La Sacra Famiglia è modello di ogni famiglia cristiana, soprattutto oggi in cui essa si trova allo sfascio. San Giuseppe, Gesù e la Madonna ci insegnano a mettere al primo posto la preghiera e l’impegno nel lavoro, e sono scuola preziosa di formazione alla santità per genitori e figli.
Riflettiamo, anche se per breve spazio di tempo, sulle responsabilità dei singoli membri della Sacra Famiglia nello svolgimento dei compiti personali da essi assunti e portati avanti.
San Giuseppe è il capo della Sacra Famiglia. Egli ha avuto il grande compito di salvaguardare la vita e la crescita di Gesù, Figlio di Dio e di Maria Semprevergine. Erode voleva cercare e fare uccidere Gesù Bambino, per il timore di perdere il suo trono regale. San Giuseppe, avvisato di tale pericolo, è pronto a prendere subito il Bambino Gesù con Maria Santissima per fuggire in Egitto attraverso il deserto di Giuda. Viaggio massacrante, certamente ricco di molti sacrifici e meriti.
Maria Santissima, a sua volta, nella risposta all’Angelo dell’Annunciazione, aveva accettato la sua Maternità divina e verginale, vivendo con san Giuseppe la sublime sponsalità di vergine consacrata a Dio e da Dio per tutta la vita, straricca di amore divino anche estatico, nell’educazione e formazione di Gesù che cresceva in santità, età e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini, giorno dopo giorno.
Gesù ragazzo, Gesù giovane, Gesù uomo: è stato sempre “figlio del falegname” in tutta semplicità e umiltà, per trent’anni interi vissuti a Nazareth, prima di iniziare lo svolgimento pubblico della sua grande e dolorosa missione salvifica di Salvatore e Redentore universale, seguito sempre dalla Mamma, soprattutto spiritualmente, fino al compimento della missione ai piedi di Gesù Crocifisso, sulla vetta del Calvario.
Nell’insieme, poi, il nucleo della Sacra Famiglia si qualifica subito per l’ordinarietà più comune e umile di una famiglia povera che si regge sul lavoro di san Giuseppe falegname, aiutato da Gesù, con la Mamma “casalinga tuttofare”. Caratteristiche fondamentali della piccola famiglia sono la preghiera e il lavoro, portati avanti con molta semplicità e riservatezza, rivelate proprio dalla meraviglia del popolo di Nazareth, quando, venuto a conoscenza di Gesù che agli inizi della sua vita pubblica «insegnava nella loro sinagoga, [e] la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli ? Non è egli forse il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria?”» (Mt 13,53-55).
Della maggior parte delle famiglie cristiane si dovrebbe poter dire che le due colonne portanti della loro vita sono la preghiera e il lavoro, alla scuola della Sacra Famiglia, su questa terra dove si viene di passaggio, quali esuli destinati alla Patria ultima che Dio vuole donare ai suoi figli fedeli nel santo Paradiso. Ma quali sono di fatto, oggi, le condizioni delle nostre famiglie? Come definirle, in concreto, trovandosi esse, in grande quantità, nel disordine sociale dovuto alla grande disoccupazione a riguardo del lavoro, e nel dominio della scristianizzazione, a riguardo della preghiera? E che cosa dire, poi, dello sfacelo di tante famiglie oggi così facilmente frantumate dal divorzio e dalla separazione dei coniugi? E, da parte dei genitori, quale è la formazione e l’educazione dei figli, sia bambini che ragazzi e giovani, in questo marasma di ricerca ad ogni costo dell’edonismo e del consumismo, senza nessun altro ideale che non sia terreno e carnale?
Generazioni nostre
Oggi, in realtà, si parla e si scrive di “generazioni neet”, ossia, di famiglie nelle quali i figli si sposano tardi, abitano sempre con i genitori, “si alzano tardi la mattina e ciondolano fra telecomando e bar”. Sono i giovani della “generazione divano”, quelli che la sociologia definisce, appunto “neet”, con un acronimo che significa: ragazzi “né studio né lavoro”.
Meglio dire, però: “Né ideale né impegno”, con il prevalere, di conseguenza, dell’oziare, del bighellonare col perditempo... Se manca uno scopo o ideale da realizzare nella vita, a che pro vivere? Ma se non c’è chi spieghi e spinga ad agire, operare e impegnarsi stringendo anche i pugni o i denti, come fare a imparare per stare lontano dal... divano? E che cosa fanno i genitori responsabili dei loro figli?... Non diceva forse un grande santo come san Pio da Pietrelcina che «mazze e panelli fanno i figli belli»?
Ma quante volte, oggi, i genitori vanno entrambi a lavorare per guadagnare di più ed avere un maggiore benessere o comodità nella vita, trascurando però i figli che crescono senza le loro cure, finendo quindi con lo sbandarsi ancora di più proprio per il benessere maggiore che i genitori credono di dover procurare a loro?
Si sa bene che il benessere materiale non sprona forse mai all’impegno di crescita nella perfezione morale e spirituale che spinge e fa esercitare nelle virtù anche eroiche per la formazione dell’uomo retto, del cristiano serio e coerente.
Con il benessere temporale, a scapito della formazione ed educazione morale, nei figli crescono di solito solo il rilassamento e l’apatia che portano al vuoto di ogni interesse che non sia godereccio per gli istinti e per i sensi. Ma, a questo punto, bisogna ricordare quell’altra ammonizione di san Pio da Pietrelcina che disse: «Verrà un tempo in cui i figli non avranno più lacrime per piangere gli errori dei loro genitori». Attenti, perciò, cari genitori e figli!
La Sacra Famiglia sia sempre modello perfetto di scuola e di ammaestramento salutare per i genitori e per i figli, a cominciare soprattutto dalla lezione di mettere al primo posto sempre la preghiera ogni giorno, con i sacramenti la Domenica (Confessione, Santa Messa e Comunione), per ottenere le grazie della lotta contro ogni peccato e dell’impegno nel compiere bene il lavoro (o lo studio) quotidiano, affidandosi al Signore Gesù e alla Madonna. Preghiera e lavoro sono il pane quotidiano della vera famiglia cristiana.