SANTO NATALE
Santo Natale con la beata Maria Celeste
dal Numero 47 del 15 dicembre 2024
di Suor M. Stefania Capobianchi
Il Santo Natale è alle porte. Per non sciupare alcuna grazia ad esso legato è bene prepararvisi con la preghiera e con il raccoglimento. Facciamoci aiutare in questo dalla beata Maria Celeste Crostarosa meditando la novena da lei composta.
In vista del 270° anniversario della morte della beata madre Maria Celeste Crostarosa (Napoli 1696-Foggia 1755), vogliamo dare al lettore prima qualche spunto di meditazione sul Santo Natale, ormai alle porte, e successivamente diverse meditazioni sull’esercizio delle virtù nella vita spirituale dell’anima suddivise in dieci giorni, secondo gli scritti che la Beata volle racchiudere in un libretto dal titolo Dieci giorni di esercitii spirituali e Novena del Santo Natale. Si tratta di un’unica opera che dà testimonianza della profondità della vita soprannaturale di questa grande mistica del ’700. Da notare che la Novena al Santo Natale è strettamente congiunta ai Dieci giorni di esercitii spirituali in quanto è la stessa Beata che nel titolo scrive: Novena del Santo Natale datami nella medesima comunicazione di amore. Visto che il Natale è ormai alle porte, inizieremo a meditare la novena. È importante notare che presso la chiesa del Monastero del SS. Salvatore di Foggia si conserva ancora la statuetta di Gesù Bambino che stringe il Cuore nella mano sinistra e che parlò più volte alla Beata. Questo Bambinello ancora oggi è fonte di tante grazie spirituali e materiali, soprattutto per le coppie che non riescono ad avere figli. Infatti, dopo l’ottenimento della grazia, queste si recano presso il Monastero per donare a Gesù Bambino un vestitino nuovo, così è frequente vedere la statua rivestita di abitini sempre diversi. La Beata lo amava e venerava, ed è stato davanti a Lui che componeva poesie natalizie che poi il popolo foggiano cantava. Tra queste si ricorda un verso della più nota: «Ninnillo caro, mio dolce diletto/Tu sei il paradiso del mio petto!». Il Vice Postulatore, padre Gerardo di Flumeri, racconta che, secondo la tradizione, quel Bambino non rimaneva insensibile alle manifestazioni di amore della Beata, tanto che rispondeva alle sue domande, le parlava e le accarezzava il viso. E se qualche devoto aveva bisogno di un particolare aiuto, madre Maria Celeste lo conduceva dal suo Bambino e lo benediceva con la statuina, dopodiché la pace e la serenità scendevano in quell’anima e le grazie desiderate non tardavano ad arrivare. Riportiamo brevemente alcuni spunti di meditazione per esercitarsi nelle virtù durante questa novena del Santo Natale (in corsivo si riporta il testo originale) cercando di metterle in pratica con la grazia che il Signore ci concederà in questi santi giorni che precedono la Solennità: Primo giorno: Gesù-Sposo dell’anima insegna come fare questa novena nel medesimo esercizio del suo amore. In questo primo giorno Gesù ci fa un grande dono: ci chiede di prepararci alla sua nascita in modo che questa sia un riflesso intellettuale della propria cognizione nel santo mistero del Dio fatto uomo: «Mi feci povero, comparvi nel mondo miserabile e abietto, portando su di Me tutte le miserie, fuor del peccato. E tutto questo per le tue colpe e per quelle di tutto il genere umano». In questa luce donata dallo Sposo dell’anima nostra, esaminiamo i nostri peccati e la loro gravità, e con la Beata diciamo a Gesù: «Che gran male sono i miei mali, che vi obbligarono a fare un’opera di stupore negli eterni secoli!». Secondo giorno: Gesù vuole che lo contempliamo come albero della vita al principio della creazione del mondo, rendendoci consapevoli della gravità dei nostri peccati: «Il Padre nella creazione mi pose, in figura, nel paradiso terrestre, al quale diede il nome di albero della scienza del bene e del