e la carità del fedele, distraendolo e allontanandolo dalla verità della solennità festeggiata.
L’Epifania non è la festa della befana, la magica streghetta “tutta pezza” che dà i dolci ai “buoni” e il carbone ai “cattivi” nella propria calza rattoppata e appesa sui caminetti delle case visitate, ma è la solennità della gloriosa manifestazione del Redentore universale che ci è apparso nel suo amore in tutta la splendida luce della sua Divinità e che chiama tutta la natura e l’intero genere umano ad amarlo, adorarlo e ad ascoltarlo. Perciò, consapevoli di questa divina verità, impegniamoci a vivere la solennità corrente, rivitalizzando in noi le parole dell’apostolo san Pietro: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori» (1Pt 3,15).