SANTO NATALE
Come la stella alpina
dal Numero 01 del 5 gennaio 2025
di Suor Ostia del Cuore Immacolato
La stella alpina, che cresce ad alta quota, ricorda l’anima innamorata della Madonna: questa infatti vuole contemplare solo il Cielo e sa affrontare tutte le difficoltà della vita. Per il nuovo anno proponiamoci, ad imitazione dei santi, di essere anche noi come le stelle alpine e di arrivare ad amare la Madonna alla follia.
Ogni anno inizia contemplando la Madre di Dio che benedice i suoi figli: questo è il tempo propizio per fare i buoni propositi, con tanto di impegno per mantenerli. Uno dei propositi più belli, seguendo il testamento lasciatoci da san Pio da Pietrelcina, è sicuramente quello di «amare la Madonna e farla amare». Certamente tale proposito non deve restare vago e senza impegni concreti. Il beato Mario Borzaga, martire trentino, nella festa della Madre di Dio nel suo Diario scrisse così: «Stamane, essendo oggi la festa della Maternità di Maria, ho scritto durante la meditazione che voglio vivere in Maria come Gesù nel suo seno ed essere portato da Lei dove Ella vuole». Questo Beato visse tutta la sua breve vita accompagnato, momento per momento, dalla presenza della Madonna. Da giovane seminarista, quando gli era possibile, amava andare in montagna, sulle sue Dolomiti trentine, dove la natura gli parlava sempre della Madonna. Quando pensava a Lei la paragonava ad «una montagna coperta di neve lanciata nel cielo». Le anime innamorate della Madonna potremmo paragonarle alle stelle alpine, a quei fiori bianchi e a forma di stella, fiori che ricordano la neve e le rocce delle montagne. Ma le stelle alpine nascono solo ad alta quota: l’alta quota va intesa spiritualmente, quindi come la grazia santificante, lo stare lontano dal peccato e l’impegno nella preghiera costante. Infatti, «la Madonna – continua padre Mario – si conosce amando e pregando: come un tesoro dopo averlo a lungo cercato». L’anima che cerca Maria Santissima, come la stella alpina, fa pensare ad un fiore che vuole nascere là dove non c’è corruzione, il più in alto possibile, così da contemplare solo il Cielo e le vette delle alte montagne, quale simbolo delle cose sante. Questo è possibile anche vivendo nella grigia città e nel quotidiano di tutti i giorni. La stella alpina, poi, vorrebbe, in qualche modo assomigliare all’Immacolata, nella sua bellezza e regalità. Come la stella alpina, allora, l’anima che vuole amare la Madonna alla follia sa affrontare le intemperie delle alte quote, cioè sa affrontare le sofferenze della vita nella fortezza della fede e sa resistere alle tentazioni senza lasciarsi spezzare dal peccato. La stella alpina sembra protesa ad ascoltare il silenzio che la sovrasta nell’immensità del cielo e, contemporaneamente, ricorda, a chiunque la vede, la preziosità di vivere in grazia di Dio. Infatti, se il nostro impegno è quello di amare la Madonna, uno degli aspetti principali di questo amore si concretizza nell’evitare il peccato, anche il più piccolo, così da assomigliarle e attirare la sua benevolenza materna. Ecco che la stella alpina non fa niente di particolare, però nella sua piccolezza sembra quasi che sempre sorrida al cielo che la guarda. In questo contesto di “alta quota” si può arrivare a fare propositi santi come quello di padre Mario, quando scrive: «Stamane, alla meditazione, ho fatto il proposito di non accettare nella mente nessun pensiero che non potesse pensare pure la Madonna...». Tale proposito è per coloro che già sono avviati nel cammino di perfezione e che teneramente vivono un rapporto di reciprocità amorevole con Maria Santissima. Con l’esercizio, la volontà costante e l’aiuto stesso dell’Immacolata è possibile arrivarci. San Massimiliano M. Kolbe rappresenta forse uno dei più grandi innamorati dell’Immacolata, un santo che l’ha amata veramente alla follia! Ecco che rinnovando spesso la nostra consacrazione illimitata a Lei, pensando bene agli impegni che pronunciamo a suo favore, possiamo seguire le orme dei grandi santi, delle anime che l’hanno amata alla follia. «L’anima consacrata all’Immacolata – scrive il Folle dell’Immacolata – può dire con franchezza: “Immacolata mia e mio tutto, mio tutto, mio tutto”. Tutto ciò che è al di fuori dell’Immacolata non può essere oggetto del nostro amore. Dobbiamo amarla a tal punto che il fuoco del nostro amore deve bruciare sia l’anima che il corpo. L’anima in cui arde il fuoco dell’amore si annienta, si consuma per Lei e da questo nasce il sacrificio, la sofferenza e la preghiera. L’amore non riposa mai, ma si espande come un incendio che consuma tutto...!».
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