SANTO NATALE
Tra terra e Cielo San Pio e il tempo natalizio
dal Numero 01 del 5 gennaio 2025
Il Natale era la festa che padre Pio amava di più. Tutte le persone che lo hanno conosciuto hanno testimoniato che amava particolarmente questa festività e che la attendeva con trepidazione tanto da contarne i giorni sul calendario. La chiamava “la festa di Gesù Bambino”. Il padre era legatissimo al presepe e non solo per la tradizione francescana, dato che san Francesco fu il primo ad allestire una rappresentazione della Natività il 24 dicembre 1223. Preparare il presepe gli ricordava soprattutto l’infanzia trascorsa a Pietrelcina, il calore della famiglia, le abitudini domestiche. Allora, era lui, il piccolo Francesco Forgione, ad occuparsi della costruzione del presepe in casa. Plasmava con le sue stesse mani le statuine usando la creta. Andava a cercarla nei campi mentre pascolava le pecore con gli amici e poi la modellava con pazienza per ottenere i pastori, gli angeli, san Giuseppe e Maria Santissima, il bue e l’asinello. Però, quando era il momento di plasmare il Bambino, Francesco andava “in crisi”... Non era mai contento di come veniva e quindi impastava più volte la creta, facendo numerosi tentativi fino a quando non otteneva il risultato che si aspettava. Voleva che Gesù fosse il più bello possibile. Francesco era diventato perciò così abile nel creare i personaggi che veniva spesso interpellato dagli amici e così finiva sempre con il preparare il presepe anche per le altre famiglie. Infine, voleva che il presepe fosse anche illuminato per un effetto ancora più suggestivo. Allora riempiva di olio per lampade il guscio delle lumachine trovate nei campi, aggiungeva uno stoppino e realizzava così delle piccole fiaccole che sistemava nel presepe. Però, non aveva il coraggio di uccidere le lumachine per estrarle dal guscio e lasciava questo compito ai suoi amici. Quando ormai era a San Giovanni Rotondo, padre Pio presiedeva alla preparazione del presepe nella chiesa e dava spesso consigli ai confratelli. Suo desiderio era che questo fosse sistemato proprio di fronte al confessionale. In questo modo, lui che nel confessionale ci passava intere giornate, poteva vederlo in qualsiasi momento semplicemente sporgendosi. Amava moltissimo le canzoni natalizie e nell’ascoltarle piangeva commosso. Le sue preferite erano le due scritte da sant’Alfonso M. de’ Liguori: Tu scendi dalle stelle e Quanno nascette Ninno. Lo inteneriva pensare a Gesù Bambino. Il suo rapporto con lui era molto profondo. Nella Messa di mezzanotte, quando portava la statua del Bambinello in processione, la sua espressione era raggiante. Si racconta anche di fatti prodigiosi e bellissimi accaduti nella notte di Natale. Ad esempio quello accaduto nel 1922 e riportato da una figlia spirituale, Lucia Iadanza, nelle sue memorie. Lucia raccontò che le persone arrivate in chiesa per la Messa stavano pregando il Rosario, quando dalla scala interna della sacrestia scese padre Pio e si fermò vicino alla finestra. Aveva in braccio Gesù Bambino. Non era però una statua, ma un bambino vero, in carne e ossa, che si muoveva ed era avvolto in un alone di luce. Il volto di padre Pio appariva trasfigurato. Continuava a guardare il Bimbo che aveva tra le braccia e sorrideva e sembrava completamente lontano da tutto ciò che aveva attorno. Un fatto simile lo raccontò anche padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi, che visse accanto a padre Pio per trentacinque anni. Padre Raffaele scrisse che la notte di Natale del 1924 stava scendendo in chiesa per la Messa, il corridoio era buio e c’era solo da un fioco lume a petrolio che rischiarava l’ambiente. In quel momento, dalla sua cella, uscì anche Padre Pio. Il confratello lo vide illuminato da un qualcosa che teneva in braccio. Guardò meglio e si accorse che era Gesù Bambino in carne e ossa. Ovviamente, nel periodo natalizio aveva grande importanza anche l’Epifania, festa nella quale si ricorda l’adorazione dei Magi. Il 6 gennaio era una data fondamentale per padre Pio. Quello stesso giorno infatti, nel 1903, era partito da Pietrelcina per entrare nel convento di Morcone e iniziare l’anno di noviziato. Lo guidava una fede profonda. Ecco perché, su questo stesso tema, il padre scrisse pagine meravigliose. Si trovano nel suo Epistolario e fanno parte di appunti e meditazioni scritte di suo pugno. Riguardo all’Epifania, si legge: «La fede anche noi guida, e noi dietro al suo lume seguiamo il cammino che ci conduce a Dio, alla sua patria, come i santi magi guardati dalla stella... o Gesù, noi siamo un brutto nulla, e tu ci cerchi proprio per questo... degnati trasformare i nostri cuori come trasformasti quelli dei santi magi...». di Roberto Allegri
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