male; comandò ad Adamo che non lo toccasse». “In figura” perché il Verbo ancora non era unito all’umana natura, perciò la scienza e la grazia della divinità non ancora erano congiunte ipostaticamente all’umanità. «Pose precetto all’uomo che chi lo avrebbe toccato e lo avrebbe mangiato sarebbe morto. Questo precetto significò la morte di quelle anime che avrebbero toccato e divorato la mia umanità con flagelli e la morte. [...] Fu dato a questo albero del paradiso terrestre il nome di scienza del bene e del male: del bene e della scienza per la figura divina, del male per le colpe che gli uomini dovevano commettere contro la mia umanità nel gran sacrilegio della sua cattura». Dal principio del mondo, Dio ha voluto minacciare di morte non solo i crocifissori del suo Figlio ma anche tutte quelle anime che lo divorano col peccato. Con la Beata diciamo a Gesù: «Gesù mio, albero di vita nel bene per i giusti, e nel peccatore albero di morte, Tu fosti figurato e chiamato albero della scienza del bene e del male: nel bene per l’unione della volontà dei giusti alla tua volontà divina [...], perciò Dio l’anima mia si atterrisce avanti la grandezza della tua infinità Bontà». Terzo giorno: Gesù ci dice: «Dall’ora della mia nascita fino alla morte in croce, fu un atto di disprezzo continuo fatto dagli uomini alla mia persona [...] andai con mia Madre trovando un albergo, ma ogni creatura me lo negò, così andai nella stalla di Betlemme. Attendi figlia in questo giorno al disprezzo di te stessa». Ringraziamo Gesù per averci chiamato ad esercitare questa grande virtù del disprezzo di se stessi per vedere in noi la stessa vita del Salvatore. Quarto giorno: Gesù ci chiede di contemplare la purezza dei suoi cinque sensi della sua anima nella sua umanità e di unire ad essi i nostri sensi: l’impegno per questo giorno è quello di usare la vista, l’udito, l’odorato, il gusto e il tatto con purezza e facendo tutto con la retta intenzione, come lo avrebbe fatto Gesù e guardando solamente a Lui. Quinto giorno: Gesù ci chiede di amarlo con il suo Cuore, perché il nostro cuore già appartiene tutto a Lui. Cresciamo in questo giorno nel desiderio di unirci a Lui. Sesto giorno: Gesù ci dice: «Io sono il principio di ogni bene, la piaga di tutti i cori amanti nel divino amore, principio di ogni essere e vita, opera e virtù». In questo giorno il nostro esercizio di amore sarà il desiderare continuamente di vederlo presto in Cielo. Settimo giorno: Gesù ci comanda l’esercizio della pace e del silenzio, contemplando Dio nella solitudine e con puro sguardo di ammirazione. Ottavo giorno: Gesù ci chiede di avere la retta intenzione in tutto: nei pensieri, nel parlare, nelle azioni e fare tutto per la sua gloria e il suo gusto. Diciamo anche noi con la Beata: «Amarti, Signore mio, e niente più io voglio!». Nono giorno: Gesù ci invita a godere la sostanza della sua divinità ad esempio della sua Santissima Madre, la quale rivelò alla Beata che portò nel suo seno una triplice maternità: «Fui Madre dell’essenza increata del Verbo divino, perché unita all’umana natura e perciò sono madre della natura angelica per la dipendenza spirituale che hanno dal Verbo divino, per il quale ricevono l’essere. Terzo, sono madre della natura umana, madre di tutti gli uomini e di ogni carne per questa umanità da Lui assunta che vedi nel mio seno. Madre angelica, natura per la sostanza dell’anima pura e spirituale che è unita al Verbo. E per concomitanza godo il titolo di essere chiamata madre dello stesso Verbo del padre; io partecipo al gaudio dello Spirito Santo in queste tre specie di maternità, che mi colmò e riempì di ogni bene, nel fuoco mi consumò nella carità e mi partecipò un atto di purità, che nessuna mente umana può capire, in questi tre atti eccellenti ogni bene».
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